Il tour del europeo ministro degli Esteri cinese Wang Yi è stato “accompagnato” da un contro-tour: quello di Nathan Law, attivista pro-democrazia di Hong Kong che ha trovato rifugio a Londra dopo l’imposizione della nuova legge sulla sicurezza nazionale sull’ex colonia britannica da parte di Pechino. Dopo il sit-in davanti alla Farnesina in occasione dell’incontro tra il ministro cinese Wang e l’omologo italiano Luigi Di Maio, Law ha scritto al presidente francese Emmanuel Macron e oggi si è presentato a Berlino. Ad accoglierlo Margarete Bause, eletta al Bundestag tra i Verdi, membro della commissione Diritti umani del parlamento tedesco e co-chair dell’Ipac (l’Alleanza interparlamentare sulla Cina).
As Chinese Foreign Minister Wang Yi completed the final leg of his European tour, #IPAC co-chair @MargareteBause hosted a joint rally with @nathanlawkc in Berlin.#IPAC ?? members have been calling on the German government to advocate for Hong Kong’s freedom and autonomy. pic.twitter.com/9mmwXKHhru
— Inter-Parliamentary Alliance on China (@ipacglobal) September 1, 2020
Come raccontato da Formiche.net, in conferenza stampa con l’omologo Wang, il ministro degli Esteri tedesco Heikko Maas ha chiesto una missione di osservatori internazionali indipendenti per lo Xinjiang, ha sostenuto che la Cina dovrebbe ritirare la legge sulla sicurezza nazionale imposta su Hong Kong e ha espresso “piena solidarietà” alla Repubblica Ceca dopo le minacce di Pechino in seguito alla visita a Taiwan da parte del presidente del Senato ceco.
La deputata Bause confessa a Formiche.net di aver “accolto positivamente” il fatto che il ministro “abbia utilizzato parole così chiare. Erano attese da tempo”, spiega ricordando che “già da due anni chiediamo una missione conoscitiva indipendente nello Xinjiang”. Tuttavia, “sappiamo anche che Pechino non è impressionata dalle parole”, aggiunge: “È fondamentale che il governo tedesco faccia seguire alle parole i fatti. Abbiamo urgente bisogno di una politica coerente e interdipartimentale nei confronti della Cina da parte del governo tedesco e un atteggiamento coeso da parte dell’Unione europea”.
Poi invoca poi un intervento dell’esecutivo comunitario, guidato dalla tedesca Ursula von der Leyen, ex ministro della Difesa in due governi Merkel. “Se la leadership cinese viola i diritti umani e il diritto internazionale e non riesce a dare certezze giuridiche alle aziende europee, la Commissione europea deve essere pronta a sospendere i negoziati sull’accordo nell’interesse delle persone sul campo e delle proprie società”, dichiara.
Le chiediamo come Germania e Unione europea dovrebbero cambiare il loro approccio verso la Cina e risponde netta: si parte dai diritti umani. Entrambe, dice, “devono essere molto più sicure di sé e chiarire a Pechino che i diritti umani non sono negoziabili. Nella competizione di sistema con la Cina è una questione di dittatura o democrazia. Per questo motivo le istituzioni internazionali e costituzionali e l’universalità dei diritti umani devono essere difese più risolutamente che in passato. Ciò richiede la solidarietà di tutti gli Stati democratici e un approccio strategico chiaro”.
(Foto: Margarete Bause, Facebook)