Australia, Giappone, India e Stati Uniti potrebbero formalizzare i loro rapporti di collaborazione nella difesa dando vita a un’alleanza nell’Indo-Pacifico che somigli alla Nato e abbia come primo obiettivo il contrasto alle mire cinesi nella regione. È un progetto di Washington, annunciato da Stephen Biegun, numero due del dipartimento di Stato, pochi giorni dopo la notizia (analizzata anche da Formiche.net) dell’intenzione dei governi di Canberra, Tokyo e Nuova Delhi di avviare un’iniziativa comune (con il benestare di Washington) per ridurre la dipendenza economica dalla Cina a causa dell’aggressività militare e politica di Pechino.
L’obiettivo statunitense è far sì che i Paesi del “Quad” e altri nella regione siano grado di affrontare “la potenziale sfida della Cina”, ha spiegato il numero due della diplomazia statunitense intervenendo a un evento organizzato dallo US-India Strategic Partnership Forum. “La regione indo-pacifica è in realtà priva di forti strutture multilaterali”, ha aggiunto citando come esempi di cooperazione Nato e Unione europea. Nei progetti di Washington c’è poi anche un ampliamento del formato Quad coinvolgendo Corea del Sud, Vietnam e Nuova Zelanda (che è membro dell’alleanza d’intelligence Five Eyes).
“Le istituzioni più forti in Asia spesso non sono, penso, abbastanza inclusive e quindi c’è sicuramente l’intenzione a un certo punto a formalizzare una struttura come questa”, ha aggiunto citando la possibile partecipazione dell’Australia alla prossima esercitazione navale nella regione indiana del Malabar come esempio di passo avanti verso la formalizzazione del blocco. Dal 1992 Stati Uniti e India conducono queste esercitazioni. Dal 2015 si è aggiunto il Giappone. E quest’anno potrebbe toccare all’Australia, che dall’esplosione del coronavirus ha rapporti sempre più difficili con la Cina (ultimo caso, quello della giornalista australiana di Cgtn arrestata dalle autorità cinesi, come raccontato da Formiche.net).
Soltanto una volta, nel 2007, il governo di Canberra aveva deciso di prendere parte ai Malabar games (assieme a Singapore): “Ma Pechino ha reagito, il che significa che l’India ha esitato a rinnovare l’invito, apparentemente per paura di opporsi alla Cina, nonostante la chiara volontà di partecipare a Canberra”, ha spiegato un recente rapporto del think tank australiano Lowy Institute. Che osserva anche come gli scontri tra truppe cinesi e indiane a giugno nella valle himalayana di Galwan, in cui sono morti almeno 20 soldati indiani, abbiano reso il governo indiano più propenso a coinvolgere nuovamente l’Australia.
L’Indo-Pacifico è ormai una priorità degli Stati Uniti, come dimostrano le parole di Biegun. Che non sono però isolate. Giungono, infatti, dopo quelle di Robert O’Brien, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump, che venerdì ha definito “ridicole” le rivendicazioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale e ha annunciato che il segretario di Stato, Mike Pompeo, incontrerà gli omologhi di Australia, Giappone e India nelle prossime settimane.
(Foto: Twitter @USPacificFleet)