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Kosovo e Serbia trovano un accordo grazie a Trump (che brucia l’Ue)

“Una mossa coraggiosa e storica”. Così il presidente statunitense Donald Trump ha accolto la decisione dell’omologo serbo Aleksandar Vučić di spostare entro luglio la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme (è il primo Paese europeo a farlo, come ha sottolineato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu). “Un altro grande giorno per la pace in Medio Oriente” è stato invece il suo commento alla decisione del Kosovo, Paese a maggioranza musulmana, di riconoscere Israele e di stabilire relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico. “Molto bene! Presto seguiranno altre nazioni islamiche e arabe!”, ha aggiunto il presidente Trump. Sudan, Bahrein e Oman sembrano essere le prime della lista, disposte a normalizzare i rapporti con lo Stato ebraico.

LE FIRME ALLA CASA BIANCA

Venerdì nello Studio Ovale della Casa Bianca (e non nella sala prevista per la cerimonia a causa dei ritardi della delegazione kosovara), il presidente serbo Vučić e il premier kosovaro Avdullah Hoti hanno firmato davanti al padrone di casa un accordo sulla normalizzazione dei rapporti economici fra Serbia e Kosovo (il cui parlamento nel 2008 proclamò il Paese indipendente dalla Serbia). “Serbia e Kosovo hanno deciso di normalizzare i rapporti economici”, ha detto Trump, che ha espresso il desiderio di visitare prossimamente i due Paesi balcanici e dimostrato soddisfazione per “l’enorme progresso” raggiunto in questi anni dalla proclamazione d’indipendenza del Kosovo.

Come detto, l’accordo di cooperazione economica tra Belgrado e Pristina, mediato dall’amministrazione statunitense, si riflette fino in Israele. Ma lo fa, come scritto da Axios, a sorpresa. Anche il Kosovo aprirà un’ambasciata in Israele: sarà il primo Paese a maggioranza musulmana a farlo; e lo farà a Gerusalemme, riconosciuta capitale di Israele dagli Stati Uniti a fine 2017 e dove Washington ha spostato la sua massima sede di rappresentazione nel maggio dell’anno dopo.

IL BIS DIPLOMATICO DI TRUMP

Con l’accordo tra i due Paesi balcanici il presidente Trump bissa il successo di metà agosto, con la normalizzazione dei rapporti tra Emirati Arabi Uniti e Israele e la successiva apertura allo Stato ebraico dei cieli di Arabia Saudita e Bahrein.

Come spiega Axios commentando le firme di venerdì, il risultato “non ortodosso” di un vertice tra nazioni balcaniche alla Casa Bianca sottolinea due elementi: “la spinta dell’amministrazione per aiutare Israele a costruire legami diplomatici più profondi in tutto il mondo e il suo desiderio di ottenere vittorie dove può prima delle elezioni di novembre”.

I PUNTI IRRISOLTI

Ci sono però alcuni interrogativi. Israele non aveva mai riconosciuto il Kosovo anche, in parte, perché non voleva legittimare il riconoscimento della Palestina: com’è cambiata la posizione di Netanyahu? E ancora: la Serbia ha chiarito di non approvare il riconoscimento israeliano del Kosovo, uno dei tanti punti rimasti irrisolti dopo il vertice, scrive Axios.

Un altro è il fatto che Trump ha parlato di accordo di “normalizzazione economica” mentre Vučić ha detto ai media serbi di aver firmato un accordo bilaterale con gli Stati Uniti, non con il Kosovo. Richard Grenell, l’inviato statunitense per Serbia e Kosovo, ha chiarito che Serbia e Kosovo avevano firmato documenti separati quasi identici, mentre Trump aveva firmato un terzo documento che segnalava la sua approvazione per l’iniziativa. Il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien ha spiegato che Serbia e Kosovo congeleranno le loro campagne anti-riconoscimento per un anno, per dare “respiro” ai negoziati sulla questione. Con loro due, rivela Axios, grande tessitore della tesa è stato Jared Kushner, consigliere senior della Casa Bianca e genero dl presidente. Tutto sarebbe nato a marzo, quando i tre hanno incontrato il presidente serbo a Washington a margine della conferenza dell’Aipac (potente lobby statunitense pro Israele).

UE BRUCIATA, OLP DELUSA

Ma quanto accaduto venerdì alla Casa Bianca ha lasciato anche qualche insoddisfatto. Due in particolare. Per Saeb Erekat, segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, “la Palestina è diventata la vittima delle ambizioni elettorali di Trump”. Il team Trump, ha aggiunto Erekat, “farà qualsiasi cosa per assicurare la sua rielezione, anche se dovesse distruggere la pace”.

Scottata, anzi bruciata sul tempo è l’Unione europea, che da anni lavora al processo di pace. Le firme di venerdì cadono a tre giorni dal terzo round di incontri in agenda lunedì a Bruxelles, dove l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, e il rappresentante speciale dell’Ue per il dialogo Belgrado-Pristina e le altre questioni regionali dei Balcani occidentali, Miroslav Lajčák, incontreranno il presidente serbo Vučić e il premier kosovaro Hoti, con la speranza di continuare il processo iniziato il 12 luglio scorso.

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