Mentre ieri pomeriggio i risultati dei ballottaggi rendevano ancora più dolce la doppia tornata elettorale del Pd, Nicola Zingaretti ha subito colto la palla al balzo e in una breve conferenza stampa ha rivendicato il ruolo dei democratici nella vittoria. Non solo. Ha chiaramente aperto il cantiere per le amministrative della primavera 2021. Difficile dargli torto d’altronde, visto che si voterà nelle principali città italiane: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste.
In alcune di queste il Pd governa e deve provare a rivincere le elezioni, in altre bruciano ancora le sconfitte del 2016, in particolare nella capitale. Dal voto di ieri, intanto, viene una prima indicazione utile. Per la prima volta l’alleanza di governo nazionale è risultata vincente anche sui territori, e non in un caso isolato ma in parecchi comuni. Certo, il sistema elettorale basato sul doppio turno ha favorito questa situazione – forse un suggerimento anche per la nuova legge elettorale – avendo permesso in parecchi casi di correre separati e di ritrovarsi al ballottaggio. Ma la stessa situazione alle scorse tornate aveva penalizzato quasi sempre il candidato del PD.
Questo non vuol dire che Pomigliano sia diventata caput mundi, né un modello da applicare pedissequamente altrove. Ma non c’è dubbio che se questa alleanza dovesse strutturarsi sui territori fino alla prossima primavera, le amministrative del 2021 potrebbero davvero sorridere al Pd e al csx.
Per il segretario Zingaretti, inoltre, la prossima tornata elettorale avrà un peso non indifferente. Stabilizzata la maggioranza e rafforzato il governo, è probabile che le politiche si terranno alla scadenza naturale del 2023. Il prossimo test avrà davvero valenza nazionale e dirà moltissimo dello stato di salute del Pd e della sua capacità di esprimere classi dirigenti e leadership. Proprio per questo Zingaretti sa che deve investire tutto il suo capitale politico nelle città dove si tornerà al voto. Serve che il Pd metta in campo le energie migliori e i nomi più autorevoli e forti in grado di competere e vincere in tutte le città. A partire da Roma. Non solo perché è la capitale, ma soprattutto per quello che ha rappresentato la vittoria della Raggi nel 2016. E mentre molti chiedono le primarie, il Pd ha la possibilità di evitarle solo candidando un peso massimo.
Da Enrico Letta a David Sassoli, passando per Carlo Calenda fino a Roberto Speranza, mai come questa volta c’è una ricchezza di ipotesi che non deve essere sciupata per giochi di corrente o egoismi personali. Lo stesso Zingaretti, secondo alcuni, sarebbe il nome migliore in grado di unire e tornare a vincere a Roma. Un’ipotesi affascinante, da non scartare troppo in fretta.
In ogni caso, come già nel recente passato, solo il Pd sarà l’artefice del proprio destino.