Libri e media a raffica contro Donald Trump, che non riesce a intaccare il vantaggio di Joe Biden nei sondaggi nazionali: secondo un rilevamento della Cbs, il candidato democratico è dieci punti avanti nelle intenzioni di voto degli elettori, 52% a 42%, a meno di due mesi dall’Election Day. RealClearPolitics, che fa la media dei sondaggi, vede Biden sette punti avanti a livello nazionale e tre punti negli Stati in bilico, dove il voto si decide.
I dati dei sondaggi non paiono finora premiare la campagna del presidente candidato: Law&Order, sul fronte delle tensioni razziali che attraversano l’Unione; l’epidemia di coronavirus trattata come una cosa del passato (sperando di annunciarumpre un vaccino a ridosso del voto); l’economia in ripresa, anche se lungi dall’avere assorbito le perdite accusate in primavera in termini di crescita e di posti di lavoro.
Ai libri e ai media, Trump risponde attaccando: “I democratici e i Fake News Media hanno lanciato una massiccia campagna di disinformazione, una mai vista prima. Diranno ogni cosa possibile, come le recenti bugie sui militari, augurandosi che facciano effetto”.
Fronte coronavirus, i dati della Johns Hopkins University indicano che i contagi negli Stati Uniti, alla mezzanotte sulla East Coast, si avvicinano a 6.276.000 e che i decessi sfiorano i 189.000.
81 premi Nobel si sono pubblicamente schierati con Biden perché è ‘pro scienza’ e hanno spiegato, in una lettera aperta, che il candidato democratico “ascolta gli esperti”, “apprezza l’uso della scienza per trovare soluzioni”, riconosce “il valore della collaborazione internazionale nella ricerca” e rispetta “il contributo degli immigrati alla vita intellettuale del Paese”.
Si allunga la sequela dei libri anti-Trump: dopo quelli di John Bolton, Mary Trump e Stephanie Winsont Wolkoff, esce domani “Disloyal: A Memoir” dell’avvocato paraninfo Michael Cohen, quello che comprava in nero il silenzio delle ‘amichette’ del magnate non ancora presidente, ma già marito di Melania.
Il Washington Post ne ha ottenuto una copia. Cohen, già condannato per le sue azioni illegali, cita Trump dire che gli afro-americani “non sono la mia gente” e che gli ispanici “come i neri sono troppo stupidi per votare per me”.
L’ex legale personale del magnate ne racconta la fascinazione per Vladimir Putin, capace di guidare il suo Paese come fosse la sua società, e l’ossessione per Barack Obama. Una volta avrebbe detto: “Dimmi un Paese guidato da un nero che non è un cesso”; e avrebbe poi aggiunto: Nelson Mandela ha “rovinato il Sud Africa”, “non era un leader”.
Trump giunse ad assumere un sosia di Obama per fare un video in cui insultava il suo predecessore e lo licenziava. Cohen non dice la data del video o chi era l’attore che impersonava il ‘Faux-Bama’, ma pubblica una foto di Trump seduto alla scrivania di fronte a un afro-americano in abito scuro che assomiglia a Obama
Anche l’ex agente dell’Fbi Peter Strzok ha scritto un suo libro, ‘Compromised’, in cui afferma che Trump è una “minaccia alla sicurezza nazionale: non è patriottico, è l’opposto”. Strzok partecipò alle indagini sul server di Hillary Clinton e sui legami della campagna di Trump con la Russia. E ipotizzare che il magnate sia una delle operazioni meglio riuscite nella storia dello spionaggio, che cioè fosse – e sia un “candidato manciuriano” – dal romanzo di Richard Condon, più volte portato al cinema.
Libri a parte, non si stempera la polemica di trump con The Atlantic, la rivista che ha riferito suoi commenti insultanti sui caduti Usa della Grande Guerra. Trump twitta: “Steve Jobs non sarebbe contento di vedere sua moglie sprecare i soldi che le ha lasciato in una rivista della sinistra radicale guidato da un truffatore (Goldberg) e che diffonde Fake News e odio”. Laurene Powell Jobs, vedova di Steve Jobs, è co-proprietaria di The Atlantic.
Gli replica Jeffrey Goldberg, il direttore della rivista: le rivelazioni sono “solo la punta dell’iceberg”, “nuove informazioni saranno pubblicate nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”. E alla Cnn spiega che il ricorso a fonti anonime è normale in “un clima in cui il presidente cerca attivamente d’intimidire”.
A Trump, domenica, ha risposto su tutti i fronti Kamala Harris, la vice di Joe Biden: in un’intervista alla Cnn, ha detto che è stato un “fallimento”, un “incompetente” nel gestire la pandemia e la perdita di posti di lavoro; e che vive in una “realtà alternativa”, quando sostiene dice che non c’è razzismo nel sistema di giustizia – ci sono “due sistemi di giustizia” -. Parlando da ex procuratore, la Harris aggiunge che “ci sono le basi per mettere sotto accusa” gli agenti che hanno sparato alla schiena, paralizzandolo, a Jacob Blake a Kenosha in Wisconsin. La Harris si aspetta interferenze nel voto: “Ci saranno interferenze nelle elezioni del 2020, così come ci sono state nel 2016, e la Russia sarà in prima fila”.
Dopo avere ordinato alle agenzie federali di sospendere i corsi di sensibilizzazione anti-razzismo, Trump intende tagliare i fondi alle scuole che usano il ‘1619 Project’ del New York Times, già premiato con il Pulitzer. Il presidente twitta: “Il Dipartimento dell’Istruzione verificherà” se scuole della California lo usano; “se lo fanno, non avranno finanziamenti”. Entrambe le decisioni nascono dalla convinzione di Trump che tali corsi sono uno spreco di soldi dei contribuenti e servono solo alla propaganda anti-americana.
Il ‘1619 Project’ è stato lanciato dal New York Times Magazine nel 2019: ricostruisce la storia dell’Unione, facendola iniziare nel 1619, quando i primi schiavi giunsero in Virginia dall’Africa, invece che nel 1776, l’anno della proclamazione dell’indipendenza dalla Gran Bretagna.