Napoli e non solo. L’essenza del problema non va sottovalutata: il malessere esiste, camorra o non camorra. E con la frenata del Pil nel 2020, questi aspetti non potranno che ingigantirsi. L’analisi di Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di intelligence
Tanto tuonò che piovve. Non era necessario interpretare le centurie di Nostradamus per comprendere quello che sarebbe potuto presto accadere: l’esplosione del disagio sociale. Questo fenomeno, secondo me, va però inquadrato nella sua corretta dimensione. Sarebbe, infatti, parziale collegarlo esclusivamente alle vicende della pandemia che non sono altro che un potente detonatore di una condizione presente da tempo.
I titoli dei giornali di oggi sono fuorvianti, nel senso che colgono solo un aspetto del problema. Il Messaggero titola “Allarme ordine pubblico” e la Repubblica, che pubblica un’intervista con Marco Minniti, uno degli uomini politici oggettivamente più competenti sul tema della sicurezza: “A Napoli attacco eversivo”.
Dal mio punto di vista, rubricare il disagio sociale come fenomeno di ordine pubblico significa schiacciare l’analisi sul presente, senza profondità. I segnali sono noti da tempo e costantemente sottovalutati e rappresentati anche nelle Relazioni dei Servizi al Parlamento.
Sull’episodio napoletano, è automatico che la criminalità, com’è nel suo imprinting, promuova e cavalchi lo scontento, ma non va sottovalutata l’essenza del problema: il malessere esiste, camorra o non camorra. Con la riduzione del 10 per cento del Pil nel 2020, questi aspetti non potranno che ingigantirsi. Nello studio della Società italiana di intelligence dell’aprile scorso, allegato al numero di Formiche e riportato più volte anche su questo sito, si era chiaramente previsto che il disagio sociale sarebbe potuto essere la manifestazione più pericolosa poiché le decisioni governative, che in Italia peraltro sono state in alcuni casi più efficaci di quelle di altre nazioni, sarebbero potute non essere sufficienti per frenare il malessere, che cova da tempo e che trae origine anche dalla inadeguatezza delle élite pubbliche.
I sondaggi riportano che, nonostante le proteste, il gradimento del governo è superiore al 50%. Questo significa non che i problemi vengano affrontati correttamente (basti vedere, a torto o a ragione, il flop dell’app Immuni e quello che sta accadendo nelle scuole e negli ospedali) ma che la propaganda ancora funziona. E quando agli annunci si sostituisce la realtà, siamo costretti a constatare i fatti di ieri a Roma e a Napoli.
Ci fermeremo qua? Me lo auguro, ma non ne sono affatto sicuro perché la crescita della pandemia è esponenziale. Appunto per questo il Consiglio supremo di difesa, convocato per martedì e presieduto dal capo dello Stato Sergio Mattarella, potrebbe anche analizzare questo aspetto, perché le vicende nazionali sono adesso di gran lunga preminenti rispetto a quelle internazionali e il tema della difesa diventa molto prossimo a quello della sicurezza, se possono essere minacciate le istituzioni repubblicane, come sono pure Regioni e Comuni. Tanto più che i componenti del Consiglio supremo di difesa, tranne il ministro della Giustizia e, ovviamente il capo dello Stato, sono praticamente gli stessi del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, che finora nel periodo pandemico sembra non essersi mai riunito.