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È Al Jazeera la prima “vittima” nel nuovo Medio Oriente di Trump?

Ha suscitato la curiosità anche di Cgtn, il canale televisivo in lingua inglese dell’emittente cinese Cctv, la decisione del dipartimento di Giustizia statunitense di ordinare ad AJ+, network di notizie che sede negli Stati Uniti ma di proprietà della qatariota Al Jazeera, di iscriversi al registro degli “agenti stranieri” alla luce del fatto che è coinvolto in “attività politiche” per conto del governo di Doha.

Cgtn sottolinea come mosse simili siano state intrapresa dall’amministrazione di Donald Trump nei confronti di alcuni media cinese e russi (tra cui RT). Ma questa decisione in particolare, sottolinea il New York Times, ha colto di sorpresa anche “una delegazione di alto livello da Doha proprio mentre funzionari dei due Paesi si incontravano per rafforzare i rapporti diplomatici ed economici”.

Secondo Al Jazeera AJ+, specializzata in video brevi perfetti per i social media in inglese, arabo, francese e spagnolo, è stata presa in mezzo nelle recenti mosse del presidente Trump per il Medio Oriente. L’emittente di Doha sospetta infatti che la richiesta faccia parte degli accordi firmati martedì alla Casa Bianca per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele ed Emirati Arabi Uniti (un rivale del Qatar), intese aspramente criticate da palestinesi, Turchia e Iran. Sospetti, però, definiti falsità dall’ambasciatore emiratino a Washington Yousef al-Otaiba.

“Il giornalismo progettato per influenzare la percezione americana di una questione di politica interna o delle attività di una nazione straniera o della sua leadership si qualifica come ‘attività politica’”, si legge nella lettera firmata da Jay I. Bratt, capo del dipartimento per il controspionaggio del dipartimento della Giustizia e pubblicata da Mother Jones. “Anche”, spiega, “se (quel giornalismo, ndr) si considera ‘equilibrato’”.

La lettera, spiega il New York Times, è stata invitata ad AJ+ lo stesso giorno in cui il vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha incontrato alcuni alti funzionari dell’amministrazione Trump e ha ottenuto l’endorsement del segretario di Stato Mike Pompeo per il 2021 come anno della cultura Usa-Qatar.

Nei colloqui a Doha tra i capi delle due diplomazie — che assieme hanno dato il via alla cerimonia di apertura degli storici negoziati tra Kabul e i talebani nella capitale del Qatar — molti temi: cooperare militare e contro il terrorismo, questioni sanitarie, investimenti e rafforzamento della società civile, oltre al blocco contro il Qatar imposto dai rivali nel Golfo. “L’amministrazione Trump ha fretta di vedere risolta questa controversia e di riaprire i confini aerei e terrestri del Qatar attualmente bloccati da altri Stati del Golfo”, aveva detto Pompeo. “Non vedo l’ora di fare progressi su questo problema.”

Della questione si parlerà ancora per molto. E sarà quasi sicuramente al centro dell’audizione al Senato per la conferma del generale Eric P. Wendt, oggi a capo delle operazioni speciali Nato ed ex coordinatore della sicurezza per Israele e i territori palestinesi al dipartimento di Stato, scelto martedì dal presidente Trump come prossimo ambasciatore in Qatar.

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