“Accelerare il dispiegamento di infrastrutture di rete sicure e ad altissima capacità, tra cui la fibra ottica e il 5G, in tutta l’Unione europea” e “applicare le pertinenti restrizioni ai fornitori ad alto rischio” valutando i potenziali fornitori del 5G “sulla base di criteri oggettivi comuni”. È quanto si legge nelle conclusioni del Consiglio europeo straordinario svoltosi ieri e oggi a Bruxelles.
LA VIA EUROPEA
È questa la “via europea” evocata anche davanti al Segretario di Stato americano Mike Pompeo dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Come commentavamo ieri su Formiche.net anticipando i contenuti delle dichiarazioni dei 27, le ultime due mosse dell’Unione europea — da una parte l’accelerazione per il dispiegamento, dall’altra le restrizioni per garantire la sicurezza nazionale e del blocco — appaiono in linea con le richieste statunitensi ma anche con le scelte della Germania di Angela Merkel, pronta a imporre nuovi e rigidi controlli sul 5G che di fatto escluderanno Huawei.
A dimostrazione della nuova postura europea verso la Cina forgiata da Berlino è sufficiente leggere la nota diffusa dopo l’incontro di mercoledì tra Thierry Breton, commissario europeo per il Mercato interno, e Keith Krach, sottosegretario statunitense alla Crescita economica. Si tratta della prima reazione ufficiale dell’esecutivo europeo al progetto Clean Network, l’iniziativa dell’amministrazione Trump per alzare un muro contro il 5G ritenuto “inaffidabile”, cioè quello cinese. I due, si legge, “hanno sottolineato il loro impegno per i principi condivisi sulla sicurezza del 5G e le sinergie tra il toolbox per la sicurezza informatica 5G dell’Unione europea e il Clean Network”. Parole che difficilmente saranno piaciute a Pechino.
GLI SCAMBI CON LA CINA
Sulla sicurezza l’Unione europea sembra dunque aver ritrovato la sinergia con gli Stati Uniti. Ed è forse anche sfruttando questo riavvicinamento a Washington che Bruxelles (e soprattutto Berlino, grande protagonista) sta cercando, dall’altra parte, di trovare un’intesa commerciale con Pechino.
Il 16 novembre i 27 leader si incontreranno nuovamente per un vertice informale a Berlino per discutere delle relazioni con la Cina. Sarà la prima riunione dopo le elezioni presidenziali statunitensi (e in diversi nel Vecchio continente tifano per Joe Biden): il Consiglio europeo da una parte ha espresso “gravi preoccupazioni” per i diritti umani, dall’altra ha lasciato aperto la porta dei negoziati commerciali. In particolare la Germania, presidente di turno dell’Unione europea, spera di concludere un accordo di investimenti Ue-Cina entro la fine dell’anno e confida che il vertice di Berlino possa contribuire a far convergere le posizioni (ma la strada appare tutt’altro che in discesa a causa della mancata reciprocità negli scambi che oggi gioca a favore di Pechino).
IL MEDITERRANEO
“È nell’interesse strategico dell’Ue avere un contesto stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia”, si legge nelle conclusioni in cui “il Consiglio europeo ribadisce piena solidarietà a Grecia e a Cipro, la cui sovranità e i cui diritti sovrani devono essere rispettati”. È una dura presa di posizione — chiesta da Cipro e dalla Grecia — con la promessa di avviare“un dialogo politico positivo” con la Turchia. Ma niente sanzioni, contro cui si sono schierate Germania e Italia.
LA BIELORUSSIA
Cipro per settimane aveva negato una decisione comune sulla Bielorussia: in cambio chiedere sanzioni contro la Turchia. Ma la soluzione trovata oggi a Bruxelles (la bozza iniziale formulata dal presidente Charles Michel era più morbida contro Ankara) sembra aver convinto Nicosia. E così l’accordo sul fronte turco ha permesso ai 27 di sbloccare la questione bielorussa annunciando sanzioni contro una “quarantina di persone” (escluso, per ora, il presidente Aleksandr Lukashenko). “Se le cose non dovessero migliorare non ci impediranno di inserire il signor Lukashenko tra le persone sanzionate”, ha tuonato il presidente francese Emmanuel Macron.