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Usa2020, Elon Musk e la battaglia spaziale fra Trump e Obama

Litigio “spaziale” tra Donald Trump e Barack Obama: l’attuale presidente e il suo predecessore si attribuiscono entrambi il successo della missione della capsula spaziale Crew Dragon di SpaceX, la società che fa capo a Elon Musk.

Crew Dragon è tornata sulla Terra dopo avere raggiunto la Stazione spaziale internazionale, l’Iss,  ammarando nel Golfo del Messico con a bordo i due astronauti Robert Behnken e Doug Hurley.

“Bentornati a casa @AstroBehnken e @Astro_Doug!”, li saluta Obama, ricordando che era stato lui a lanciare il progetto Commercial Crew “per rafforzare il programma spaziale statunitense”: “E’ grandioso vederne il successo”. “Questa storica missione Nasa – Space X – aggiunge l’ex presidente – è il simbolo di cosa l’ingegnosità e l’inventiva degli americani può raggiungere”.

Poco prima su Twitter aveva esultato Trump: “Gli astronauti hanno compiuto il primo ammaraggio in 45 anni! Molto emozionante! … Grandioso avere astronauti della Nasa di ritorno sulla Terra dopo una missione di due mesi di grande successo. Grazie a tutti!”.

La navicella Crew Dragon è ammarata in perfetto orario, dopo essere rientrata nell’atmosfera ed aver aperto i suoi paracadute senza alcun problema. È stato il primo ammaraggio d’un veicolo spaziale Usa dal 1975, cioè  dalla missione Apollo-Soyuz. Dopo di allora, le navette spaziali Nasa erano sempre rientrate dalle loro missioni atterrando.

Il viaggio di ritorno dalla Iss di Behnken e Hurley è durato 19 ore. I due erano partiti il 30 maggio, col primo lancio d’un veicolo commerciale verso la stazione orbitante. La missione di Crew Dragon, chiamata Demo-2, è stata anche il primo lancio  di astronauti effettuato dal suolo Usa dal 2011.

Il successo spaziale non cancella i problemi terreni di Trump. La decisione repubblicana di bandire la stampa dalla convention di fine agosto irrita i giornalisti. Per l’Associazione dei corrispondenti dalla Casa Bianca è “sconsiderata”: “Il partito repubblicano dovrebbe riconsiderare la questione”, afferma il presidente Zeke Miller: “La nomination è un affare che riguarda gli americani”.

La messa al bando della stampa dalla convention è legata all’epidemia di coronavirus, le cui cifre, come spesso accade la domenica, hanno ieri conosciuto un rallentamento: oltre 47.500 contagi e poco più di 500 decessi. I dati della Johns Hopkins University, alla mezzanotte sulla East Coast, indicano che gli Stati Uniti avevano complessivamente 4.668.000 casi e quasi 154.860 mila morti.

In una intervista alla Cnn, la virologa Deborah Birx, referente scientifico, insieme a Anthony Fauci, della task force della Casa Bianca, ha detto che l’epidemia non è ancora sotto controllo perché troppi americani si muovono: “Siamo in una nuova fase … , diversa da marzo e aprile”,  “stiamo assistendo a una diffusione straordinaria dei contagi nelle città e nelle zone rurali, che finora credevamo più protette o immuni dal virus”.

Fronte gossip e complottismi, un grosso livido viola sul dorso della mano di Trump sta scatenando sul web una ridda di illazioni sulla salute del magnate presidente. Il livido, si nota, è dove viene solitamente collocata una flebo. Ieri, Trump ha passato buona parte della giornata giocando su uno dei campi di golf di sua proprietà.

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