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Bielorussia, chi protesta per l’insediamento di Lukashenko

Nonostante tutte le ombre, il presidente uscente Aleksandr Lukashenko si è insediato in Bielorussia. La cerimonia si è svolta al Palazzo dell’indipendenza di Minsk, senza grandi annunci e a porte chiuse. L’evento è stato addirittura anticipato  di diverse settimane, a causa delle proteste e l’ambiente di instabilità.

Dal 9 agosto, giorno del voto, le denunce sulle irregolarità nel processo elettorale aumentano. In un video messaggio, Svetlana Tikhanovskaja, la candidata che sarebbe vincitrice delle presidenziali, ha avvertito che Lukashenko avrebbe cercato di autoriconfermarsi come presidente di nascosto: “Questo atto sancisce la fine del suo mandato, dato che quello nuovo non gli è stato conferito dalla volontà popolare. Io, Svetlana Tikhanovskaja, sono l’unico leader eletto”.

“Grave e inaccettabile”. Con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito la situazione che attraversa in questo momento la Bielorussia. Mattarella ha sottolineato il suo dissenso soprattutto per la repressione con cui si cercano di contenere le manifestazioni pacifiche contro Lukashenko.

Il Capo dello Stato italiano si è confrontato sulla crisi bielorussa con il presidente polacco, Andrzej Duda, in visita oggi al Quirinale. Mattarella ha anche auspicato l’impegno della comunità internazionale per realizzare le condizioni di libere e regolari elezioni in cui il popolo di Bielorussia possa decidere del proprio futuro, senza interferenze esterne.

È “grave e inaccettabile” la violenza contro le proteste anche per il ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola. In un’audizione alla commissione Politiche Ue, il ministro ha detto: “Credo che la Bielorussia meriti la nostra attenzione per il rispetto diritti umani e politici”, chiarendo che nel Paese non sono ammissibili soprattutto le “interferenze straniere”, che favoriscono la repressione.

Sull’insediamento di Lukashenko si è già pronunciato il governo tedesco, che ha ribadito di non riconosce la rielezione del presidente uscente. “Il fatto che questa cerimonia sia stata preparata in segreto e tenuta a porte chiuse è molto significativo”, ha  dichiarato il portavoce Steffen Seibert, per cui questo voto non soddisfa in alcun modo i requisiti minimi delle elezioni in una vera democrazia. Uno scenario che ricorda, tra l’altro, quando accaduto in Venezuela.

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