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Silicon Valley, Hollywood e non solo. Chi ama Kamala (più di Biden)

New York. Sbanca nelle raccolte fondi, colpisce duro su Donald Trump, e risveglia la passione dell’elettorato più giovane. Kamala Harris, scelta da Joe Biden come candidata vice per Usa 2020, ha tutte le carte in regola per affermarsi come la vera locomotiva del ticket presidenziale democratico, tanto che in molti nel partito dell’Asinello temono che possa mettere in ombra lo stesso aspirante presidente.

Nella prima doppia apparizione in una scuola di Wilmington, la cittadina del Delaware dove l’ex vice di Barack Obama vive con la moglie Jill e conduce gran parte della sua campagna elettorale dal sottoscala di casa, la senatrice della California è apparsa decisamente più incisiva di Biden negli attacchi all’attuale Comandante in Capo. Per questo, già c’è chi pensa che il 77enne Joe rischi di essere oscurato come non si vedeva dai tempi di Dick Cheney con George W. Bush.

“Alla Casa Bianca abbiamo una persona che sta tentando di seminare odio e di dividerci – ha tuonato Harris – Questo non ispira speranza, ma rabbia, paura, contrasti”. “Non ho paura di Trump, mi sono opposta a lui e a persone come lui in tutta la mia carriera, non mi spaventa”, ha poi ribadito in una email ai suoi sostenitori: Trump “è un predatore seriale e io ho speso la mia carriera a metterli in galera”. “Kamala Harris? Penso sia stata una scelta bizzarra perché lei ha detto cose orribili su di lui, lo ha preso in giro apertamente”, ha replicato da parte sua il tycoon commentando la coppia rivale. “Lei parlava molto peggio di Biden di quanto abbia mai fatto io”, ha aggiunto, riferendosi agli attacchi dell’aspirante vice sferrati all’allora rivale durante le primarie democratiche.

Kamala, ex procuratrice generale della California ed ex procuratrice distrettuale di San Francisco, è la paladina dei diritti delle minoranze, e incarna perfettamente la diversità che caratterizza gli Stati Uniti. Madre indiana, padre jamaicano, tecnicamente non è afroamericana, ma non disdegna la connotazione, essendo cresciuta anche con quei valori. E la promiscuità culturale è rafforzata grazie al matrimonio con l’avvocato di religione ebraica Douglas Emhoff. La prima donna nera (e terza in generale) ad essere scelta per far parte del ticket per la corsa alla Casa Bianca e’ una donna d’ordine, progressista, ma moderata.

Pur se il senatore Bernie Sanders ha garantito a Biden l’appoggio in chiave anti-trumpiana, rimane il problema della sinistra più radicale (tanto è vero che stesse quattro donne Squad ultra-liberal non si sono pronunciate su di Kamala). Il candidato dem in pectore, però, ha realizzato che la partita si giocherà soprattutto al centro. Peraltro, la senatrice e’ considerata una scelta vincente sul campo della raccolta fondi: è molto amata dallo star system di Hollywood, e ha ottimi rapporti con i miliardari della Silicon Valley.

Tanto che nelle ventiquattr’ore dopo l’annuncio della sua scelta, la campagna di Biden ha raccolto “una somma record, 26 milioni di dollari, con 150 mila persone che hanno donato per la prima volta”. Inoltre domina sul palco con il suo carisma, qualità che manca all’ex vice presidente.

Con i suoi 55 anni contro i 77 di Biden, Kamala può essere la figura della svolta per i dem verso quel cambio generazionale atteso da lungo tempo, e considerato la chiave per conquistare i giovani. Ma c’è pure chi guarda gia’ al 2024: se vincera’ l’ex di Obama è un presidente da un solo mandato, e lei potrebbe quindi puntare (come ha fatto quest’anno senza successo), direttamente alla Casa Bianca. È quindi fondamentale per l’ex attorney general di ferro essere eletta adesso e fare le prove generali per quella che, tra quattro anni, si sogna come una sfida tutta al femminile con la stella repubblicana Nikki Haley.


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