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Caso Navalny, la svolta Usa. Pompeo ora accusa Mosca (l’Italia nel guado?)

Washington punta il dito contro Mosca per l’avvelenamento dell’oppositore Alexei Navalny, probabilmente orchestrato da “alti funzionari” russi secondo il capo della diplomazia statunitense Mike Pompeo. Il segretario di Stato ha ribadito che Washington e tutti i suoi alleati europei vogliono che la Russia “renda conto dei responsabili”, aggiungendo che gli Stati Uniti cercheranno di identificare i colpevoli: “È qualcosa che esamineremo, valuteremo e ci assicureremo di fare ciò che dobbiamo fare per ridurre la probabilità che qualcosa di simile accada di nuovo”, ha spiegato.

QUI WASHINGTON

Sembra una svolta netta quella di Washington. Una nuova impostazione che potrebbe portare a nuove sanzioni degli Stati Uniti alla Russia, evenienza che neppure il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha escluso. Soltanto la scorsa settimana il presidente Donald Trump aveva spiegato di “non aver ancora visto” le prove dell’avvelenamento di Navalny con un agente nervino “del tipo Novichok” come sostenuto dalla Germania di Angela Merkel. Accuse respinte da Mosca che punta il dito contro Berlino parlando di disinformazione per “screditare” la Russia e di mancanza di collaborazione da parte delle autorità tedesche.

“Pompeo e Trump appartengono a correnti molto diverse”, commenta con Formiche.net Germano Dottori, professore di Studi Strategici alla Luiss e autore di La visione di Trump (Salerno editrice). “Mi stupirei se” il capo della diplomazia statunitense “conservasse il posto in una seconda amministrazione Trump”, aggiunge l’esperto definendo le diverse posizioni tra dipartimento di Stato e Casa Bianca una “non-notizia”. Tutto si racchiude in un punto, secondo Dottori: “Trump vuole l’accordo con Mosca. Cia e dipartimento di Stato no”.

La spiegazione della svolta di Washington potrebbe risiedere in quanto scriveva ieri il Wall Street Journal: “Se Trump vuole che Merkel cancelli il Nord Stream 2, come dice, può lavorare per coordinare una risposta che assicuri alla Germania sostegno” nel caso in cui decidesse di procedere contro il gasdotto. “Trump non si è mai preoccupato molto dei diritti umani, ma questo è un problema in cui i diritti si intrecciano con gli interessi nazionali degli Stati Uniti”, concludeva il Journal.

QUI ROMA

Del caso Navalny ha parlato anche il premier Giuseppe Conte, in un’intervista al Foglio nel corso della quale ha spiegato che “la posizione del governo tedesco, che peraltro esercita in questo semestre la presidenza della Ue, coincide con quella italiana ed europea”. “È necessario”, ha continuato, “fare piena luce su quanto accaduto, e perseguire i responsabili di un attentato di tale gravità contro un esponente dell’opposizione”. Evitando di commentare le prove “ineludibile” dell’avvelenamento fornite dalla Germania, il premier Conte ha poi cercato di non chiudere il dialogo con Mosca: il presidente Vladimir Putin “mi ha anticipato che avrebbe costituito una commissione di inchiesta e si è detto pronto a collaborare con le autorità tedesche”, ha sottolineato. “La collaborazione è la via migliore per scongiurare che questa drammatica vicenda possa incidere negativamente sui rapporti tra l’Unione europea e la Russa”.

Dichiarazioni che fanno il paio con le omissioni contenute nel comunicato stampa di Palazzo Chigi dopo la telefonata di due settimane fa tra Conte e Putin. Come osservato allora da Formiche.net, molte le differenze tra quanto dichiarato da Roma e quanto da Mosca: il comunicato del Cremlino precisava che la telefonata a Putin è partita da Conte, e non viceversa. E ancora: Mosca chiedeva a Roma di non interferire in Bielorussia e nel caso Navalny. Ma nel comunicato di Palazzo Chigi non c’era niente di tutto ciò: un riferimento ai temi toccati ma non ai contenuti.

E non era sfuggito il fatto che la telefonata di Conte (avvenuta pochi giorni dopo il rientro in Russia dell’ingegnere russo Alexander Korshunov, accusato di spionaggio dall’Fbi, visto il no italiano alla richiesta di estradizione della giustizia statunitense) fosse la prima in assoluto di un capo di governo dell’Unione europea dopo l’avvelenamento di Navalny. “E c’è chi in queste ore si pone domande. Se la Germania di Angela Merkel ha indossato le vesti di ‘poliziotto cattivo’ dell’Ue verso Mosca sul caso Navalny, la Bielorussia, l’Ucraina, l’Italia vuole sfoggiare quello del poliziotto buono?”, ci chiedevamo su queste pagine.

GLI INTERROGATIVI PER CONTE

Con l’intervista al Foglio Conte ha tentato di allinearsi alla posizione tedesca dopo le parole nette del ministro degli Esteri, il pentastellato Luigi Di Maio, a Formiche.net: “Quanto accaduto ci indigna profondamente e condanniamo quello che consideriamo un crimine e che chiama in causa la capacità e la volontà del sistema politico russo di assicurare alla giustizia i responsabili”. E a quelle della deputata Lia Quartapelle, capogruppo del Pd in Commissione Esteri, sempre a Formiche.net: “Credo che sul caso Navalny il governo avrebbe potuto essere più solidale e fermo insieme a Francia e Germania, perché l’avvelenamento è un caso veramente eclatante di quale sia il tenore del dibattito interno in Russia”.

Ma il premier ha lasciato due punti oscuri: non ha commentato le prove “ineludibili” della Germania sull’avvelenamento e sembra suggerire che basti una commissione d’inchiesta (costituita da Putin) per evitare che l’avvelenamento di un oppositore abbia conseguenze politiche.

Gli interrogativi su poliziotto buono/poliziotto cattivo e sulle preoccupazioni per i diritti umani mostrate da colui che il segretario Pd Nicola Zingaretti ha definito “un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste” rimangono. Ma a questi se n’è appena aggiunto un terzo: a quale gioco sta giocando il premier tra Stati Uniti e Russia?


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