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Approposito di debito, quello misurato dell’impronta ecologica

Dannazione, sai quando passa la storia e non t’accorgi. Giust’appunto l’Earth Overshoot Day, quello che indica il giorno nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno.
Quest’anno, a causa della crisi economica dovuta al lockdown, la data di inizio ufficiale del nostro debito con il Pianeta risulta scaduta il 22 agosto; nel 2019 era stata il 29 luglio.
Da quel dì e per il resto d’anno, il mondo userà più risorse di quelle che la Terra genera.
La dannata misura viene calcolata per “impronta ecologica”, quell’indice statistico che confronta l’impiego umano delle risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle; il costo insomma pagato dalla Terra per generare la ricchezza che si ritiene necessaria a far star bene chi l’abita.
Ricchezza che viene generata nello scambio tra chi produce e chi consuma.
Ricchezza, tra l’altro, già abbondantemente surrogata con il debito; vieppiù con il credito preso a prestito dalla Terra dopo l’overshoot day che la indebita.
Per il calcolo si stima l’area, biologicamente produttiva, necessaria a rigenerare le risorse impiegate per produrre merci e ad assorbirne i residui delle merci consumate.
Si dirà, dando forza al paradosso: questo è il prezzo da dover pagare alla condizione benestante. Già, come a voler dire possano esistere pasti gratis.
Ennò cocchi se domanda ha da esserci, per generare con la spesa la ricchezza, domanda sia: ecosostenibile, ipoenergivora, riciclabile, ignuda di packaging sfrontati.
Il costo? Beh, in parte risibile se nel mondo benestante, che più lascia l’impronta profonda, si è affrancati dal bisogno ed il 70% della spesa viene fatta invece per dar ristoro ad emozioni, passioni finanche esperienze; di certo fungibile con il prezzo di un bel tramonto, andar per lucciole, passeggiare sul bagnasciuga. Tra i vantaggi, oltre l’aver un passo meno pesante nel calcare la terra, v’è pure il poter migliorare il potere d’acquisto.
Essissignori questo, prima o poi, potrà accadere in un mondo nel quale vige la regola che si guadagni in ragione dell’efficienza e della produttività dell’esercizio reso. Un esercizio di consumazione di tal fatta consente di migliorare l’impiego delle risorse dalla terra; ridurne il debito che l’indebita, poterla accortamente ancora usare.
E… quel potere d’acquisto migliorato, dite? Beh, cos’altro voler di più da un potere così, che da verbuccio di fila si fa sostantivo, per l’efficienza e la produttività che mette in campo!
Mauro Artibani, l’economaio
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