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Difendiamo l’Armenia e i nostri valori. L’appello di Bonfrisco (Lega)

L’offensiva contro l’Armenia in Nagorno Karabakh è un’offensiva contro i nostri valori. Ne è convinta Anna Cinzia Bonfrisco, europarlamentare della Lega, che nei giorni scorsi ha presentato alla Commissione europea un’interrogazione per chiedere come l’Unione intenda rispondere alla richiesta del presidente armeno che invoca il supporto della comunità internazionale per far cessare le ostilità. Appelli in questa direzione sono arrivati dai leader di tutto il mondo, compresi Donald Trump, Emmanuel Macron e Vladimir Putin che, in qualità di co-presidenti del Gruppo di Minsk, hanno chiesto l’abbassamento della tensione. Unica voce discordante quella di Recep Erdogan, che continua a offrire supporto “fino alla fine” alla rivendicazioni dell’Azerbaijan.

Nella sua interrogazione alla Commissione europea lei ha messo in luce l’intensificarsi negli ultimi anni delle relazioni tra Ue e Azerbaijan. Un errore?

Sì, quanto meno se tale intensificazione risponde solo a una logica economica, che non riesce a tenere conto dei potenziali rischi.

Come sta affrontando l’Unione europea questa guerra vera e propria nel Caucaso meridionale?

Al momento, le dichiarazioni dei vertici si accodano a quelle dell’Alto rappresentante Josep Borrell per un cessate-il-fuoco. La posizione è piuttosto trasversale nel Parlamento europeo anche se, in modo minoritario, alcuni (me compresa) hanno tenuto a evidenziare come l’offensiva dell’Azerbaijan sia anche il frutto di un lunghissimo periodo di negoziati, coordinati dal Gruppo di Minsk, che non ha portato ad alcun risultato positivo.

Vede alternative al Gruppo di Minsk? L’Unione europea dovrebbe essere più determinata nell’affrontare la situazione?

Al momento non ci sono alternative, anche considerando la co-presidenza del Gruppo di Francia, Stati Uniti e Russia. Per l’Ue, come me, anche gli europarlamentari francesi hanno messo in evidenza la necessità di affrontare subito con determinazione l’ennesima dimostrazione della Turchia di lontananza dai valori dell’Unione, valori verso cui si indirizzava un processo di adesione a cui noi ci opponiamo fermamente. D’altra parte la Turchia si dimostra lontana anche dai valori dell’Osce e della Nato, alleanza di cui fa parte. È l’unico Paese a non aver aderito agli appelli per la cessazione delle ostilità, ma anzi ha dichiarato pieno sostegno all’Azerbaijan. Addirittura, nelle ultime ore è ormai certificato l’afflusso nella zona del conflitto di centinaia di combattenti jihadisti a supporto della parte azera. Ciò rende la situazione ancora più preoccupante.

In che modo?

A forze regolari già corpose e importanti da una parte e dall’altra, ora si aggiungono le modalità e le abitudini che purtroppo ben conosciamo dei terroristi tagliagole. Significa che la popolazione civile corre due rischi: quello tradizionale, tremendo della guerra, e quello brutale del terrorismo, che dilaga superando i confini degli Stati. Di fronte a tutto questo non possiamo fare i turisti né restare a guardare da lontano. Io ho invitato la Commissione europea a prendere seriamente in considerazione ogni azione possibile per garantire un cessate-il-fuoco efficace, ma anche per la difesa dei valori del popolo armeno, cioè dei nostri valori.

La disputa centrale resta comunque sullo status legale del Nagorno Karabakh, e su questo le distanze tra Yerevan e Baku sembrano incolmabili.

L’ambasciata dell’Azerbaijan ha prodotto una corposa documentazione a sostegno della sua integrità territoriale, riprendendo le letture storiche sull’appartenenza del Nagorno Karabakh al territorio azero. Eppure, a tanti anni di distanza, occorre pensare a una soluzione di tipo amministrativo che consenta alla regione di avere un’autonomia totale.

Sulla questione del Nagorno Karabakh l’Ue sembra in realtà avere poca voce in capitolo, così come su altri dossier rilevanti sul panorama internazionale. Perché secondo lei?

Perché l’Unione europea si accontenta sempre di essere un mero mercato, e non un soggetto politico. Non riesce a superare le singole posizioni dei Paesi membri, che certo vanno rispettate, ma che poi dovrebbero confluire in una sintesi che attesti i valori e i principi su cui l’Ue è costituita. Se deroghiamo a questi principi puntualmente – una volta per i rapporti con la Cina, un’altra volta per il gas con l’Azerbaijan – non facciamo altro che dimostrare come l’Unione sia solo un mercato. Avremmo invece bisogno di affrontare con determinazione le tante conflittualità intorno a noi. Basta guardarsi attorno, e notare le mille guerre che circondano l’Europa. Occorre iniziare subito a riflettere sulla Difesa dei nostri cittadini e dei nostri valori. Se invece ci limitiamo ad appelli e dichiarazioni, non saremo mai l’Unione politica che molti raccontano qui a Bruxelles.

Anche l’Italia si è schierata con le tante voci che invocano un abbassamento della tensione e la cessazione delle ostilità. Si sarebbe aspettata di più dal nostro governo?

Certo. Da italiana il mio appello è prima di tutto al governo italiano. Non possiamo dimenticare la storia del popolo armeno. Come per altre occasioni (ad esempio per Israele) ci sarebbe bisogno di un segnale forte alla comunità internazionale. Con chi stiamo noi? Per me, siamo con i nostri valori, gli stessi del popolo armeno. L’appello del presidente armeno parla da solo. Senza minacciare nessuno, ha chiesto supporto alla comunità internazionale per far cessare le ostilità. Spero che il governo italiano non voglia farglielo mancare.

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