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Cipro tiene in ostaggio l’Ue: niente sanzioni contro Lukashenko. Ecco perché

Il tema del voto all’unanimità continua a far discutere l’Unione europea. Oggi al Consiglio Affari esteri, a cui ha partecipato anche il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, non è stata raggiunta “l’unanimità necessaria” per le sanzioni contro le autorità della Bielorussia e il presidente Aleksandr Lukashenko per via del veto posto da uno dei più piccoli Stati membri: Cipro, terzultimo per popolazione e penultimo per prodotto interno lordo tra i 27.

L’Alto rappresentato per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea, Josep Borrell, ha affermato che i 27 ministri degli Esteri ribadiscono il non riconoscimento della legittimità del presidente bielorusso definendo “falsificato” l’esito delle elezioni dello scorso 9 agosto. Tuttavia, l’opposizione di Cipro ha fatto si che non venisse raggiunta l’unanimità necessaria a imporre sanzioni come sembra abbastanza certo in mattinata: dunque, questione rimandata al Consiglio europeo straordinario in programma il 24 e il 25 settembre. Il capo della diplomazia europea ha promesso un “impegno personale” e dichiarato che adottare sanzioni contro la Bielorussa al prossimo Consiglio degli affari esteri all’inizio di ottobre è una questione di “credibilità dell’Unione” in politica estera.

LA QUESTIONE TURCA

La minaccia cipriota era chiara da questa mattina. Il ministro degli Esteri cipriota Nikos Christodoulides aveva dichiarato che le reazioni dell’Unione europea alle violazioni di qualsiasi principio o valore non possono essere “à la carte: devono essere coerenti”. Tradotto: servono sanzioni anche per le attività minacciose della Turchia nel Mediterraneo orientale. Ed è per questo che venerdì, alla riunione Coreper dei 27 ambasciatori, Cipro aveva bloccato il via libera alla lista delle sanzioni per la Bielorussia per far pressione affinché si arrivi anche all’adozione di sanzioni contro la Turchia.

L’ASSE PUTIN-LUKASHENKO

Borrell ha ricordato che “ore prima del Consiglio europeo abbiamo incontrato Svetlana Tikhanovskaya”, esponente dell’opposizione bielorussa. “Ci ha parlato della situazione in Bielorussia. Siamo incoraggiati dalla perseveranza dei bielorussi, specialmente delle donne, che mostrano un vero senso di leadership. Sosterremo un dialogo interno inclusivo, per elezioni libere e giuste”, ha spiegato il capo della diplomazia europea.

Ma se l’Unione europea sembra procedere verso le sanzioni contro il regime — seppur con qualche intoppo, come illustrato —, Lukashenko rafforza il suo asse con la Russia di Vladimir Putin. I ministeri delle Comunicazioni russo e bielorusso hanno promesso di risolvere la questione dell’annullamento del roaming tra i territori dei due Paesi entro la fine di quest’anno. Ma non è tutto, anzi. La fase 2 dell’esercitazione militare fra i due Paesi, nota come Fratellanza Slava 2020, inizierà domani per concludersi venerdì coinvolgendo 6.000 militari, di cui 1.000 dalla Russia, e oltre 500 mezzi militari. Lo ha annunciato il ministero della Difesa bielorusso, sottolineando che “sullo sfondo della situazione politico-militare che si sta evolvendo intorno alla Bielorussia, il presidente ha deciso di tenere la Fase 2 dell’esercitazione”.


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