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Navalny, ora fuori le sanzioni Ue. Parla Balfour (Carnegie)

“Il caso di Alexei Navalny e il caso bielorusso sono troppo eclatanti perché l’Unione europea non porti avanti delle sanzioni, perlomeno nei confronti di alcuni individui”. È quanto sostiene Rosa Balfour, italo-britannica a capo di Carnegie Europe, uno dei principali think tank di Bruxelles, intervistata da Formiche.net.

L’ago della bilancia è la Germania, spiega l’esperta sottolineando come con il disimpegno statunitense e la Brexit che sta portando via il Regno Unito “il baricentro delle grandi decisioni di politica internazionale è l’asse franco-tedesco”. Infatti, senza un forte intervento di Washington per posizioni più forti contro le interferenze russe e senza Londra che ha portato avanti nei confronti della Russia una politica con i diritti umani al centro (ben più di Francia e Germania), Berlino e Parigi “sono più esposte”.

“La gravità delle due situazioni sta mettendo molta pressione sulle due capitali affinché dimostrino una posizione più incisiva”, sostiene Balfour. “E se l’Unione europea ha una posizione unita sulla Russia è perché la Germania ha voluto forgiarla”, aggiunge ricordando il dibattito riaccesosi in Germania su diversi temi come quello del gasdotto Nord Stream 2.

L’ASSENZA DI LEADERSHIP

Intervistato alcuni giorni fa da Formiche.net Edward Lucas, vicepresidente del Cepa, lamentava che sul dossier bielorusso in particolare “al momento l’unica vera leadership che vediamo è quella della Lituania, del suo ministro degli Esteri Linas Linkevicius e del presidente Gitanas Nausėda. Oggi sono loro di fatto a guidare il mondo libero. È positivo per la Lituania e per loro. Ma penso serva di più”. Balfour condivide l’impostazione evidenziando come non ci sia “vero interlocutore che dia sostegno ai bielorussi”. Soltanto le attività del Parlamento europeo, che per esempio vorrebbe dare il Premio Sakharov per la libertà di pensiero all’opposizione al regime di Aleksandr Lukashenko. “Le scelti finali sono molto condizionate dall’esperienza ucraina: il timore di un intervento militare russo ha inibito una risposta europea più forte”, commenta la direttore del Carnegie Europe.

I PROBLEMI PER L’EUROPA

Ci sono due problemi, spiega. Da una parte nelle capitale europee c’è il timore che interrompere il dialogo con la Russia implichi che accada lo stesso su questioni come Siria, Ucraina e Libia. Dall’altra il fatto che l’Europa ha pochissimi strumenti per influenzare la Bielorussia: il peso commerciale in Bielorussia è minimo e la Russia “sono 10 anni che fa quello che vuole con pochissime ritorsioni”, dice. Ma invita a non farsi illusioni: “Sperare che Vladimir Putin convinca Lukashenko a farsi da parte e avviare un percorso di transizione senza intervenire in maniera sostanziale per assicurare un’influenza è wishful thinking”.

Infatti, prosegue, “l’esperienza ci ha dimostrato che con l’impunità l’avventurismo russo continua e anzi Mosca diventa sempre più assertiva e sfacciata. In alcuni scenari sono bastati qualche mercenario e un po’ di disinformazione per ottenere molto. Questa è la situazione che viviamo: non si riesce a trovare né tramite il dialogo né una tramite posizione più dura verso Mosca ad aggiustare la situazione sul terreno sui vari fronti”.

I DISCUSSI VOTI DI 5 STELLE E LEGA

Questa settimana il Parlamento europeo ha adottato due risoluzioni, una che condanna fermamente l’avvelenamento dell’oppositore russo Navalny, l’altra contro le violenze del regime in Bielorussia. Le votazioni hanno fatto molto discutere in Italia viste la scelta della Lega di votare contro la prima e di astenersi sulla seconda e quella del Movimento 5 stelle di astenersi sulla prima. “Il Movimento 5 stelle su certe tematiche internazionali è sempre stato piuttosto ambiguo”, prosegue Balfour. “Mentre la Lega o l’estrema sinistra per ragioni diverse possono trovarsi su posizioni simili rispetto alla Russia per esempio, il Movimento 5 stelle non ha un’agenda ideologica ben definita: è stato filorusso, filocinese, pro Maduro; posizioni eccentriche rispetto alla maggioranza europea. Tuttavia, dobbiamo sottolineare che stando ai voti al Parlamento europeo si muovono in maniera simile a liberali e verdi. Non è un gruppo che ostracizza i lavori”, dice.

Veniamo alla Lega. Condannando l’avvelenamento Marco Zanni, presidente gruppo Identità e democrazia di cui il Carroccio fa parte, ha spiegato alla Stampa le ragioni della scelta: “L’ottusa logica delle sanzioni andrebbe a colpire e penalizzare anche aziende italiane”. E ancora: “L’Europa fa affari con regimi come Cina e Turchia”, e allora “perché non sanzionano il dittatore Erdogan, anziché continuare a finanziarlo coi soldi dei contribuenti?”. 

Balfour, che ridimensiona la propaganda di Matteo Salvini sull’impatto delle sanzioni sulle imprese italiane (“non è così serio come dice”), si dice “non stupita” del voto leghista, visto che il Carroccio “ha sempre avuto una posizione abbastanza filorussa oltreché rapporti istituzionalizzati con Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Che esprima queste posizioni a favore della Russia e che cerchi di stanare i doppi standard sull’Europa, che pur ci sono, non mi stupisce”, aggiunge. “Inoltre, visto che la risoluzione è passata con ampia maggioranza la posizione della Lega è più che altro declaratoria, rivolta al pubblico italiano. All’interno delle dinamiche del Parlamento europeo è ininfluente”. Declaratoria anche verso Mosca?, le chiediamo. “Penso che il voto in sé non interessi a Putin. Piuttosto, è interessato a mantenere questi rapporti con certi partiti e averli fedeli affinché nel momento in cui andassero al governo o riuscissero a creare un gruppo più influente al Parlamento europeo potrebbero tornargli utili”, conclude.

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