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La California brucia e si torna a parlare di clima. Il punto di Gramaglia

Gli incendi in California e nell’Ovest dell’Unione, che stanno devastando intere fette di territorio, riportano il tema del cambiamento climatico nella campagna elettorale: criticato per l’indifferenza di fronte ai roghi in corso, Donald Trump sarà oggi in California per rendersi conto della situazione e visitare i luoghi.

Joe Biden, incalzato dall’emergenza incendi, fa sapere che lui e la moglie Jill pregano e sono vicini a tutte le persone colpite dai roghi e ai soccorritori: Biden invita a seguire le direttive delle autorità ma attacca il presidente, negazionista sul cambiamento climatico: “Trump può tentare di negarlo, ma i fatti sono innegabili… e costituiscono un’imminente minaccia” al nostro modo di vivere.

Il relativo disinteresse per gli incendi californiani si giustifica, in parte, con il fatto che Trump considera lo Stato perso in ottica presidenziale: lì, Biden avrà milioni di voti popolari più di lui.

L’attenzione si concentra sugli Stati in bilico: un sondaggio New York Times/Siena College indica che Biden mantiene vantaggi che oscillano dai 9 ai 3 punti in quattro di essi: Minnesota 50% a 41%, Wisconsin 48% a 43%, Nevada 46% a 42%, New Hampshire 45% a 42%. Il sondaggio non prende in considerazione altri Stati incerti, come Pennsylvania e Michigan, i due forse determinanti di queste elezioni, Arizona, North Carolina e i due classici Stati in bilico, Florida e Ohio.

In Minnesota e in Wisconsin, gli Stati dove sono scoppiate le proteste antirazziste dopo l’uccisione di George Floyd e il ferimento di Jacob Blake, il candidato democratico è avanti su tutti i fronti, compreso il tema Law & Order, cavallo di battaglia di Trump, tranne che sull’economia.

E Trump ha di nuovo proposto il suo invito a votare due volte in North Carolina, per posta e poi recandosi ai seggi per sincerarsi che la propria scheda sia stata contata, venendo di nuovo ‘censurato’ dal social network, che segnala il messaggio come un invito a violare la legge.

Nel campo democratico, secondo il Washington Post Bernie Sanders sta manifestando in privato qualche preoccupazione per la campagna di Biden: vorrebbe che il candidato si dedicasse di più all’economia, alla sanità e ai temi cari agli elettori liberal, invece di mantenere un approccio vago e tendenzialmente centrista.

I dati della Johns Hopkins University indicano che, alla mezzanotte sulla East Coast, i contagi nell’Unione superavano i 6.485.000 e i decessi s’avvicinavano ai 193.700.

Trump: venti nomi per la Corte Suprema – I senatori repubblicani Tom Cotton e Ted Cruz, già aspirante 2016 alla nomination repubblicana, sono tra i 20 candidati alla Corte Suprema che Trump ha indicato nei giorni scorsi. Il magnate sfida Biden a presentare una sua lista.

Al momento, la Corte Suprema degli Stati Uniti, composta da nove giudici, tutti nominati a vita, è al completo e non vi sono nomine in vista. Il presidente Trump, nel suo mandato, ha già potuto nominare due nuovi giudici, spostando a destra, con le sue scelte, il baricentro della Corte.

“Assicureranno una giustizia e un trattamento equo a tutti per salvaguardare il nostro meraviglioso stile di vita”, ha detto il presidente, illustrando la sua lista. E ha aggiunto che, se le scelte dei giudici spettassero ai democratici, “i radicali cambierebbero gli Stati Uniti senza passare per il Congresso”, minando tra l’altro il secondo emendamento della Costituzione, che sancisce il diritto a portare armi.

Trump: fondi per pagare le cause – La (relativa) scarsità di fondi della campagna repubblicana, che si traduce in questa fase in pochi spot e post, c’è il fatto che Trump ha usato e usa le donazioni per pagare le sue spese legali, anche quelle personali. Lo riferiva giorni fa il New York Times, secondo cui il magnate dal 2015 a oggi ha speso 58,4 milioni di donazioni in spese legali, una cifra quasi sei volte maggiore dei 10,7 milioni spesi da Barack Obama in un arco temporale equivalente.

Trump: opere d’arte dall’ambasciata di Parigi alla Casa Bianca – Nella visita in Francia in cui non ebbe modo di visitare un cimitero di guerra americano della Prima guerra mondiale, nel 2018, Trump ebbe il tempo di scegliere nella casa dell’ambasciatore in Francia opere d’arte che ha poi fatto portare alla Casa Bianca. La notizia dell’agenzia Bloomberg è confermata dalla Casa Bianca: Trump “ha ammirato opere d’arte che appartengono agli americani” e le ha portate negli Stati Uniti “per esporle nella casa del popolo”, la Casa Bianca. Sono opere dal valore stimato di 750.000 dollari, fra cui un busto e un ritratto di Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti e il primo ambasciatore degli Stati Uniti in Francia. 

Kim e la portavoce: “Fallo per la squadra” – Finalmente un libro che fa sorridere Trump e che non gli causa (troppi) imbarazzi: lo ha scritto Sarah Huckabee Sanders, ex portavoce del presidente. La Sanders racconta che Trump le disse, scherzando, di andare a trovare “per il bene del tuo Paese” il leader nord-coreano Kim Jong-un, dopo che questi le strizzò l’occhio al vertice di Singapore (giugno 2018).

Nel libro, intitolato Parlando per me stessa, la Sanders riferisce di avere alzato lo sguardo, durante il vertice tra Trump e Kim, il primo di una serie di tre, e di avere “notato che Kim mi stava fissando. Rimasi sbalordita. Abbassai rapidamente lo sguardo e continuai a prendere appunti”. Più tardi, sulla via dell’aeroporto a bordo della limousine presidenziale, la Sanders raccontò l’episodio al presidente e all’allora capo di gabinetto John Kelly. “Kim Jong-un ci ha provato con te!”, reagì Trump, “L’ha fatto! Ci ha provato con te!”. Kelly appoggiò il presidente, il quale scherzando disse: “Beh, Sarah, questo risolve tutto. Tu vai in Corea del Nord, fallo per la squadra! Mancherai a tuo marito e ai tuoi figli, ma sarai un eroe per il tuo Paese!”. E il presidente e il capo di gabinetto scoppiarono in una grossa risata.

www.giampierogramaglia.eu

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