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Il Covid, i negazionisti e l’ombra del lockdown. Il commento di Giuliani

Anche in dieci sarebbero risultati troppi, ma il flop in termini numerici della strombazzatissima manifestazione dei negazionisti a Roma è palese. Incontestabile. Detto questo, resta tutto lo sconcerto per l’idea stessa di portare in piazza un’insensata, pericolosa e sconsiderata protesta, contro quelle regole a cui ci stiamo tutti disperatamente aggrappando.

Fatta la tara a fascismi di ritorno, tanto ributtanti, quanto risicati dei numeri, si trasecola per le persone non prive di un passato e di una storia, che si sono lasciate coinvolgere. Evidentemente, per taluni è impossibile resistere al richiamo di uno straccio di ritrovata popolarità. Siamo arrivati al triste spettacolo di un governo ombra fascio-negazionista, a cui non hanno saputo dire di no nomi forse da troppo tempo lontani dai riflettori. Uno spettacolo più malinconico, che preoccupante. A differenza di quanto accaduto in precedenti occasioni a Roma e Milano, è l’aria ad essere cambiata.

La severità dei numeri di queste ore ha fatto passare la voglia a molte persone di giocare a fare i barricadieri del week end. Da quando si è tornati a far balenare l’ombra di un lockdown, gli italiani non hanno più tempo da perdere con le buffonate. Questo è un bene, ma non consola. Sullo sfondo, infatti, si muove una seconda ondata, che chiamerà ciascuno di noi ad uno sforzo di straordinario equilibrio. C’è in giro troppa gente con una pericolosa voglia, questa è la mia modesta opinione, di rientrare nella routine che ci accompagnò in primavera.

Con il risalire dei contagi, è ripartita la sarabanda mediatica dei virologi, con annessi duelli a distanza fra pessimisti e ottimisti. Uno spettacolo indecente. Oggi, è tornato anche l’appuntamento con l’assessore lombardo Gallera, allarmato dai 1100 nuovi casi in regione. Cifra con cui fare i conti, ci mancherebbe, ma accompagnata da una risalita molto contenuta dei ricoveri, in particolare quelli più gravi. Grazie al cielo, aggiungiamo. Dire meccanicamente che oggi si stia come in aprile, significa aver cancellato la memoria del dramma vissuto dal Paese.

Mai, mai sottovalutare, ma anche chiedere, anzi pretendere, un’analisi approfondita e analitica dei dati, prima di affogare tutti in un incubo di ritorno.



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