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Hong Kong, arrestato (e liberato) l’attivista Joshua Wong

Joshua Wong, attivista di Hong Kong e già volto del partito pro-democrazia Demosisto, è stato arrestato (e rilasciato) con l’accusa di aver participato a una manifestazione non autorizzato il 5 ottobre dell’anno scorso. Sarebbe inoltre accusato di aver violato la legge che vieta l’uso delle maschere durante tutte le manifestazioni e i raduni pubblici, approvata un anno fa dopo quattro mesi di proteste di massa e violenti scontri tra manifestanti e poliziotti.

Dopo tre ore circa dall’arresto Wong è stato rilasciato. Fuori dal commissariato di polizia ha tenuto una breve conferenza stampa in cui ha puntato il dito contro il governo filocinese di Hong Kong accusandolo di utilizzare la giustizia per silenziare i dissidenti e ha invitato la comunità internazionale ad agire contro questi abusi.

SOLTANTO IERI…

Ieri l’Alta corte di Hong Kong aveva respinto per motivi procedurali il suo ricorso contro la sua squalifica dalle elezioni del Consiglio distrettuale del 2019. Wong, 23 anni, è stato l’unico candidato alle elezioni del Consiglio distrettuale a essere squalificato. Come spiega l’Agenzia Nova, secondo le autorità, la sua candidatura violava le leggi elettorali che vietano di “sostenere o promuovere l’autodeterminazione” per l’ex colonia britannica. Secondo l’Alta corte Wong avrebbe dovuto presentare una petizione elettorale invece di chiedere un controllo giudiziario. Rthk ha spiegato che, parlando dopo la sentenza, Wong ha detto che la sua controversia non può essere gestita tramite una petizione elettorale e che i tribunali stanno evitando di affrontare un abuso di potere da parte dei burocrati. Wong si era detto preoccupato che sempre più candidati pro-democrazia vengano squalificati nelle future elezioni, se il sistema giudiziario non risolverà il problema.

I SUOI TIMORI

“Sono convinto che ogni parola che pronuncio oggi potrebbe la prova di un crimine nell’aula di un tribunale cinese nel prossimo futuro”. Così Joshua Wong, segretario di Demosisto e uno dei volti più noti dei movimenti pro democrazia a Hong Kong, aveva parlato a giugno della nuova Legge sulla sicurezza nazionale che la Cina si stava apprestando a imporre sull’ex colonia britannica nel corso del Copenhagen Democracy Summit organizzato dalla fondazione Alliance of Democracies, fondata da Anders Fogh Rasmussen, ex premier danese e segretario generale della Nato (qui il racconto di Formiche.net). 

Un mese prima, invece, in occasione della presentazione di un rapporto sulla Cina in Italia pubblicato dalla Fondazione Farefuturo, Wong aveva inviato un messaggio al governo italiano: “Si schieri al fianco di Hong Kong e contro questa draconiana legge sulla sicurezza nazionale”. Nel suo appello, pubblicato da Formiche.net, diceva: “Gli hongkonghesi siano pronti a combattere per proteggere le libertà che ci vogliono portar via. Chiedo al mondo di stare ancora una volta dalla parte di Hong Kong”.

LA LIBERAZIONE

In occasione del 25 aprile Formiche.net aveva intervistato Wong, che raccontava: “Sono stato arrestato otto volte, ho subito due processi. Ma il prezzo che pago è relativamente piccolo rispetto a quelli di altri compagni. In un anno migliaia di persone sono state private della loro libertà, ho amici che scontano pene di sei anni e anche più solo per essere scesi in piazza”. In Italia, il 25 aprile è la Festa della Liberazione, ricordavamo a Wong. A Hong Kong, il “Porto Profumato”, decine, centinaia di migliaia di persone da anni sperano di poter partecipare alle stesse celebrazioni (qui un’altra intervista di marzo).

E le reazioni internazionali al suo arresto ci diranno quando l’Occidente ancora si preoccupi di Hong Kong.

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