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Gli Usa e il futuro delle sanzioni contro Maduro (mentre l’Europa…)

Il governo degli Stati Uniti aumenta la pressione su Iran e Venezuela. Sono state annunciate nuove sanzioni sul regime di Nicolás Maduro, per il sostegno al programma nucleare iraniano, perché “non importa chi tu sia, se violi l’embargo sulle armi delle Nazioni Unite contro l’Iran, rischi sanzioni. Le nostre azioni odierne sono un avvertimento che dovrebbe essere ascoltato in tutto il mondo”, ha spiegato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo.

Il capo della diplomazia americana ha conversato con il presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, per rinnovare il sostegno degli Stati Uniti all’opposizione venezuelana. “Grande chiamata oggi con il presidente del Venezuela, Juan Guaidó“, ha scritto  su Twitter. “Il presidente Donald Trump sostiene Guaidó e il popolo venezuelano amante della libertà. Gli Stati Uniti continueranno a sostenerlo finché non ritornerà la loro libertà. Siamo con voi!”.

Gli esperti però si chiedono quali sarà il futuro delle sanzioni degli Usa contro il regime venezuelano, con le elezioni presidenziali degli Stati Uniti alla porta. Il sito Infobae ha raccolto alcune analisi che prevedono delle misure contro Maduro, in caso di un’eventuale vittoria di Joe Biden o la rielezione di Donald Trump.

Per Juan Cruz, ex consigliere del presidente Trump per l’Emisfero occidentale, ha detto in un dibattito del Wilson Center, che c’è uno spazio da riconsiderare. Sebbene la Casa Bianca mantenga una posizione di “massima pressione” contro il governo socialista, con una serie di sanzioni che puntano alla caduta di Maduro, questa strategia ad oggi non ha avuto buoni risultati.

L’ex consigliere crede che gli Usa abbiano fatto un embargo al Venezuela su tutto, non resta molto altro da fare. Juan González, collaboratore di Biden durante il governo di Barack Obama, ha detto che le sanzioni unilaterali “non hanno mai funzionato nella storia al momento di stabilire un cambio di regime. Abbiamo bisogno di raggiungere una forma di pressione perché il regime torni al tavolo di negoziazione con l’opposizione, alla pari”.

González considera prematuro prevedere quale sarebbe il piano di Biden, in caso di approdo alla Casa Bianca, nei confronti del Venezuela. Anche perché ci sono le elezioni legislative a dicembre per rinnovare il Parlamento venezuelano. Secondo lui, la forma in cui si sta organizzando il voto porta a pensare che le elezioni non saranno libere né giuste, per cui il governo di Biden non riconoscerebbe il risultato.

Ma per González le sanzioni non sono un’opzione perché aggravano la sofferenza del popolo venezuelano. Queste misure “devono essere uno strumento, non la strategia in sé”. Il dossier Venezuela ha un peso enorme nella campagna elettorale americana. La politica degli Stati Uniti verso il regime del Paese sudamericano è fondamentale per il voto in Florida, uno degli stati con più peso per la legge elettorale americana e con un’importante colonia di venezuelani oppositori al regime di Maduro. Ad oggi in Florida (che ha 29 voti del collegio elettorale) Biden ha il 48,6% dei consensi, mentre Trump il 47%, secondo gli ultimi dati di RealClearpolitics.

E l’Europa? L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea (Ue), Josep Borrell, ha lasciato la porta aperta alla possibilità che una missione di osservatori sia presente alle elezioni legislative in Venezuela, pur riconoscendo che ancora non ci sono le garanzie richieste. “Per il momento le condizioni non sono rispettate – ha spiegato – ma continuiamo a pensare che ci sia una finestra di opportunità”. Borrell ha ricordato che per organizzare il viaggio degli osservatori servono almeno cinque mesi di tempo, ma che Maduro aveva già respinto la richiesta.

I guai per Maduro sono solo all’inizio. Da oggi fino al 24 settembre, la Corte d’appello del Regno Unito esaminerà il reclamo presentato dalla Banca centrale del Venezuela contro la Banca d’Inghilterra, accusata di detenere illegalmente dell’oro di proprietà di Caracas. Il ricorso presentato dal regime venezuelano cerca un riesame della sentenza con cui la giustizia britannica ha concesso le riserve al presidente ad interim, Juan Guaidó.  I giudici ascolteranno le parti per emettere una sentenza definitiva sul caso.

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