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Altro che Huawei, Pompeo scommette sul 5G occidentale

trump pompeo

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo è “fiducioso” verso il 5G occidentale e verso la possibilità che i concorrenti della cinese Huawei possano garantire simili costi e dominare le telecomunicazioni. Intervenendo a un evento online dell’Atlantic Council, il capo della diplomazia statunitense ha spiegato che gli alleati sono arrivati a riconoscere i costi — economici e politici — di aprire le proprie reti a fornitori “non affidabili”. “Con il passare del tempo, penso che il mondo riconoscerà che non è la strada giusta e vedrete che le tecnologie occidentali che sono verificabili, affidabili e trasparenti domineranno i mercati delle telecomunicazioni”, ha detto.

Il tutto, mentre Blomberg batteva un’agenzia dalla notevole portata per la contesa commerciale tra Stati Uniti e Cina: i dazi decisi dal presidente Donald Trump sui prodotti Made in China e imposti nel 2018 violano le regole internazionali. Lo afferma l’Organizzazione mondiale del commercio, gettando un’ombra sulla guerra commerciale avviata dalla Casa Bianca contro Pechino con dazi su più di 500 miliardi di dollari di prodotti. Washington, riporta Bloomberg, può comunque porre il proprio veto sulla decisione del Wto presentando un appello nei prossimi 60 giorni.

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IRAN

Nel corso del suo intervento, tenuto poche ore prima della firma alla Casa Bianca degli Accordi di Abramo che sanciscono il riconoscimento di Israele da parte di Bahrein ed Emirati Arabi Uniti Pompeo ha parlato anche di Iran. Ha puntato il dito contro l’amministrazione dell’ex presidente Barack Obama, accusandola di aver adottato un “focus incentrato sull’Iran” nella sua politica mediorientale.

L’amministrazione Trump, tuttavia, “ha adottato un approccio fondamentalmente diverso per creare un’opportunità per una maggiore stabilità in Medio Oriente e un minor rischio per l’America”, ha continuato. Come? Con un progetto per la pace con al centro il riconoscimento del fatto che “la principale forza destabilizzante in Medio Oriente non era il conflitto tra Israele e palestinesi” quanto piuttosto “la minaccia delle ambizioni extraterritoriali del regime teocratico in Iran”. Da qui l’inversione di rotta rispetto a quanto fatto dall’amministrazione precedente.

COREA DEL NORD

Pompeo è apparso ottimista, invece, sulla ripresa del dialogo con la Corea del Nord. Ci sono ancora molti lavori in corso — che coinvolgono anche Giappone e Corea del Sud — ha rivelato il segretario di Stato rammaricandosi dello stallo dopo l’incontro tra Donald Trump e Kim Jong Un a inizio 2019. Negli Stati Uniti però c’è chi scommette sull’october surprise, cioè su un nuovo vertice tra i due leader prima delle elezioni presidenziali statunitensi del 3 novembre.

IL SUO FUTURO

Nella conversazione con Fred Kempe, presidente e amministratore delegato dell’Atlantic Council, ha parlato anche del suo futuro dandosi disponibile a far parte di un’eventuale seconda amministrazione del presidente Trump, anche se non ha specificato in quale. “C’è ancora molto lavoro da fare e mi piacerebbe trovare un modo per farne parte”, ha dichiarato.

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