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Giù gli stipendi dei parlamentari. Travaglio detta la linea post-referendum ai 5 stelle

Dopo il serrate i ranghi contro il “Bertinotti del terzo millennio”, cioè quel Roberto Saviano invitato a “rassegnarsi”, oggi Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, è tornato a blindare l’alleanza di governo con un’edizione del suo giornale dedicata al referendum e al post-referendum.

Quattro pagine dedicate al taglio dei parlamentari, con tanto di sovra-prima pagina e suo editoriale. Citando i liberali Luigi Einaudi e Francesco Saverio Nitti, i repubblicani Giovanni Conti e Tommaso Perassi oltre al comunista Umberto Nobile e ricordando come già negli anni Ottanta “non i 5Stelle, ancora nel grembo di Giove, la gran parte dei partiti, dei giuristi e dell’opinione pubblica si convinsero che il Parlamento andasse sfoltito”, Travaglio ha suonato la carica ai due principali partiti al governo e rintuzzato le obiezioni del no. E ha puntato il dito contro Forza Italia e Lega, “questi voltagabbana, che rappresentano appena il 7,5% dei parlamentari” per i quali, continua il direttore del Fatto Quotidiano, “domenica e lunedì voteremo su una legge approvata da tutti e promessa da 40 anni”.

Che cosa accadrà a urne chiuse? In caso di vittoria del No, scrive Travaglio, “il Parlamento ha un’ottima scusa per interrompere le autoriforme e magari riprendersi i privilegi perduti”, a partire dai vitalizi (storica battaglia del Movimento 5 stelle e del Fatto Quotidiano). “Se vince il Sì, si impone una nuova legge elettorale e si possono accontentare pure i benaltristi che al taglio degli eletti preferiscono quello degli stipendi”.

E in nome di Einaudi, Travaglio individua già la prossima battaglia del Fatto in caso di vittoria del Sì: “una campagna a tappeto per adeguare gli stipendi dei parlamentari a quelli dei colleghi europei e, soprattutto, per una legge elettorale che restituisca agli elettori il potere di scegliersi i propri rappresentanti: meno numerosi, ma migliori. Come li voleva Einaudi”.

Mentre appare pressoché scontata l’adesione del Movimento 5 stelle alla prossima campagna di Travaglio, sarà interessante assistere alla reazione del Partito democratico e della sua leadership, divisi tra lotta e governo, tra antipolitica e politica.

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