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Ecco che fine ha fatto il giornalista cinese che svelò il Covid-19

Sarebbe sotto sorveglianza statale il giornalista e avvocato cinese, Chen Qiushi, che si era recato nella città di Wuhan per informare del Covid-19 all’inizio della pandemia, e scomparso dopo pochi giorni dal viaggio. È in buone condizioni, ma sotto il controllo del governo di Pechino, secondo le informazioni fornite da un suo amico.

Xu Xiaodong, amico del giornalista ed esperto di arti marziali miste, ha dichiarato in un video pubblicato su YouTube, che Chen ancora non è tornato a casa perché è sotto sorveglianza.

Nato a Daxing’anling nel 1985, Chen era andato nell’epicentro della pandemia il 24 gennaio, per mostrare sul suo canale di YouTube quando stava accadendo. Dopo la pubblicazione di alcune immagini degli ospedali, e la situazione di difficoltà di molti pazienti, il giovane era scomparso il 6 febbraio e da quel momento non si era saputo nulla di lui.

Ma, purtroppo, il caso di Chen non è isolato. Anche l’oftalmologo Li Wenliang è stato punito dalla polizia cinese dopo avere avvertito ai suoi famigliari e amici che nell’ospedale dove lavorava c’erano pazienti con sintomi di una polmonite simile alla Sars. E la virologa cinese Li-Meng Yan, è nascosta negli Stati Uniti per paura di rappresaglie da parte del governo di Pechino, in seguito alle sue affermazione sull’origine artificiale del virus in un laboratorio militare cinese.

In un’intervista a The South China Morning Post, l’avvocato Wu Qiang ha dichiarato che Chen si trova a Qingdao, la città dove abitano i suoi genitori: “Al momento, le autorità hanno deciso di non processarlo, e non è legale che sia sotto sorveglianza”.

Wu ha spiegato che durante i mesi più duri della pandemia in Cina, il governo aveva cercato di contenere il flusso di informazione sui media tradizionali e anche alternativi, come il canale YouTube del giornalista Chen.

“La polizia, che ha autorità di imporsi sul sistema amministrativo e sanitario, è stato lo strumento principale per controllare le persone e l’opinione pubblica – ha spiegato l’avvocato -. Questo ha incluso le informazioni del cosiddetto ‘citizen journalism’ (giornalismo partecipativo), che era la principale preoccupazione delle autorità”.

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