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Nuovo comando in arrivo? Così la Nato si prepara alle guerre stellari

Guerre sempre più stellari. Dopo Stati Uniti e Francia, potrebbe essere la Nato ad annunciare la nascita di un suo comando per lo Spazio. A preoccupare l’Alleanza Atlantica sono le minacce alle infrastrutture in orbita (orma imprescindibile per ogni tipo di attività militare) e soprattutto le armi anti-satellite di Russia e Cina. E così, nei prossimi giorni, quando a Bruxelles si riuniranno i ministri della Difesa, potrebbe essere annunciata la nascita di un Centro per lo Spazio, primo passo per la creazione di un comando a tutti gli effetti.

UN NUOVO COMANDO PER LA NATO

L’indiscrezione arriva dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, secondo cui il centro sarebbe inserito all’interno dell’Allied Air Command di Ramstein, in Germania. Servirà inizialmente come punto di coordinamento per l’osservazione e la sorveglianza spaziale, elemento determinante per attività militari (e non solo). Prima di divenire Comando spaziale, il nuovo centro raccoglierà inizialmente le informazioni relative a possibili minacce ai satelliti alleati. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa dpa, sarebbe affiancato anche da un nuovo think tank targato Nato, una sorta di centro di studio e analisi tutto dedicato alle attività spaziali. Quest’ultimo potrebbe essere basato a Tolosa, in Francia, oppure inserirsi nel Joint air power competence centre (Japcc) che ha sede a Kalkar, in Germania.

DICHIARAZIONI…

A novembre dello scorso anno furono i ministri degli Esteri della Nato a dichiarare lo Spazio come dominio operativo a tutti gli effetti, suscettibile cioè di attivazione dell’articolo 5 del Patto atlantico, quello della difesa collettiva in caso di aggressione a un membro (alla stregua di aria, terra e mare). L’ufficialità è poi arrivata a dicembre, a Londra, nel corso del vertice tra capi di Stato e di governo che ha chiuso i festeggiamenti per i settant’anni dell’Alleanza.

… E FORZE SPAZIALI

Solo pochi giorni prima c’era stata la formale istituzione della Space Force degli Stati Uniti, con la firma del presidente Donald Trump sul budget destinato alla Difesa nel 2020, contenente i primi 40 milioni di dollari per la nuova forza armata (inserita comunque nel dipartimento della Us Air Force). Per il prossimo anno, il Pentagono ha già chiesto 111 milioni, anche se c’è da tener conto soprattutto dei 15,4 miliardi messi a bilancio dell’Aeronautica, evidentemente chiamata al maggior trasferimento di competenze e personale per una braccio militare che ha già ricevuto i primi cadetti e lanciato i suoi primi satelliti. In più, gli Usa hanno anche il nuovo Space Command, undicesimo comando unificato e combatant.

IL CASO FRANCESE

Nel frattempo, da settembre 2019 è operativo il Commandement militaire de l’espace della Francia, inserito in una strategia che ha portato l’Aeronautica d’oltralpe a essere rinominata “Armée de l’Air et de l’espace”. È il frutto della “Strategia di difesa spaziale” presentata dalla ministra Florence Parly il luglio precedente, con tanto di 700 milioni di euro in più rispetto ai 3,6 miliardi già previsti per i programmi legati alla militarizzazione extra-atmosferica. La Strategia fa riferimento a una “difesa attiva”, per cui si prevede anche lo sviluppo di strumenti d’offesa. Al cuore del nuovo approccio strategico c’è il programma “Maîtrise de l’Espace”. Il suo nome descrive il livello d’ambizione di Parigi, con il primo termine a indicare il “dominio incontrastato”, e il secondo a specificare l’ambiente dove lo si vuole ottenere. Con il maxi budget presentato di recente dalla Parly per il 2021 si conferma la grande attenzione allo Spazio.

LE SFIDE

Eppure, oltre gli sviluppi degli alleati, nel mirino della Nato c’è soprattutto l’attivismo di Cina e Russia nel campo della armi anti-satellite. Lo scorso anno, l’ufficialità dell’Alleanza sul dominio spaziale era arrivata pochi giorni dopo la pubblicazione del report della US-China Commission del Congresso americano, in cui emergeva la preoccupazione per l’avanzato programma extra-atmosferico di Pechino, definito “una Via della Seta spaziale”. Sul tema Stoltenberg è sempre stato cauto: “Il nostro approccio rimarrà difensivo e pienamente in linea con il diritto internazionale; la Nato non ha intenzione di mettere le armi nello spazio, ma dobbiamo garantire che le nostre missioni e operazioni abbiano il giusto sostegno”. Eppure, non si escludono messaggi ai competitor: “Riconoscere lo spazio come dominio operativo sarà un chiaro segno che continuiamo a rafforzare la nostra deterrenza e difesa in tutti i settori”. D’altra parte, nell’ultimo vertice tra capi di Stato e di governo la Cina è entrata ufficialmente tra le sfide dell’Alleanza.

E L’ITALIA?

Anche l’Italia è attiva sul campo. Un primo passo di consapevolezza è stato compiuto lo scorso anno con l’istituzione dell’Ufficio generale Spazio dello Stato maggiore della Difesa, embrione di un futuro Comando operazioni spaziali (Cos). Sulla sua realizzazione “stiamo investendo molte risorse”, ha detto il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo durante una recente visita all’Asi. Il Cos, ha aggiunto, “ci consentirà di guardare al futuro e portare avanti progetti congiunti importanti per il Paese”. Nell’estate dello scorso anno, il Comitato interministeriale di Palazzo Chigi ha presentato la Strategia nazionale di sicurezza spaziale, certificando la crescente competizione eso-atmosferica.



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