Sono passati più di sei mesi dall’inizio dell’emergenza coronavirus nel mondo, con l’Italia che faceva da apripista per gli altri Paesi occidentali nell’istituzione delle misure restrittive per combattere la pandemia. La curva dei contagi nostrana è calata sensibilmente dal termine del lockdown e, nonostante un nuovo aumento nel corso dell’estate, si è lontani dalla situazione che ha spinto Conte a chiudere tutto il 9 marzo scorso. Non si può però dire la stessa cosa negli altri paesi: la situazione del coronavirus nel mondo non è delle più rosee, con alcune zone del globo che stanno ancora soffrendo un alto tasso di contagi e rischiano di vivere una seconda fase di quarantena.
A livello europeo il campanello d’allarme è stato suonato da Stella Kyriakides, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, che ha sottolineato come in alcuni paesi la situazione sia peggiore che a marzo dal punto di vista dei contagi. In Francia, ad esempio, le ultime 24 ore hanno fatto registrare un picco di più di 16mila nuovi positivi, mentre il numero di pazienti ricoverati è raddoppiato nel giro di tre settimane e continuano ad ingrossarsi anche le fila di chi necessita la terapia intensiva. Non se la passa granché meglio il Regno Unito, che con 6.634 contagi in 24 ore ha stabilito un nuovo record da marzo ad oggi (numeri che Boris Johnson giustifica con un amore dei britannici per la libertà), così come la Spagna che diventa il primo paese europeo a superare la soglia dei 700mila contagi; leggermente meglio la Germania, ma con dati giornalieri che arrivano anche ai 2mila nuovi casi.
Salgono i contagi e i ricoveri e salgono anche i morti per Covid-19, una circostanza che fa riflettere i governi locali e le autorità sanitarie sull’adozione di nuove restrizioni. In Francia sono diverse le nuove misure adottate e si parla già di un nuovo lockdown, in Spagna vengono istituite quarantene parziali in alcuni distretti sanitari di Madrid, a Londra i pub chiudono i battenti dopo le 22; tutto questo sta generando un malcontento diffuso, che degenera in proteste vere e proprie come sta accadendo a Marsiglia e Madrid o in semplici assembramenti all’aperto dove non è previsto un coprifuoco. Segnali fisiologici di un’intolleranza generale verso restrizioni che vengono intese spesso come schizofreniche e poco utili.
Nel resto del mondo il coronavirus non arresta la sua corsa e anzi fa registrare numeri record, con un numero di contagi che ha superato i 32 milioni di persone e quello delle vittime che ormai sfiora il milione. L’India è il Paese che secondo l’Oms ha registrato più casi nelle ultime 24 ore, quasi 53mila, ed è la seconda nazione al mondo per numero di contagi totali dall’inizio della pandemia: ben 5.818.570, con 92.290 decessi. Guidano però questa triste classifica gli Stati Uniti con 6.978.851 casi totali e 202.818 vittime, a fronte di 49.176 nuovi positivi nelle ultime 24 ore. La situazione è grave anche in Sudamerica, soprattutto in Brasile, Argentina e Colombia: fa effetto il posticipo a tempo indefinito del Carnevale di Rio, virtualmente impossibile da tenere senza un vaccino. Tra gli altri paesi con elevati tassi di contagio ci sono Russia, Iran e Messico, mentre arriva anche la notizia del primo paese che decide di istituire un secondo lockdown nazionale: si tratta di Israele, che ha levato gli scudi dopo gli oltre 7mila casi giornalieri.