Nell’imminenza della visita a Kenosha, la cittadina del Wisconsin da dove è partita l’ultima ondata di proteste anti-razziste negli Stati Uniti, Donald Trump esaspera la sua posizione Law & Order: “La violenza nelle città guidate dai democratici è una vergogna”, dice in conferenza stampa; “Sono in mano agli anarchici, agli agitatori della sinistra radicale, ai vandali … Abbiamo bisogno di ordine nelle nostre città … Sono pronto a schierare gli uomini della Guardia Nazionale”.
E ancora: “C’è una guerra contro le forze dell’ordine. I democratici hanno perso il controllo e sono in mano alla sinistra radicale, alla criminalità … I sindaci si rifiutano di mettere i rivoltosi in carcere … Quello che serve è tolleranza zero contro l’anarchia e la violenza, quello che serve è ordine, altrimenti la democrazia è morta”.
Il presidente candidato ricorda che “a Portland un nostro sostenitore è stato ucciso non con proiettili di vernice, ma con proiettili veri”. Sabato notte, un attivista pro-Trump del gruppo Patriot Prayer è stato ucciso in scontri con i manifestanti anti-razzisti, contro i quali erano stati sparati proiettili di vernice da un corteo di pick-up e furgoni.
E il presidente candidato si rifiuta di condannare Kykle Rittenhouse, il suprematista di 17 anni che, armato di un fucile semi-automatico, ha ucciso la scorsa settimana due persone a Kenosha, durante tafferugli con i manifestanti anti-razzisti. Per il magnate, Rittenhouse si è difeso. “Ci sono indagini in corso … Quando ha tentato di fuggire, lo hanno attaccato in maniera molto violenta: probabilmente sarebbe stato ucciso”.
In questo clima di tensione e violenza, da lui stesso attizzato, Trump si reca oggi a Kenosha: intende portare la sua solidarietà alla polizia locale e non annuncia contatti né con i familiari di Jacob Blake, il nero colpito da un agente con sette colpi alle spalle e rimasto paralizzato, né con la comunità afro-americana. “Non abbiamo avuto alcuna telefonata dalla Casa Bianca”, riferisce il legale dei Blake.
Joe Biden, il rivale democratico di Trump, sostiene che il presidente esaspera i toni perché è debole. Ma c’è la preoccupazione che il magnate, sempre indietro nei sondaggi, stia sfruttando un tema – quello della paura dei bianchi e della classe media di fronte alla violenza – che potrebbe consentirgli un recupero, sia pure a costo di riportare l’Unione agli Anni 60 segnati da divisioni e violenze che caratterizzarono la lotta per la conquista dei diritti civili da parte della popolazione afro-americana. Quanto accaduto a Kenosha e a Portland, dove gli attivisti del movimento Black Lives Matter si sono scontrati con elementi di destra ed estrema destra, suprematisti e razzisti, gli ultras di Trump, è un chiaro campanello d’allarme.
Ieri, intanto, è stata lanciato un nuovo Super Pac pro-Trump: ‘Preserve America’. Chris LaCivita, che fu la mente della campagna ‘Swift Boat Veterans for Truth’ del 2004 contro l’allora candidato democratico alla Casa Bianca John Kerry, anima l’iniziativa. Il Super Pac vuole attrarre donatori come il magnate dei casinò Sheldon Adelson e il co-fondatore di Home Depot Bernie Marcus.
Una prima fase prevede l’investimento di 30 milioni di dollari in pubblicità tra televisione e online: i primi spot vanno in onda da oggi in Florida, North Carolina, Pennsylvania, Wisconsin, Arizona, Iowa e Georgia.
Fronte, coronavirus, un tema che il presidente non solleva più, i dati della Johns Hopkins University indicano che i contagi negli Stati Uniti hanno raggiunto e largamente superato i sei milioni – sono oltre 6.030.500 – e che i decessi sfiorano i 183.600. Il ritmo dei contagi e dei decessi è rallentato, nell’ultima settimana, e s’è quasi dimezzato rispetto alla fase finora più acuta del rimbalzo dell’epidemia.