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Perdente a chi? Gramaglia racconta il duello (militare) fra Trump e Biden

Donald Trump “vive in base ad un codice di menzogne, avidità ed egoismo”: lo ha detto Joe Biden, parlando in Pennsylvania, uno degli Stati chiave delle presidenziali 2020. Il candidato democratico alla Casa Bianca ha duramente attaccato il magnate presidente per le parole spregiative attribuitegli nei confronti dei caduti americani, che avrebbe definito dei “perdenti”.

S’arroventa, dunque, la polemica sui “perdenti” innescata da The Atlantic e avallata da vari media, sempre citando fonti anonime. Biden ha aggiunto: “Mio figlio Beau – il figlio morto per un tumore nel 2015, un reduce dell’Iraq, ndr – non era un perdente o un fesso, non ha servito con perdenti o fessi, ha servito con eroi”. E ancora: “Trump non comprende perché la gente serva il proprio Paese: non mi sorprende, perché lui pensa solo a che cosa ci guadagna lui”.

Trump, che nega di avere dato dei “perdenti” ai caduti, accusa i “Fake News Media” di montargli campagne contro ad arte, e imputa ai vertici della difesa di voler intraprendere guerre per fare contente le aziende belliche: “Non dico che le forze armate mi amano, ma che i soldati mi amano”, ha affermato, secondo quanto riferisce il Washington Post. “I vertici al Pentagono probabilmente non mi amano perché loro non vogliono altro che combattere guerre, così tutte quelle meravigliose aziende che fanno bombe, aerei e tutto il resto restano contente”.

Una narrativa – osserva il giornale – che contrasta con l’atteggiamento condiscendente verso l’apparato militare-industriale degli Stati Uniti dell’Amministrazione Trump, che fa della vendita d’armi un importante strumento della sua politica estera.

Ieri, nel Labor Day, che segna negli Usa la fine dell’estate. Trump, in conferenza stampa, è tornato a parlare dell’epidemia di coronavirus, assicurando: “Produrremo un vaccino sicuro ed efficace a tempo record”, bollando come “non competente” la vice di Joe Biden, Kamala Harris, che non crede alle promesse del presidente sul vaccino. Il vaccino sarà “sul mercato alla fine dell’anno o anche prima, forse nel mese di ottobre o novembre, prima di un giorno speciale”, ha aggiunto il magnate, riferendosi implicitamente al 3 novembre, l’Election Day.

Aggiornati alla mezzanotte sulla East Coast, i dati della Johns Hopkins University indicano che i contagi negli Usa s’avvicinano a 6.300.000 – l’incremento quotidiano s’è ridotto negli ultimi giorni, come spesso accade nei fine settimana e nei festivi – e che i decessi superano i 189.200.

Fronte economia, Trump ha affermato: “Abbiamo la più grande e veloce ripresa occupazionale e produttiva nella storia”, rilevando che il tasso disoccupazione è sceso all’8,4% in agosto, “più giù del previsto”, con la creazione di 1,4 milioni di posti in un mese. E ha promesso, se sarà rieletto, “dieci milioni di nuovi posti nei primi 10 mesi del 2021″.

Per il presidente, la Cina vuole che Biden vinca a novembre: se succede, “la Cina e altri Paesi continueranno ad approfittarsi degli Stati Uniti come hanno fatto per tanti anni”. Per Trump, Biden ha speso i 47 anni della sua carriera politica a mandare posti di lavoro all’estero, specie in Cina, appoggiando tra l’altro accordi commerciali “disastrosi”.

Biden, che incontrava lavoratori e sindacalisti in Pennsylvania, ha replicato: “Trump sarà il primo presidente in 90 anni a lasciare l’incarico con meno posti di lavoro di quando l’ha assunto”, denunciando anche il più grande deficit commerciale da molto tempo a questa parte. Biden ha poi detto: “Trump spende troppo tempo sui campi di golf”, mentre la sua campagna accusava il magnate di preferire dirigenti aziendali e Wall Street ai lavoratori. Biden, nel Labor Day, ha twittato: “Oggi onoriamo le generazioni di lavoratori dei sindacati che si sono battuti per i diritti, i salari e i benefici che hanno costruito e sostenuto la middle class americana”.

Sull’epidemia, Biden ha detto che anche lui vorrebbe un vaccino contro il Covid-19 domani, anche se gli costasse le elezioni, ma che si fida solo della voce gli scienziati. L’ex vice di Obama chiede “piena trasparenza” e ammonisce che le promesse e le ripetute dichiarazioni false o fuorvianti del presidente sul virus “minano la fiducia pubblica”.

Tra i candidati vice Mike Pence e Kamala Harris, c’è stata invece battaglia sul fronte sicurezza. L’uso eccessivo della forza da parte della polizia sarà indagato, ma “non c’è scusa per le sommosse” ha detto Pence in Wisconsin, senza mai nominare Jacob Blake, l’afro-americano colpito dagli agenti alla schiena a Kenosha e rimasto paralizzato. Per Pence, la violenza contro i cittadini e le proprietà deve fermarsi: l’Amministrazione Trump non toglierà mai i fondi alla polizia. Invece, la Harris ha fatto una visita privata alla famiglia Blake: c’erano il padre e le sorelle di Jacob, mentre la madre era in collegamento telefonico.

Intanto, la Camera s’appresta a lanciare un’inchiesta sul responsabile delle Poste Louis DeJoy, che, quando dirigeva una sua azienda, sollecitava i dipendenti a fare donazioni al partito repubblicano, rimborsandoli successivamente con bonus di entità superiori, una prassi che violerebbe le regole sui finanziamenti elettorali.

DeJoy è un grande donatore del presidente Trump, che lo ha designato, e del partito repubblicano. Rispondendo a una domanda dei giornalisti, Trump ha detto di non conoscere bene la vicenda, ma di essere favorevole a un’indagine.


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