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C’era una volta il sogno americano. Gli Stati Uniti al bivio raccontati da Paganini

Se il sogno americano sembra sempre più un incubo. Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo un estratto del libro Stati Uniti al bivio (Area Giovani)

C’era una volta il sogno americano, la Land of Opportunities. L’America (tra le Americhe) è stata la terra in cui si trasformano le idee in progetti. (…) Leave me alone, negli Stati Uniti si fa da soli, si vince e si perde, si sale e si scende la scala sociale, si costruisce e si disfa, si vince e si perde come individui. L’individuo è la società, e questa è un insieme di individui che perseguono ciascuno il proprio fine. Non esiste il common good, il bene comune, come in Italia o in Europa. Piuttosto, il bene comune, è la conseguenza degli interessi individuali soddisfatti.

Questo modo di vivere, profondamente lontano da quello europeo, è giunto ad un bivio. Non unisce più, ma contrappone violentemente due modi di vivere sempre più distanti. Come il resto del mondo, forse prima di qualunque altra regione del globo, gli Stati Uniti stanno sperimentando le conseguenze delle radicali trasformazioni che globalizzazione, evoluzione tecnologica digitale, e Covid-19 più recentemente, hanno portato. In discussione è la stessa liberaldemocrazia (con ostilità da parte di chi la rifiuta in nome del ritorno ad un modello rigido e comunitario), la società degli individui liberi che convivono per autodeterminarsi e prosperare.

Non vi è un’alternativa. Perché è nell’essenza stessa delle società Liberali affrontare fasi di crisi portate dal tempo per avanzare gli individui verso una società ancora più libera. L’attuale campagna elettorale sconquassa la solidità del modello americano senza offrire un’alternativa percepibile dalla maggioranza dei cittadini USA (assai più ampia di coloro che votano).

Le prossime presidenziali riflettono il problema, non lo risolvono. Semmai lo amplificano. Presentano due modi differenti di vivere i principi su cui si fondano gli Stati Uniti. Se le elezioni presidenziali sono sempre state l’occasione per discutere su come raggiungerli – ad esempio con più o meno Stato e con quali libertà (per esempio il diritto della donna di abortire o il diritto del feto a nascere) – a partire dal 2016 quei principi sono in discussione.

La ragione è molto semplice: senza un confronto critico e in presenza di una polarizzazione drammatica del dibattito non si è in grado di elaborare e innovare quei principi.

L’America è destinata a dannarsi fino a quando non ritroverà un momento di pace intellettuale.

Sbaglia chi sostiene che il trumpismo sia il cancro di questa inaspettata incapacità di unirsi sotto la propria bandiera. Trump è l’espressione di un’America che trova nei propri valori lo strumento per affrontare il futuro. Ma sbaglia anche chi ritiene che le élite globali ed intellettuali vicine ai democratici si limitino ad anteporre i propri interessi al popolo e mortifichino la discussione.

Come tutte le crisi culturali anche quella americana richiede tempo di gestazione per trovare nuovi valori, principi, dinamiche sociali ed economiche, intorno alle quali si formeranno i cittadini di domani.

I due candidati alla Presidenza per i prossimo quadriennio e i loro movimenti di riferimento (…) sono l’espressione di questa crisi. Entrambe sembrano incarnare le contraddizioni e i limiti dell’America odierna.

Trump è l’espressione solitaria – perché spesso in contrasto con il suo stesso partito di riferimento – dei cittadini, quelli che si sentono abbandonati dall’establishment delle grandi città e che rincorrono quei valori americani che le metropoli hanno annacquato inseguendo i canoni della globalizzazione sociale ed economica. Trump infatti, rappresenta l’America dimenticata, quel motore economico tradizionale che spinge l’economia americana, che ne incarna i principi fondanti, che è disposta a sacrificarsi per essi, ma che il scintillio apparente delle aziende tech, della consulenza e della finanza dei grandi centri urbani, hanno annebbiato con l’illusione dell’economia virtuale. Quell’America reclama con Trump il suo posto sotto la bandiera per cui si è immolata.

Per la prima volta i repubblicani non presentano una piattaforma politica per queste elezioni. Non si sono dotati di quello strumento necessario a garantire un progetto politico con visione, obiettivi, principi. Tutto è lasciato all’estro e all’improvvisazione del Presidente Trump. Gli elettori cioè, non sanno cosa farà il Presidente e il Partito a cui appartiene. È come se Trump non fosse uno di loro, ma un candidato che, con poca voglia, sono costretti a sostenere per assicurarsi la Casa Bianca. Il fastidio tra i conservatori è tanto che molti si sono già sfilati senza che Trump se ne preoccupi. E questo dimostra che il candidato e il partito hanno poco in comune sennonché la necessità di arrivare a Washington D.C. a braccetto come una buona famiglia.

Biden soffre le molte anime della Sinistra Democratica che con gli scontri che hanno incendiato molte città USA, ha alzato la posta ricorrendo alla affermata propria maggior competenza nell’assistere i cittadini. Ma deve anche rendere conto all’establishment economico e finanziario, agli elettori non di sinistra, al mondo già dei Clinton e degli Obama. Da qui la scelta di scappare dai programmi ed inseguire il suo avversario nel terreno dell’improvvisazione. La Pandemia favorisce questo Vietnam elettorale, fatto di imboscate, e improvvisate (…).

Non sarà quindi un risultato elettorale che aiuterà ad elaborare la nuova America risolvendo la crisi culturale accennata qui. Come per la vita odierna, sarà un risultato estemporaneo, indotto da molte circostanze incontrollabili e non facilmente analizzabili. È sufficiente ricordare che tantissimi voteranno per posta – per via del virus – rendendo il conteggio elettorale una never ending story.

È possibile ritrovarci davanti ad un Miraggio di vittoria. I democratici sperano in un miraggio rosso: la sera delle elezioni Trump risulterà il vincitore, ma nei giorni successivi si continueranno a contare le schede giunte in ritardo per posta che secondo alcune stime, saranno di democratici. Biden sarà il vincitore.

La certezza anche per queste elezioni (forse pure di più), la situazione è imprevedibile, così come il seguito di questa meravigliosa storia: il futuro del paese che finora continua ad essere il più libero e il più prospero al mondo. Anche se, più che un Sogno Americano, oggi sembra essere un Incubo.


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