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Iran cerca sponde in Ue (e Italia) ma il tour europeo può saltare. Ecco perché

L’esecuzione del wrestler Navid Afkari che ha sollevato proteste e indignazione in tutto il mondo (di “atto feroce e crudele” ha parlato il segretario di Stato americano Mike Pompeo) non avrebbe rappresentato un bel biglietto da visita per il ministro degli Esteri iraniano Mohamed Javad Zarif. Così Teheran starebbe pensando di rinviare il tour europeo del capo della sua diplomazia, che avrebbe dovuto incontrare martedì a Roma l’omologo italiano Luigi Di Maio.

Nei giorni scorsi il quotidiano in lingua inglese Tehran Times e l’agenzia di stampa Mehr aveva riferito, citando fonti diplomatiche, che il ministro iraniano stava pianificando una missione in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito per convincere gli europei a contrastare gli sforzi degli Stati Uniti per ripristinare le sanzioni Onu contro Teheran. L’Agenzia Nova, citando fonti da Teheran vicine al dossier, spiega che la visita a Roma del capo della diplomazia iraniana, prevista per martedì 15 settembre, sarà rimandata “al 90 per cento”. Il motivo del possibile cambio di programma, tuttavia, non è noto, aggiunge l’agenzia.

Ma se la diplomazia iraniana valuta il rinvio, pare la Farnesina non abbia ricevuto (ancora) informazioni da Teheran circa il rinvio o la cancellazione.

Lucio Malan, senatore di Forza Italia, ha paragonato la possibile visita a Roma del ministro iraniano Zarif a quella di tre settimane fa del capo della diplomazia cinese Wang Yi. In quell’occasione, ha dichiarato Malan in una nota, l’incontro era stato “reso noto in sottotono appena quattro giorni. Ma questa volta i giorni sarebbero solo due. Forse perché il 23 agosto, come Ipac (Inter-parliamentary alliance on China) abbiamo organizzato un evento con l’arrivo di Nathan Law, dissidente di Hong Kong con il quale abbiamo incontrato numerosi giornalisti?”, si chiede Malan mettendo al centro della questione cinese così come di quella iraniana il tema dei diritti umani.

Ma al caso Afkari si aggiunge un’altra questione che ha a che fare con i diritti umani e che potrebbe aver indotto la diplomazia iraniana a rinviare il viaggio. Oggi è previsto che Nazanin Zaghari-Ratcliffe, cittadina anglo-iraniana arrestata nel 2016 in Iran per sedizione (accusa da lei sempre respinta) e al centro di un’aspra contesa diplomatica tra Londra e Teheran, si presenti nuovamente di fronte a un giudice per vedersi notificate ulteriori accuse nei suoi confronti.

Se al tema dei diritti umani si aggiungono l’accerchiamento nel Golfo — sempre più evidente dopo la normalizzazione dei rapporti con Israele di Emirati Arabi Uniti e Bahrein (sotto la regia del presidente statunitense Donald Trump e con la “luce verde” saudita) — e la massima pressione di Washington (sulla questione nucleare ma anche su altri temi, come ha dimostrato il tweet del segretario Pompeo contro le tv iraniane che hanno trasmesso teorie del complotto sull’11 settembre), ecco che si spiega un po’ di più il possibile rinvio del viaggio del ministro Zarif.

In una recente intervista con Formiche.net il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si era così espresso sulle sanzioni e sul nucleare: “L’Ue, Italia inclusa, condivide le preoccupazioni americane sulla scadenza dell’embargo, ma intende scongiurare una nuova escalation di tensioni e la fine del Jcpoa”, che il capo della Farnesina ha definito “un pilastro chiave dell’architettura globale di non proliferazione, in grado di contribuire alla sicurezza regionale”.

 

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