Carissimi,
è con una certa emozione che vi scrivo perché la prima campanella che da anni suona per l’avvio dell’anno scolastico ha nel 2020 un suono rinnovato. E non solo perché ricorre il ventennio della legge sulla parità scolastica, ma soprattutto perché in una logica di “opportunità” e non solo di “disgrazia”, il covid-19 ha cambiato le vite di noi tutti. Certamente, sentimenti quali la paura del contagio, ma anche la certezza che solo ripartendo si superano gli ostacoli, si sommano all’entusiasmo, alla trepidazione di incontrare i colleghi, ma soprattutto gli studenti e le loro famiglie. Nessuno di noi è più l’uomo e la donna del precovid-19 e del lockdown. Le difficoltà ci aiutano a prendere consapevolezza del bene che, forse, diamo troppo per scontato, ma anche ci invitano a tornare ai fondamentali; si diventa tutti un po’ più pragmatici e si ritorna a dare importanza a parole desuete nell’ultimo decennio, quali: incontro, formazione, cultura, scambio, confronto, autonomia, parità, libertà.
La tecnologia che si era imposta distraendoci, nel covid è divenuta uno strumento utile per restare connessi; da causa di distrazione è divenuta occasione di contatto e oggi ci ha concesso di capire che ripartire è necessario perché solo dall’incontro, e nell’incontro, può esserci formazione, crescita. Come non mai abbiamo capito il ruolo fondamentale della scuola come opportunità per i ragazzi, scuola come ascensore sociale, i docenti come figure essenziali per la costruzione di una società più giusta ed equa.
Se riparte la scuola, riparte il paese. Ormai ne siamo tutti consapevoli.
Nei mesi scorsi, e fin dai giorni più dolorosi del lockdown, le scuole pubbliche paritarie hanno compiuto una serrata azione civile per riuscire a sfatare ogni ideologia per consentire agli 8 mln di studenti di vedersi garantito il diritto all’istruzione senza alcuna discriminazione economica e per far cessare la grave discriminazione che si perpetua da anni nei confronti dei docenti delle scuole paritarie. Centinaia di articoli, centinaia di ore di dirette, rumore costruttivo, webiminar promossi da svariate associazioni di gestori e di famiglie, flash mob, insomma le scuole sono scese in una piazza virtuale che accoglie centinaia di migliaia di persone.
Quindi, oltre a dirvi, cari colleghi, grazie per la vostra generosa disponibilità e per il vostro lavoro insostituibile, vi dico anche che abbiamo compiuto dei passi molto, molto importanti e decisivi. Crediamolo: stiamo scrivendo una pagina di storia nel ventennio della legge sulla parità e mi auguro che vogliate parlarne ai nostri studenti, soprattutto liceali, ma anche ai più giovani.
Negli ultimi 5 mesi la costanza di centinaia di migliaia di cittadini ha ottenuto tre risultati senza precedenti che vorrei condividere con voi:
1. finalmente (nel ventennio dalla legge sulla parità) è caduta la “muraglia della non conoscenza” e il covid come cigno nero ha portato a compimento il lavoro enorme di tanti di noi per chiarire le ragioni di un sistema scolastico iniquo. Oggi le famiglie sanno che per il figlio che frequenta la scuola statale, quest’ultima non è gratis, ma costa 8.500 euro all’anno; sanno che con 5.500 euro potrebbero scegliere fra una scuola pubblica statale e una paritaria e si chiedono quale sia il destino dei 3000 euro di differenza… Sanno che anche la scuola paritaria è pubblica, realtà finalmente riconosciuta dall’unica forza politica che mancava all’appello, per bocca della Ministra Azzolina. I detrattori, negli anni, si sono avvalsi della non conoscenza per alimentare, attraverso le fake news, la loro ideologia e forse i cittadini hanno dato troppe cose per scontate, sottovalutando il peso enorme del silenzio che alimenta la confusione e legittima l’inerzia. Ormai non si torna più indietro.
2. Abbiamo realizzato (a 45 anni esatti da quel 1975, quando si prefigurò) il sogno di Aldo Moro di una “maggioranza politica fatta di forze al governo e all’opposizione” che non solo non hanno ostacolato il processo della verità ma sono stati capaci di liberare la scuola dalla strumentalizzazione politica. Sono convinta che la parte residuale contraria presto comprenderà che un sistema scolastico più equo è propedeutico a garantire il diritto all’istruzione per tutti, dando pari opportunità soprattutto alle classi sociali più svantaggiate e fragili di contribuire alla vita civica. Ora davvero per tutti, Movimento 5 stelle compreso, le scuole paritarie hanno un ruolo fondamentale per il Paese. Insomma come abbiamo avuto modo di dire non manca proprio più nessuno e indietro non si torna. Ci sono tutti gli ingredienti nella trasversalità politica: autonomia, parità, libertà di scelta educativa, qualità, equità.
3. E’ chiaro che non basta che la scuola riparta: è necessario che riparta il diritto all’istruzione per tutti e questo domanda patti educativi fra scuole pubbliche, statali e paritarie. Ci sono singole realtà locali che si stanno già organizzando in tal senso ma ora tocca a ciascuno di noi considerare positivamente questi risultati affinchè si realizzino i patti educativi e in questo modo il sistema scolastico italiano sarà più equo e di qualità.
Evidentemente l’allarme e il rischio sono molto più gravi della parete che manca, della sedia, del tavolo. In estrema sintesi in queste ore sono due gli allarmi seri strettamente collegati: a) il diritto all’istruzione – fatto di progettualità di visione, di programmazione, di contenuti ma anche di obiettivi – riparte solo per pochi privilegiati e, data la situazione, non potrà essere altrimenti; b) ai giovani daremo solo «i sussidi che servono a sopravvivere, a ripartire”, sottolinea Mario Draghi. Ma quando si esauriranno, il rischio è che ai giovani resti “la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e i loro redditi futuri”. Il rischio reale è quello di una “distruzione di capitale umano di proporzioni senza precedenti dagli anni del conflitto mondiale», dichiara Draghi.
Quindi ciascuno di noi deve e può raccogliere i numerosi inviti del Presidente Mattarella che invoca la collaborazione e gli inviti di Draghi, affinchè non si concretizzi il rischio reale che il sistema scolastico, da iniquo, oggi si avvia a diventare un sistema che fa del diritto all’istruzione un privilegio. Mancano gli ambienti: per il 15% di allievi non c’è la scuola e “occorrono tre mila edifici” dichiarò la stessa Ministra Azzolina il 26/06; mancano i docenti: 85 mila le cattedre vacanti. In queste ore i Presidi dichiarano che servono 20mila aule per 400 mila studenti; intanto sono cento le scuole pubbliche paritarie, unici presidi di libertà in diverse zone d’Italia, che hanno chiuso: il sito www.noisiamoinvisibili.it le ha censite. Per 3.800 allievi non c’è, nelle vicinanze, nessuna scuola disponibile ad accoglierli essendo tutte full; insomma, senza ambienti, senza docenti, con un reale problema per i mezzi di trasporto, è chiaro che il diritto all’istruzione per quel 15% pari a 1.139.000 allievi non può essere garantito.
E’ evidente che per le classi sociali più avvantaggiate economicamente non sussiste il problema: potranno pagare la baby-sitter, potranno permettersi le homeschooling (la scuola parentale, con i precettori a casa – si spera in regola), potranno permettersi di frequentare la scuola statale raggiungendola a piedi o in auto (la scarsità dei mezzi di trasporto colpisce i poveri che vivono nelle periferie e guarda caso sono quelli esclusi dalla DaD); potranno permettersi la DaD godendo degli strumenti più evoluti; potranno permettersi la scuola paritaria, confessionale o meno, che con rette da 7.000 euro annui ha combattuto la crisi. Le scuole paritarie che hanno chiuso sono quelle che si sono indebitate per tenere rette nei corsi dell’infanzia di euro 2.500-3.000 annui; nella scuola primaria di 3.500 annui e di massimo 3.800 euro per i licei (considerato che lo Stato stesso considera un costo simbolico quello sotto i 6.000) che probabilmente di confessionale non avevano nulla.
Quindi il risultato è che il povero avrà sempre meno strumenti di pensiero, non riuscirà ad emanciparsi, legato da una logica di assistenzialismo sociale, mentre il ricco avrà sempre più la capacità di comprendere se stesso, gli altri e la storia, e potrà assumere ruoli apicali nella società. Il diritto all’istruzione va garantito in quanto dà a tutti gli stessi strumenti per partecipare alla vita civica e per favorire la tolleranza, il rispetto, la pace tra i popoli.
E’ questo scenario che si impone con tutta la propria evidenza e diventa quell’opportunità che – se non incontra il talento – è un’occasione persa. Ecco perché è drammatico pensare che si possa sprecare quell’unica occasione per rimettere la scuola sul binario corretto. La Ministra Azzolina ha voluto chiarire con una nota: «La precisazione si rende necessaria – spiegano da Viale Trastevere – a seguito di prese di posizione e notizie in cui si fanno tali affermazioni e si asserisce anche che il Governo non voglia utilizzare le paritarie per pregiudizio ideologico. Le scuole paritarie fanno parte del Sistema nazionale di Istruzione e non c’è pregiudizio alcuno nei loro confronti».
L’incongruenza è evidente a chi ragiona: se le scuole paritarie fanno parte del sistema nazionale di istruzione – e quindi svolgono un servizio pubblico – perché le famiglie non sono libere di sceglierle, dovendo pagare sia le tasse (8.500 costa un allievo della statale), sia le rette (solo 500 euro ricevono dallo Stato) e quindi devono pagare due volte il pizzo della libertà? Perché gli insegnanti di queste scuole pubbliche sono discriminati? I loro alunni superano egregiamente esami pubblici di Stato! Tutto ciò avviene solo in Italia e non in Europa, dove il diritto di apprendere è per tutti libero e gratuito. E’ questo che la tragedia del covid-19, incontrando il talento (ma l’incontro non c’è stato), avrebbe potuto regalare all’Italia: con i patti educativi avremmo avuto un sistema più giusto ed equo.
Il Governo sa bene che i patti educativi sono la soluzione più intelligente e più economica per consentire a tutti gli studenti di ritornare in classe e di dare un futuro alla Nazione: non farlo per una irrazionale chiusura ideologica sarebbe il gesto più irresponsabile della storia degli ultimi 50 anni. I cittadini lo sanno, sono informati e aspettano…
I Patti educativi si potranno tradurre concretamente nelle seguenti opzioni: a) si sposti una classe (allievi e docenti) dalla statale alla paritaria vicina; e/o b) si destini a quel 15% di allievi delle statali che non potranno più frequentarle, una quota capitaria che abbia come tetto massimo (ben inferiore agli 8.500 euro annui!) il costo standard di sostenibilità per allievo.
Se nel breve periodo si procede con la stabilizzazione dei docenti precari, un censimento del fabbisogno di cattedre e dell’offerta di docenti con l’introduzione dei costi standard di sostenibilità per tutti gli studenti, il sistema scolastico italiano sarà più equo e quindi di qualità come in Europa.
Carissimi collaboratori, coraggio! Puntiamo a superare anni di discriminazione, affinchè nessuno studente, da adulto, debba dire “avrei voluto studiare in una buona scuola pubblica, ma non potevo; o nessun docente dica “avrei voluto insegnare qui, ma per il posto fisso ho dovuto scegliere la chiamata. La scuola statale sia per tutti una scelta libera, non obbligata.
Allora tutti saremo più liberi e anche tutti più felici.
Buon anno scolastico! Sarà un capolavoro che ci vedrà tutti con gli occhi di bimbi che si stupiscono.
Con stima e gratitudine
sr Anna Monia Alfieri