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La Germania chiude la porta agli elicotteri Usa. Il messaggio della Merkel a Trump (e Macron)

La Germania annulla la gara per i suoi nuovi elicotteri da trasporto pesante e rispedisce oltreoceano le proposte di Boeing e Lockheed Martin, i due campioni americani nel settore della Difesa. Dopo l’esclusione degli F-35 dalla gara per sostituire i Tornado, la decisione rischia di incrinare ulteriormente i rapporti con Washington in campo industriale e militare. Berlino sembrerebbe appiattirsi così sull’asse con Parigi, che intanto rilancia il proprio budget per la Difesa e propone (dal tour baltico di Emmanuel Macron) di pensare “ai rapporti con la Russia in autonomia dalla Nato”. Sul fronte Germania-Usa, Angela Merkel sembrerebbe confidare ormai in una vittoria di Joe Biden.

LA SCELTA TEDESCA

Lo scorso gennaio, dopo intese con industrie tedesche e creazioni di team industriali, Boeing e Lockheed Martin avevano ufficialmente presentato le rispettive proposte per Chinook e King Stallion nell’ambito della gara STH, acronimo per “elicottero da trasporto pesante”, stimata intorno ai 4 miliardi di euro. L’assegnazione del contratto era prevista per il prossimo anno, vista l’esigenza di sostituzione dei CH-53G che la Luftwaffe impegna a parte dai primi anni 70 e alla cui realizzazione partecipò anche l’industria di Germania. Ora si ricomincia da capo, con tempi inevitabilmente destinati ad allungarsi e inevitabile conseguente delusione dei vertici militari di Germania, da anni impegnati a chiedere il sostegno pieno alla modernizzazione di uno strumento apparso contraddistinto da importanti lacune operative (emblematico anni fa l’utilizzo di manici di scopa dipinti di nero a al posto di mitragliatrici pesanti durante un’esercitazione Nato). Per il ministero della Difesa tedesco le proposte americane erano “anti-economiche”, cioè troppo costose. Secondo le indiscrezioni riportate da DefenseNews, ad alzare il prezzo sarebbero stati però soprattutto i molteplici requisiti posti dall’utilizzatore, troppi per poter mantenere bassa l’offerta.

TRA RITIRI…

Per i problemi operativi della Bundeswehr il governo tedesco ha promesso da tempo un incremento di budget considerevole (lo ha promesso anche alla Nato), accompagnato dalla rinnovata postura in tanti scenari internazionali in cui Berlino vuole essere protagonista (dalla Libia al Mediterraneo, fino ai rapporti con la Cina). La questione rischia però di incrinare ulteriormente il già stressato rapporto con Washington nel campo della Difesa. A fine luglio i nodi sono venuti al pettine con la conferma dagli Stati Uniti dell’intenzione di ritirare dodicimila unità dal territorio tedesco, a fronte delle 35mila attualmente presenti. Un ritiro da pianificare in mesi e attuare in anni (con l’incognita del voto presidenziale di novembre che potrebbe rimescolare le carte), ma comunque già significativo nell’annuncio. In Germania, tale piano è stato accolto con una malcelata insofferenza. “Schmerzhaft”, cioè doloroso, lo ha definito la ministra della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer.

…AL NUCLEARE

L’annuncio è stata occasione ghiotta per i socialdemocratici dell’Spd (all’interno della Grosse koalition guidata da Angela Merkel) per rispolverare la tradizionale insofferenza per la presenza militare Usa nel Paese, tema intrecciato al dibattito sulla sostituzione dei Tornado per la Luftwaffe. È questo il dossier che più di tutti ha creato fratture nel campo della Difesa tra Germania e Stati Uniti: la sostituzione di 93 velivoli in servizio dalla fine degli anni 70 conservando la capacità promessa alla Nato di caricare a bordo armamenti nucleari. La soluzione scelta dalla Akk (e da Ursula vod der Leyen prima di lei) è stata per un mix di F/A-18 Super Hornet realizzati dall’americana Boeing e di Eurofighter. La scelta più logica sembravano gli F-35, considerati la prima opzione anche dai vertici militari di Germania. Ma Berlino ha escluso il velivolo di quinta generazione dalla gara da oltre un anno.

UN DIBATTITO EUROPEO

A pesare soprattutto le ragioni politiche, innanzitutto la volontà di preservare i rapporti con Parigi che, proprio in quei mesi, vedevano il loro consolidamento intorno al progetto per il caccia del futuro, l’Fcas. E così, la Difesa di Germania ha optato per un mix che non ha convinto nessuno, lasciando tra l’altro aperta la questione dell’impegno nucleare (non essendo né gli Eurofighter né i Super Hornet certificati a tale scopo). Ora, la chiusura alla gara STH rischia di inasprire ulteriormente le questioni industriali. Anche perché, mentre Berlino annunciava il ritiro della proposta a Lockheed Martin e Boeing, Parigi presentava una proposta di budget militare da 39,2 miliardi di euro per il 2021, 1,7 in più rispetto a quest’anno.

SEGNALI INDUSTRIALI

L’asse franco-tedesco sul lato della Difesa appare ben saldo. Un paio di settimane fa, le ministre Florence Parly e Annegret Kramp-Karrenbauer hanno fatto visita agli stabilimenti bavaresi di Manching, cuore produttivo di Airbus Defence and Space, considerato il maggiore sito europeo per l’aviazione militare. Hanno ribadito il supporto dei rispettivi governi all’Fcas (e all’Eurodrone a cui partecipa anche l’Italia) per poi spostarsi presso la base aerea francese di Evreux. Lì hanno posto simbolicamente la prima pietra dello “squadrone di trasporto franco-tedesco”, che ha l’obiettivo di operare congiuntamente dieci velivoli C-130J, di Francia e Germania, da personale congiunto delle rispettive Aeronautiche, esempio di integrazione e comunalità piuttosto forte tra i due Paesi.

BERLINO ALLINEATA A PARIGI?

Leggendo congiuntamente tutto questo, sembra emergere un certo allineamento tedesco alla politica di Difesa francese. Parigi ambisce a guidare la nascente Difesa comune europea, promuovendola proprio a partire dall’asse con Berlino e cercando di diffondere nel Vecchio continente l’interpretazione più radicale del concetto di “autonomia strategica”, intesa come indipendenza dall’alleato d’oltreoceano. La Germania ha sempre cercato di bilanciare tale posizione, promuovendo un approccio inclusivo (come sulla Pesco) e ribadendo sempre la centralità della Nato. Eppure, i temi di frizione con gli Stati Uniti iniziano a diventare molteplici. Tra l’altro, il prossimo anno si terranno in Germania le elezioni generali. Considerando come si è accesso il dibattito politico sul ritiro dei militari Usa e sugli armamenti, è immaginabile che anche i rapporti con gli Usa finiscano nella campagna elettorale.

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