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Prove di Difesa interplanetaria. Ecco i progetti di Nasa ed Europa contro gli asteroidi

Come difendere la Terra da un asteroide che punta dritto verso di noi? La minaccia non è ancora concreta, ma in futuro potrebbe rappresentare un rischio importante (se non vitale) per il nostro Pianeta. E così da diversi anni è partita la Asteroid Impact & Deflection Assessment (Aida), collaborazione internazionale tra le due sponde dell’Atlantico che vuole scoprire se siamo in grado di difenderci da un eventuale asteroide. L’anno prossimo partirà la missione Dart della Nasa, mentre tre anni dopo sarà la volta dell’europea Hera, dal nome della dea greca del matrimonio. Oggi, l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha assegnato un contratto da 129,4 milioni di euro alla tedesca OHB, alla guida di un consorzio che dovrà progettare, sviluppare e collaudare la parte della missione che spetta al Vecchio continente alla missione. Nel progetto c’è tanta Italia.

DA DART…

Intanto, tra la primavera e l’estate del prossimo anno dovrebbe partire la missione americana Dart, letteralmente “dardo”. Punta dritta verso Didymos, un sistema binario (classe che comprende circa il 15% degli asteroidi conosciuti) nello Spazio profondo, a circa 10 milioni di chilometri dalla Terra. Con una massa di circa 500 chilogrammi, dovrà impattare a una velocità di circa 21mila Km/h (circa sei chilometri al secondo) Dimorphos, il più piccolo dei due asteroidi, pari a circa 160 metri, come la piramide di Giza, cercando di modificarne l’orbita. Per verificare il test di difesa interplanetaria, la Nasa ha scelto la piattaforma Hawk sviluppata da Argotec, azienda aerospaziale di Torino. Il mini-satellite LiciaCube (grosso quanto una scatola di scarpe) avrà l’obiettivo di staccarsi dalla sonda, documentarne l’impatto con l’asteroide e raccogliere la grande quantità di dati che sarà prodotta. Tutto questo dovrebbe avvenire a settembre 2022.

…A HERA

Quattro anno dopo, alla fine del 2026, al sistema Didymos si avvicinerà invece Hera, per un rendez-vous con l’asteroide e a sei mesi di studi ravvicinati sul “cratere sostanzioso” che la sonda americana dovrebbe essere riuscita a produrre su Dimorphos. Hera si presenta come veicolo spaziale di controllo, con lancio previsto nel 2024. Per rispettare i tempi, Franco Ongaro, direttore per Tecnologia, ingegneria e qualità dell’Esa, ha oggi siglato il contratto insieme a Marco Fuchs, amministratore delegato della società tedesca OHB, che guida il consorzio Hera. La firma ha avuto luogo presso il centro Esoc dell’agenzia europea, in Germania, che servirà da controllo di missione per il lancio tra quattro anni.

IL CONTRIBUTO ITALIANO

Anche Hera vanta un importante contributo dell’industria italiana che, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), si è aggiudicata i contratti per la realizzazione di importanti sistemi di bordo. Si stratta in particolare del sistema di potenza elettrica, assegnato a OHB-Italia, e della propulsione, assegnata a Avio, l’azienda di Colleferro che realizza il lanciatore Vega. Italiana poi la guida di uno dei due cubesat che viaggeranno a bordo di Hera per poi staccarsi e sorvolare la superficie dell’asteroide. Sarà intitolato ad Andrea Milani, matematico e astronomo di fama internazionale scomparso due anni fa, professore di Meccanica orbitale all’Università di Pisa e ideatore della missione dell’Esa “Don Quijote”, la cui eredità è stata raccolta da Hera. “Siamo davvero felici di essere saliti a bordo di Hera – ha detto Ettore Perozzi, responsabile dell’ufficio di sorveglianza spaziale dell’Asi – era un obiettivo che inseguivamo da quando Andrea Milani ci aveva dimostrato come il rischio di un impatto di un asteroide sulla Terra, al contrario di molte altre catastrofi naturali, possa essere completamente eliminato: basta prepararsi in tempo”.

IL CONTRIBUTO DI THALES ALENIA SPACE

Su Hera ci sarà anche Thales Alenia Space, la joint venture franco-italiana tra Thales (67%) e Leonardo (33%). L’azienda è infatti stata scelta da OHB e dell’Esa per fornire il sistema di comunicazione, oltre all’unità di condizionamento e di distribuzione dell’energia (la Pcdu). Tali sistemi permetteranno di controllare e tracciare il veicolo spaziale fino a una distanza di 500 milioni di chilometri, e poi di ri-inviare tutte le informazioni raccolte da Hera. Thales Alenia Space in Spagna sarà responsabile del sistema di comunicazioni in banda X, e sarà a capo di un consorzio industriale che comprende anche Thales Alenia Space in Italia. Quest’ultima sarà infatti responsabile del transponder nello Spazio profondo che, sfruttando una collaudata piattaforma digitale di volo, consentirà una solida comunicazione con la stazione di terra.

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