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Salvini liberale, Toti e Carfagna centristi. Cosa si muove a destra. La bussola di Ocone

Eppur si muove! Diciamoci la verità: un po’ perché spiazzati dalla pandemia e dall’oggettivo cambio di coordinate del gioco politico, un po’ per il protagonismo del presidente del Consiglio che ha fatto soffrire tutte le forze politiche, anche quelle di maggioranza, il centrodestra in questi ultimi mesi è sembrato fuori dal terreno principale di gioco. Senza molte idee e giocando, fra l’altro, quasi sempre di rimessa. Ora qualcosa all’improvviso sembra muoversi, o semplicemente è venuto alla luce adesso che le partite elettorali sono state archiviate.

Con un risultato double face, a destra: una sostanziale tenuta, ma senza lo sfondamento che qualcuno, forse ingenuamente, pensava possibile. Una indicazione però le elezioni l’hanno data chiara: l’esaurimento ormai delle energie di Forza Italia, un partito in cui predominano le spinte centripete, e il cui presidente-padrone è, da una parte, assente giustificato dai tavoli romani e, dall’altra, impegnato a giocare una partita solo personale.

Senonché questa situazione viene a crearsi proprio nel momento in cui si avverte sempre più la mancanza a destra di quell’area in lato senso “liberale” che Silvio Berlusconi ha rappresentato negli anni passati. Non è questione di “ala moderata”, o “liberale” appunto, né di avere buoni toni (anche se a volte anche quelli servono): il “trucismo” come categoria politica mi sembra molto elementare! Si tratta di rivolgersi a un blocco sociale di produttori e lavoratori autonomi, e anche in parte di ceto intellettuale, che naturaliter si trova a disagio con la sinistra in genere e con quella attuale in particolare. E che, se accorresse in forza a destra, contribuirebbe non poco a darle quel supplemento di consenso che la farebbe diventare maggioranza sicura nel Paese.

La capacità di aprirsi a questo mondo corrisponderebbe anche con l’esigenza di differenziare il messaggio fra Lega e Fratelli d’Italia, che, a torto o ragione, è sembrato a molti in questi ultimi anni in più punti sovrapponibile. Per molti motivi, compresa anche, ma non solo, la sua natura in parte post-ideologica, la Lega è più attrezzata del partito di Giorgia Meloni per compiere questo passo.

E, come si evince dall’intervista concessa stamattina al Corriere della sera, Matteo Salvini, da vero leader, sembra averlo capito. Non si tratta di rinnegare nulla del passato e nemmeno della sua personalità, che d’altronde gli ha portato così tanti successi e consensi. Bensì appunto di aprirsi a nuovi mondi e dialogare con essi, cominciando un percorso comune con chi ci sta.

In verità, c’è una “terza via” a destra, che è quella che stanno percorrendo Giovanni Toti e Mara Carfagna: ricreare una Forza Italia centrista, prendendo in mano il partito dopo aver compiuto il “parricidio”, ma aprendosi un po’ anche a tutti i partitini e personalità che si agitano in quel centro dello schieramento che a tutt’oggi sembra un non luogo politico. L’idea è un po’, complice il proporzionale (o quasi) prossimo venturo, di creare una nuova Democrazia Cristiana. Credo si tratti di una pia illusione. A mio avviso, ci sono alcune forti criticità in questa operazione: prima di tutto, la polarizzazione e personalizzazione odierna della politica, una Forza Italia senza Berlusconi ha poco senso.

C’è poi un problema di esperienza: la sommatoria di più forze non ha mai significato molto in politica, almeno dai tempi di Pietro Nenni e Giuseppe Saragat. Grosso come un macigno c’è infine il problema ideologico. È vero che i promotori dell’iniziativa, che ieri sera si sono visti anche a cena in un ristorante romano con una quindicina di deputati, vogliono collocarsi nel centrodestra (il che significherebbe chiudere le porte a Carlo Calenda, per esempio, oltre che a Matteo Renzi, che ormai sembra destinato a ritornare, prima o poi, nella “casa madre” da cui un anno fa è “scappato”).

È pur vero, tuttavia, che la destra, di qualsiasi colore sia, su un punto non può transigere: la chiusura alla cultura liberal e del politically correct che sta compromettendo dall’interno la cultura occidentale. Da questo punto di vista, molte dichiarazioni pubbliche recenti di Mara Carfagna sembrano stridere non poco.


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