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Armi incredibili e dove trovarle. L’analisi di Pastori (Unicatt) sulla corsa tra Usa, Russia e Cina

Di Gianluca Pastori

Il recente annuncio da parte di Donald Trump di una nuova “super arma” nelle mani degli Stati Uniti non svela nulla di veramente nuovo (qui il focus). Da diversi mesi, il tema di quello che il presidente ha chiamato il “super duper” circola con insistenza sulla stampa e nelle dichiarazioni della Casa Bianca. Alla metà di luglio, il dipartimento della Difesa ha inoltre annunciato (con riferimento a precedenti dichiarazioni del presidente) di avere testato “con successo”, a marzo, il cosiddetto Common hypersonic glide body (C-Hgb) destinato a essere la base dei futuri “alianti ipersonici” (Hgv) dell’Esercito e della Marina. Le forze armate statunitensi hanno, infatti, in cantiere da tempo programmi relativi a armi ipersoniche anche se, secondo il Pentagono, tali programmi hanno visto a un cambio di passo negli ultimi tempi in risposta all’attivismo di Mosca e Pechino, che negli scorsi mesi avrebbero avviato il dispiegamento effettivo di sistemi d’arma ipersonici.

Quello delle armi ipersoniche sembra, quindi, essere diventato il nuovo terreno di sfida fra i maggiori player internazionali. I vantaggi tattici che queste armi offrono sono diversi, primo fra tutti la difficoltà con cui – per velocità, manovrabilità e caratteristiche della traiettoria di volo – esse possono essere intercettate dai “normali” sistemi antimissile balistico. Hgv e Hcm (i missili da crociera ipersonici) possono, inoltre, essere equipaggiati con testate nucleari, come nel caso del sistema russo Avangard (operativo da fine 2019) o quello cinese DF-ZF, presentato lo scorso anno, durante le cerimonie per il settantesimo anniversario della Repubblica popolare cinese. Altri Paesi (fra cui India, Australia, Giappone, Israele, Francia, Germania e Gran Bretagna) si sono dotati di capacità ipersoniche o avviato (talora congiuntamente con altri Paesi) programmi per lo sviluppo di armi ipersoniche e la tendenza di tutti gli attori sembra quella a sviluppare versioni per l’impiego a terra, su piattaforme navali e aviolanciati, come è stato sinora per i missili nucleari “tradizionali”.

Come accennato, il principale vantaggio di queste armi è rappresentato dalla impossibilità di fatto di intercettarle con i sistemi antimissile tradizionali. Un altro terreno di confronto è, quindi, quello dello sviluppo di una nuova generazione di strumenti di contrasto, sia a livello Istar (intelligence, surveillance, target acquisition e reconnaissance), sia di eliminazione delle minacce in entrata, con strumenti cinetici o a energia diretta. Gli Stati Uniti sembrano il Paese che si è mosso in modo più organico in questo ambito, con una serie di progetti di varia natura, sebbene anche la Russia abbia annunciato che presto sarà dotata di una sua capacità contro-ipersonica. Lo scenario appare, quindi, ancora fluido. Se da un lato lo sviluppo delle armi ipersoniche è visto come un possibile “game changer”, dall’altro non mancano i dubbi riguardo al loro impiego. Fra l’altro, l’impegno di armi ipersoniche con testate convenzionali richiede livelli di precisione molto maggiori di quelli richiesti per l’impiego con testate nucleari, cosa che influenza le loro caratteristiche tecniche e i tempi di realizzazione.

La ragione dell’attuale ritardo rispetto a Russia e Cina risiede in parte proprio nella scelta di Washington di puntare su armi a testata convenzionale, in parte in quella di sviluppare, in parallelo alla propria capacità ipersonica, un’adeguata capacità contro-ipersonica. Da più parti, tuttavia, negli ultimi tempi è stata invocata una svolta in senso “dual use” convenzionale/nucleare, in grado di consolidare il potere di deterrenza del Paese, che si è eroso nel corso degli anni e che – nel campo dei vettori tradizionali – sta andando incontro a vincoli di natura tecnica di difficile superamento. L’obiettivo resta comunque quello di schierare i primi assetti nell’anno fiscale 2023. Ciò significa, secondo il Pentagono, la necessità di imporre ai programmi in corso una “drammatica accelerazione”; fra l’altro, già dalla scorsa primavera, la US Air Force sembra avere impresso una simile accelerazione al suo programma Hypersonic air-breathing weapon concept (Hawc) per l’acquisizione di un nuovo modello Hcm aviolanciato.

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