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Il contrattacco di Trump parte da Kenosha. Il punto di Gramaglia

In visita a Kenosha, Donald Trump accusa i manifestanti anti-razzismo di essere “terroristi interni”: per lui, la cittadina del Wisconsin è stata devastata da rivolte “anti-polizia” e “anti-americane” dopo il ferimento di Jacob Blake, il giovane nero colpito da un agente con sette pistolettate alla schiena e rimasto paralizzato. “Non sono manifestazioni pacifiche, sono atti di terrorismo interno”.

Dopo l’arrivo, il presidente candidato per prima cosa ha fatto un giro tra le proprietà danneggiate o date alle fiamme durante le proteste e poi ha incontrato rappresentanti delle forze dell’ordine, affermando che “la grande maggioranza dei poliziotti sono onesti servitori pubblici”: “Qualcuno va nel pallone per decisioni difficili, che vanno prese in frazioni di secondi”.

E, come aveva già fatto in un’intervista alla Fox, Trump ha di nuovo paragonato gli agenti che sparano senza motivo ai giocatori di golf che mancano una buca da un metro. Con conseguenze, però, più drammatiche d’una buca sbagliata. “Noi amiamo le forze dell’ordine, la retorica anti polizia è pericolosa”.

Nessun contatto, invece, con la famiglia Blake. “Mi sento malissimo pensando a chiunque passi attraverso una cosa del genere”, risponde il magnate a chi gli chiede se abbia un messaggio per loro. “Non sono riuscito” a parlare con la madre di Jacob, ma “ho sentito” il suo pastore, “una signora molto per bene”.

Anche il candidato democratico Joe Biden sarà “appena possibile” a Kenosha per placare le tensioni e mostrare “sostegno alla polizia e alla guardia nazionale”. Ma Biden – annuncia la sua campagna – “vuole essere sicuro di riuscire a parlare a tutti”, incluse le famiglie dei manifestanti uccisi.

C’è invece l’impressione che il presidente lo faccia apposta ad alimentare le tensioni: gioca la carta della paura, cui affida le sue chance di rielezione. Come se non bastasse la cronaca: anche lunedì, un nero è stato colpito e ucciso da agenti nella contea di Los Angeles a South Los Angeles. Ci sono state proteste e assembramenti sul luogo dell’episodio.

Secondo la polizia, due agenti hanno fermato per un controllo Dijon Kizzee, 29 anni, che viaggiava sulla sua bicicletta. L’uomo avrebbe, però, abbandonato la bici, dandosi alla fuga. Raggiunto, avrebbe opposto resistenza e sferrato un pugno a un poliziotto. Poi avrebbe cominciato a spogliarsi. Notata fra gli indumenti una pistola semiautomatica nera, gli agenti avrebbero sparato: più colpi, mortali.

Ma la strategia della tensione, estremamente rischiosa osa in un Paese che molti media definiscono “sull’orlo di una Guerra Civile fredda”, non sembra pagare nei sondaggi, nonostante le percezioni dei media. Biden resta saldamente in testa dopo le convention, almeno secondo l’ultimo sondaggio di Morning Consult: è avanti di 8 punti – nel 2016, dopo le convention, Hillary Clinton aveva solo tre punti di vantaggio sul magnate -, 51% a 43%; e, fra le donne, è addirittura avanti di 12 punti, anche grazie alla scelta come vice di Kamala Harris.

Dichiarazione dopo dichiarazione, Trump rafforza la scelta di campo: sta coi poliziotti, anche quando sparano a neri inermi, e sta coi ‘vigilantes’ che affrontano i manifestanti anti-razzismo, anche se ne ammazzano due a fucilate.

“Vado a Kenosha per ringraziare le forze dell’ordine e la guardia nazionale”, aveva detto ieri, lasciando la Casa Bianca: “Io sono per legge e ordine”; i manifestanti sono “saccheggiatori, rivoltosi, anarchici, gente cattiva”. E aveva pure preso le difese del ragazzo di 17 anni che ha ucciso due manifestanti e aveva definito “un brav’uomo, un uomo religioso” il miliziano dei Patriot Prayer ucciso sabato a Portland. Su Blake, Trump, in dieci giorni, non ha speso una parola.

Il presidente attacca Biden, manovrato – dice – da “persone di cui non si è mai sentito parlare, persone che sono nell’ombra” e che “stanno controllando le strade”. Teorie cospirazioniste, corredate da episodi misteriosi appena accennati. Trump, invece, smentisce di essere stato vittima, lo scorso anno, di una serie di leggeri ictus: “Non è mai accaduto a questo candidato, fake news. Forse si riferivano a un altro candidato di un altro partito”, twitta. Un altro tweet gli viene rimosso dal social media: avallava l’idea che i morti di Covid negli Usa siano solo il 6% dei 184 mila finora contati.

Fronte coronavirus, i dati della Johns Hopkins University indicano che i contagi negli Stati Uniti hanno quasi raggiunto i 6.074.000 – e che i decessi – di nuovo oltre mille in un giorno – s’avvicinano a 184.700.

(Usa2020)

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