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Mezzogiorno di fuoco. Perché il focus è sulle regionali (Puglia in primis). L’analisi di Pennisi

Siamo alla vigilia di una campagna elettorale che si delinea molto combattuta. Sette regioni, 18 milioni di elettori. Il voto che si terrà il 20 e 21 settembre, rigorosamente con mascherina e ben distanziati, non servirà solo e soprattutto a rinnovare i governatori di Liguria, Toscana, Veneto, Campania, Puglia, Marche e Valle d’Aosta. Perché, come spesso succede, in ballo ci sono i destini di alcuni leader di partito, gli equilibri all’interno della maggioranza e, secondo alcuni, la tenuta stessa del governo Conte. Anche se le elezioni riguardano principalmente il centro nord, i temi economici della campagna saranno puntati soprattutto al Sud e si intrecceranno con quelli del Recovery and Resilience Fund. Un vero “Mezzogiorno di Fuoco”, il capolavoro Western di Fred Zinnemann del 1952 con Gary Cooper e Grace Kelly.

Perché? I risultati al centro nord sembrano in gran misura scontati, pur se al momento in cui il vostro chroniqueur rédige questa nota, non si sa ancora se Pd e M5S troveranno un accordo per un candidato unico per le Marche ed i sondaggio indicano che la Toscana è diventata contendibile. Al sud, la regione dove l’esito è più incerto è la Puglia; una vittoria di Raffaelle Fitto farebbe scuotere gli equilibri di governo. Alcuni commentatori hanno scritto che la Puglia è l’Ohio italiano, ossia là si decide cosa avverrà a Washington.

Quindi, la corsa è a conquistare l’elettorato del sud, soprattutto della Puglia. Il M5S ed il Pd hanno poche cartucce da sparare anche perché dopo un anno al governo, la situazione degli impianti dell’ex-Ilva di Taranto è rimasta tale e quale, il reddito di cittadinanza ha perso smalto (anche perché i controlli ex post rivelano che è stato elargito a cosche della criminalità organizzata, prostitute, lenoni, assassini in permesso premio e via discorrendo), la promessa di nuove politiche attive del lavoro è naufragata causa la discussa gestione dell’Anpal, e gli sgravi contributivi promessi nel Decreto Agosto sembrano cozzare con la normativa europea e comportano in ogni caso un forte taglio delle pensioni dei lavoratori che ne beneficerebbero.

Lo strumento che viene sbandierato per la conquista del Sud sono i trasporti, in particolare le ferrovie. Negli anni in cui lavoravo in Banca mondiale, metabolizzai che i trasporti, e specialmente le ferrovie, sono l’infrastruttura a più alto contenuto politico in quanto comporta tempi di percorrenza, stazioni e via discorrendo. Inoltre, si può fare ricorso al Recovery and Resilence Fund per utilizzare un po’ di miliardi.

Il progetto, un po’ fantasioso, del Presidente del Consiglio, di un tunnel sotto lo stretto di Messina è stata rapidamente accantonata perché si tratta solo una bozza di idea priva di uno studio ingegneristico, tecnico, economico e finanziario,

Rispunta, quindi, l’alta velocità sulla tratta Reggio Calabria-Roma. Oggi, la tratta si percorre in Freccia Bianca in poco più di cinque ore. Occorre studiare attentamente quale potrebbe essere il carico potenziale. Negli anni in cui ho insegnato alla Scuola Nazionale d’Amministrazione (che allora aveva una sede a Reggio Calabria) ho spesso preso il venerdì la Freccia Bianca che partiva alle 15:30 da Reggio Calabria marittima per arrivare alle 20:25 a Roma Termini. Il traffico passeggeri era soprattutto tra le stazioni intermedie e raramente più della metà dei posti era occupata. Indubbiamente, l’alta velocità potrebbe attirare nuovi passeggeri. È, però, necessario un accurato studio di fattibilità. Occorre ricordare che da Reggio decollano pochi voli. Comunque è difficile pensare che gli elettori pugliesi possano essere ammaliati dalla tratta Roma-Reggio Calabria.

Si punta allora su altro progetto ferroviario a cui sta lavorando InvestItalia, la struttura alle dirette dipendenze di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Parte da un tracciato segnato dalla storia: l’antica via Appia. Ha anche un nome: Diagonale del Mediterraneo per il Sud. Una lunga rete ferroviaria, nuova, che partirebbe da Brindisi: dritta verso Taranto, poi in Basilicata dove toccherebbe Metaponto, Matera e Potenza, e infine verso il Tirreno per confluire nella linea ad alta velocità Napoli-Salerno. Una seconda diramazione attraverserebbe la parte settentrionale della Calabria, scendendo lungo la costa ionica per poi attraversare in diagonale la Regione lungo la direttrice Sibari-Paola, nel cosentino. E un altro tratto, sempre in Calabria, percorrerebbe l’intero versante che si affaccia sullo Ionio, da Sibari fino a Reggio Calabria. Anche in questo caso, lo studio ingegneristico è ai primordi e non c’è traccia di analisi economica e finanziaria. Verrà sbandierato, ma non si mostreranno le carte.


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