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Snellire il Parlamento non basta. Il prof. Bozzi spiega perché No al referendum

Di Giuseppe Bozzi

Siamo alle battute finali della campagna sul referendum costituzionale che la Fondazione Einaudi ha coraggiosamente promosso per la difesa della democrazia rappresentativa prevista dalla Costituzione.

L’improvvida revisione della Costituzione che si sottopone al giudizio dei cittadini è, in ordine di tempo, l’ultima manifestazione di una deriva illiberale e populista che pone sotto attacco la democrazia rappresentativa, umiliando il Parlamento e con esso la sovranità popolare e la stessa democraticità della Repubblica.

La maggioranza, sprovvista di visione e di pensiero articolato e di ampio respiro, ma soltanto in base all’impeto emozionale del momento, di un’infima concezione della politica come un costo e non un’opportunità, in base a delle opportunistiche alchimie interne ai partiti, che hanno abbassato il livello costituzionale al livello della politica ordinaria, ha inferto una sforbiciata lineare e casuale al numero dei parlamentari senza un quadro di riferimento organico, senza una revisione complessiva degli equilibri costituzionali e senza le garanzie che diano un senso coerente alla revisione costituzionale.

Senonché ogni sistema costituzionale rappresenta un tutto armonico e articolato in una pluralità di congegni e di istituti che non possono essere disarticolati casualmente.

La grande dimensione territoriale dei collegi elettorali a seguito della revisione determinerà un fossato fra elettori ed eletti, fra cittadini e le istituzioni fra parlamentari e territori, la diminuita rappresentanza degli italiani sarà tanto casualmente quanto disorganicamente distribuita a macchia di leopardo con territori sopra rappresentati altri sotto rappresentati ed altri addirittura privi di rappresentanza.

La revisione costituzionale proposta è figlia della concezione della rappresentanza come un impaccio alla politica in nome di una futuribile democrazia digitale, ossia di un’agorà virtuale, priva di controllo e di trasparenza, che sostituisce la voce reale degli elettori e dei cedimenti a questa concezione da parte di altre forze politiche di maggioranza per meri fini di conservazione del potere.

Restringendo la sovranità del popolo, si comprime il pluralismo sociale, culturale, economico, etnico che è proprio di una società sviluppata a struttura articolata e complessa, com’è quella italiana, e quindi l’esercizio articolato della sovranità secondo il modello del costituzionalismo liberale. Il pluralismo è garanzia per la democrazia.

Senza un radicale cambiamento dell’attuale sistema adottato dai partiti di selezione dei candidati alle assemblee legislative nel quale la fedeltà ai leader fa premio sulla qualità, la semplice riduzione del numero non è certo garanzia di maggiore professionalità e competenza.
Anzi lo snellimento delle Camere accrescerà fatalmente il potere di controllo e di condizionamento sui parlamentari delle oligarchie partitiche (la vera casta) e determinerà una verticalizzazione del potere, la mobilitazione dall’alto del consenso, con pregiudizio della centralità del Parlamento, della sua funzione di controllo dell’esecutivo, della ricettività in una sintesi dialettica delle domande che provengono dal basso e di componimento in unità di diversi e contrapposti interessi emergenti dalla società e dalle forze minoritarie di opposizione.

Nel giudizio che i cittadini dovranno esprimere non dovranno valere le sirene di una fantomatica e sconosciuta futura legge elettorale, un vero mistero all’interno di un enigma, propagandata quale miracolosa panacea dei guasti determinati dalla riforma, né dovranno valere i timori della caduta del governo poiché la Costituzione si pone al di sopra delle contingenze politiche.

Il tema sul quale i cittadini sono chiamati ad esprimersi il 20 e il 21 settembre 2020 è soltanto quello se sia conforme alla Costituzione la sottrazione della rappresentanza ai cittadini, ricordando che la democrazia è tale soltanto se il potere emana dal popolo e per il popolo e se tramite esso i cittadini possano scegliere liberamente i propri rappresentanti e farne valere la responsabilità.


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