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A Milano i brevetti (forse). Ma Torino vince sull’innovazione. Ecco perché

A favore della candidatura di Milano a ospitare il Tribunale unificato dei brevetti erano scesi in campo non soltanto il Partito democratico (con il sindaco Giuseppe Sala) e la Lega (con il governatore Attilio Fontana). Ma anche, come ha raccontato l’informatissimo sito piemontese Lo Spiffero, la Confindustria “con il paradossale endorsement di fatto persino dell’Unione torinese a favore dei cugini d’oltreticino”.

Il Movimento 5 Stelle ha dunque deciso di stringersi attorno a Torino e alla sua sindaca Chiara Appendino. E così Palazzo Chigi ha individuato nel capoluogo piemontese la sede principale per l’Istituto italiano per l’intelligenza artificiale (I3A). “L’obiettivo è creare una sinergia tra le due città e il governo e allo stesso tempo consolidare l’asse nord-ovest del Paese: una strategia che renderebbe ancor più forti Milano e Torino e, con esse, l’Italia”, si legge in una nota di Palazzo Chigi.

“Oggi vincono l’Italia e il buon senso. Milano e Torino sono due città straordinarie che il governo ha deciso di valorizzare puntando sui loro punti di forza. Milano si candida per il Tribunale Unico dei Brevetti e Torino accoglierà il Centro Nazionale di Intelligenza artificiale. Felice di aver contributo a questo risultato per l’Italia”, ha esultato in un tweet, il viceministro al Mise Stefano Buffagni.

Obiettivo dell’I3A — uno dei tasselli principali della strategia definita dal ministero per lo Sviluppo economico in ambito dell’intelligenza artificiale — è quello di creare una struttura di ricerca e trasferimento tecnologico capace di attrarre talenti dal mercato internazionale e, in contemporanea, diventare un punto di riferimento per lo sviluppo dell’Ai in Italia, in connessione con i principali trend tecnologici (tra cui 5G, industria 4.0, cybersecurity). Per assicurargli competitività a livello internazionale, l’I3A conterà, a regime, su un organico di circa 1.000 persone e su un budget annuo di 80 milioni di euro: Torino ne sarà l’hub centrale con 600 persone occupate e opererà in stretta collaborazione con centri di ricerca nazionali e università.

Con un intervento sul Blog delle stelle la sindaca ha ringraziato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i ministri Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Paola Pisano (già assessore all’Innovazione della giunta pentastellata nel capoluogo piemontese), gli assessori Marco Pironti e Alberto Sacco e tanti altri, “come Don Luca Peyron che, dall’inizio, giocano il loro ruolo in questa sfida e non hanno mai abbandonato la convinzione di poterla vincere”. Per la sindaca (che potrebbe non ricandidarsi alla guida della città) Torino adesso può progettare il suo domani “con la consapevolezza che il futuro passerà di qui”.

L’I3A è non solo. Come raccontato dalla Stampa, nell’ex Fiat di corso Settembrini sorgerà il Manufacturing technology and competence center sponsorizzato dal governo: trenta ettari per l’industria 4.0. Senza dimenticare gli investimenti di Google a Settimo Torinese (dove nascerà un data center), quelli di Tim per un altro data center e il fondo Claris Biotech I, già sottoscritto per 30 milioni e sostenuto da investitori istituzionali come Cdp Venture Sgr per conto di FOF VenturItaly e Compagnia di San Paolo, Ersel e ulteriori investitori privati e family office come raccontato sempre dalla Stampa.

Come sottolinea Il Sole 24 Ore un importante ruolo in questa partita l’ha giocato l’Arcidiocesi di Torino e in particolare don Luca Peyron, “una storia da consulente in proprietà industriale prima di diventare parroco”. Oggi insegna Teologia della trasformazione digitale a Milano e Torino e si occupa di “spiritualità” delle tecnologie, oltre a essere direttore della Pastorale universitaria, dove da novembre è attivo un “pensatoio” sulla trasformazione tecnologica e digitale. A luglio è uscito il documento del Mise sull’Intelligenza artificiale e da lì è nata la candidatura della Città di Torino, spiega il quotidiano della Confindustria. “La diocesi in questo progetto c’è per diverse ragioni”, spiega, “anzitutto alla luce del tema dell’etica applicata alla tecnologia, poi perché si vuole valorizzare e promuovere il territorio, con Torino che può agire da motore di sviluppo su questi temi e dare una change ai ragazzi di quest’area. Partiamo da un tema, che tipo di Ia vogliamo? Torino ha una attenzione storica sui temi della sussidiarietà e dell’inclusività, forte dell’esperienza dei santi sociali”.

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