Con riti condizionati dalle misure anti-pandemia, gli Stati Uniti ricordano, oggi, il 19° anniversario degli attacchi all’America dell’11 Settembre 2001, che costarono la vita a circa 3000 persone (circa 2700 solo a New York, un decimo delle vittime del coronavirus).
I candidati presidenziali dei due maggiori partiti, Donald Trump e Joe Biden, celebreranno entrambi il ricordo dell’11 Settembre a Shanksville, in Pennsylvania, dove si schiantò al suolo il volo 93 della United Airlines, l’unico dei quattro aerei dirottati a non raggiungere il suo obiettivo, che poteva essere il Campidoglio o la Casa Bianca. Nel dramma, perirono 44 persone.
È la prima volta da vari mesi che i due candidati presidenziali si ritrovano insieme, anche se non è chiaro se e come le loro visite si sovrapporranno. Il programma della commemorazione, abbreviata causa pandemia, prevede che, alle 09.45 – l’ora dello schianto – ci sia un minuto di silenzio seguito dalla lettura dei nomi delle vittime.
Il fatto che sia Trump che Biden abbiano scelto Shanksville per il loro 11 Settembre testimonia l’importanza che la Pennsylvania ha nella geografia elettorale di Usa 2020.
Non è la prima volta che due sfidanti alla Casa Bianca si trovano assieme l’11 Settembre. Nel 2016 sia Trump che Hillary Clinton furono alla cerimonia a Ground Zero a New York. Nell’occasione, Hillary si sentì male e dovette allontanarsi d’urgenza: fu ripresa mentre saliva a fatica su un van.
La giornata di ieri è stata segnata dagli strascichi delle polemiche sulle rivelazioni del libro Rage, Rabbia, di Bob Woodward, secondo cui Trump era a conoscenza della pericolosità del coronavirus, prima dell’apparire del contagio nell’Unione, ma non ne parlò e non fece nulla per arginarla, anzi ne sminuì la portata.
Il presidente spiega di avere così agito “per evitare di creare il panico” e chiede a sua volta perché Woodward abbia taciuto per mesi la notizia se la giudicava importante – le conversazioni in merito tra lui e il giornalista, su cui si basa il libro, risalgono alla primavera. Biden giudica “disgustoso, quasi criminale” l’operato del presidente; la sua vice Kamala Harris parla di “sconsiderato disprezzo delle vite umane”. Trump replica accusando Biden di speculare politicamente sull’epidemia; Biden ribatte: “L’epidemia non è colpa del presidente, molte morti sì”.
I dati della Johns Hopkins University indicano che, alla mezzanotte sulla East Coast, i contagi nell’Unione superavano i 6.396.000 e i decessi s’avvicinavano ai 191.800 – quasi mille in 24 ore -.
Intanto, proseguono le anticipazioni sul libro di Woodward, che uscirà il 15. Trump vi afferma che gli Stati Uniti possiedono una nuova super-arma, “di cui Xi e Putin non sanno nulla”, e sostiene d’avere ‘salvato’ il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman nella vicenda Kashoggi, perché “l’Arabia Saudita ci ha comprato 400 miliardi di dollari” di armi e altri prodotti.
Il presidente prosegue la riduzione delle truppe all’estero, una promessa elettorale – di porre fine alle ‘guerre senza fine’ – della campagna 2016: l’ha fatto in Europa e lo continua a fare in Iraq e Afghanistan. In Iraq, i militari Usa caleranno da 5.200 a 3.000 entro fine settembre; in Afghanistan ne resteranno a novembre circa 4000 (meno della metà degli attuali).
Il maggiore quotidiano della West Coast appoggia Biden. Dichiarando in un editoriale il proprio endorsement, il LAT spiega che il “contrasto” fra Trump e Biden è talmente profondo che ha deciso di schierarsi con il candidato democratico ancora prima dei dibattiti presidenziali: “In gioco non c’è niente di meno della nostra democrazia”.
“È inconcepibile che ci possa essere qualcosa di detto durante i dibattiti in grado di colmare il gap fra i candidati”, osserva il giornale, sostenendo che il voto è per gli elettori la “scelta più importante da decenni, se non della loro intera vita”: quella fra un leader “autoritario e divisivo” e un “patriota che porta con sé non solo cinque decenni d’esperienza e di rispetto dei valori americani, ma anche idee in un momento di crisi nazionale”.