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Pechino in pressing su Taiwan. Mentre in Italia… L’analisi di Pelaggi

Secondo il ministero della Difesa di Taiwan la Repubblica popolare cinese è entrata nello spazio aereo dell’isola ben 46 volte negli ultimi nove giorni. Un aereo dell’Esercito popolare di liberazione ha violato la zona di identificazione della difesa aerea taiwanese giovedì scorso a un’altitudine di 2.300 metri. Si tratta dell’ultima provocazione, secondo l’interpretazione delle istituzioni di Taiwan, in un periodo temporale estremamente circoscritto. Joseph Wu, il ministro degli Esteri di Taiwan, ha esortato Pechino a “tornare agli standard internazionali civili” dopo che un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha apertamente respinto il confine marittimo nello stretto di Taiwan — la cosiddetta linea mediana. Il funzionario negato la possibilità dell’esistenza del confine stesso visto che “Taiwan è una parte inseparabile del territorio cinese”.

Dopo l’incredibile epilogo di Hong Kong, dove gli eventi degli ultimi dodici mesi ci hanno portato a un epilogo inimmaginabile fino a poco tempo fa l’attenzione dell’opinione pubblica è concentrata su Taiwan. L’isola sembra sempre più al centro della contesa tra Washington e Pechino. L’impegno bipartisan del Congresso statunitense per la difesa della democrazia taiwanese è stato evidente, anche un’amministrazione fortemente polarizzata come quella di Donald Trump ha saputo esprimere un supporto univoco a Taiwan.

Le vicende dell’Asia Pacifico sono geograficamente molto lontane dall’Italia e le questioni interne occupano come sempre le prime pagine dei quotidiani italiani. In questi ultimi mesi la propaganda della Repubblica popolare cinese ha mostrato una forte capacità di penetrazione nell’agenda mediatica italiana. La presenza di notizie dedicate a Taiwan sul sito della principale agenzia italiana sembra confermare questa tendenza. Digitando Taiwan sul sito dell’ANSA la prima notizia che appare ha un titolo che sembra uscito da Fascisti su Marte: “Cina, Taiwanesi partecipino a ringiovanimento nazione. Funzionario di Pechino incontra giovani di Taiwan nel Fujan”.

Però non c’è Corrado Guzzanti, non siamo in televisione e questa dovrebbe essere la “prima agenzia di informazione multimediale in Italia” come recita Wikipedia. Nel 2019 Ansa ha “stretto” un accordo con l’agenzia governativa cinese Xinhua. In pratica la principale agenzia italiana ci dà le notizie da uno dei Paesi più importanti al mondo solo attraverso le fonti governative. La parola “stretto” è tra virgolette perché è evidente che si tratta di semplice e pura attività promozionale, alla pari dei riquadri che le principali aziende comprano di volta in volta sui quotidiani italiani. Però qui non si tratta dell’acquisto di un orologio o di una macchina. Non serve un grande sforzo per capire che le fonti governative cinesi non rispettano nessuno dei paradigmi essenziali che definiscono la stampa occidentale e le sue libertà. Ci sono molte realtà di giornalismo indipendente, talvolta molto coraggiose, nella Repubblica popolare cinese. Ma non la Xinhua, che, mi sento di dire senza timore, è un puro strumento di propaganda.

Quando è stato siglato l’accordo tra Ansa e Xinhua molti analisti hanno avanzato dei dubbi. Questa è la situazione attuale, una condizione a cui ci siamo abituati rapidamente. Ricevere notizie del quadrante più importante del mondo sulla “prima agenzia di informazione multimediale in Italia” attraverso la propaganda straniera. Se propaganda straniera vi suona ridondante o eccessivo provate a leggere questo estratto dall’articolo: “Solo quando la Cina continentale e Taiwan mantengono solide relazioni possono essere fondamentalmente salvaguardati gli interessi e il benessere dei compatrioti di Taiwan, ha osservato Liu, invitando i giovani oltre lo Stretto di Taiwan a vivere la loro vita al massimo e dare un contributo al ringiovanimento nazionale”.

L’obiettivo principale delle agenzie di stampa è quello di fornire aggiornamenti ai media che non possono permettersi un inviato, pensiamo a tutti quei quotidiani locali che si affidano all’Ansa per avere aggiornamenti. In appena un anno ci siamo abituati a ricevere propaganda spacciata per notizie senza battere ciglio. Quella indicazione Xinhua in testa ai comunicati proveniente dal quadrante strategico più importante al mondo diventerà un’abitudine e non ci faremo più caso.

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