Il coinvolgimento dei cittadini europei sarà decisivo per il futuro dell’Europa, rifondando l’europeismo, ripartendo dai principi costituzionali comuni ai Paesi europei, e in primis la dignità della persona umana. Pubblichiamo un estratto della prefazione del libro di Mario Di Ciommo, Urgenza europea. Riscoprire l’idea di Europa, oltre la crisi, San Paolo edizioni, firmata da padre Francesco Occhetta
(…) In questo volume, Mario Di Ciommo riprende il sogno di un’Europa “unita nella diversità” e lo rilancia, ne esplora le radici, spiega la natura del tronco e lascia al lettore la responsabilità di coltivare i frutti di un albero buono che la storia ci affida come eredità. Senza però farsi illusioni, perché l’Europa sta attraversando una crisi esistenziale, una sorta di bivio che, come per Israele nel libro del Deuteronomio, la chiama dal di dentro a scegliere tra “la vita e il bene, la morte e il male” (Dt.30,15). È per questo che l’autore non perde occasione per ribadire che la crisi da finanziaria è diventata una crisi di senso e di orizzonte umana e spirituale. Chi vogliamo essere? Verso dove vogliamo andare? Cosa possiamo fare insieme? Sono alcune domande che attraversano il volume.
(…) Le politiche populiste vogliono “più” Stato nazione, le politiche protezioniste del presidente americano Trump vogliono “meno Ue”. A ciò si aggiunge l’azione politica dell’europeismo di oggi, il quale ha costruito una Ue intergovernativa, la quale, proprio in quanto dominata dai protagonismi dei governi nazionali, sembra mancare della volontà politica di lavorare alla tessitura di un interesse genuinamente europeo. Di qui lo stallo del processo europeo di integrazione.
Tuttavia occorre scegliere se retrocedere o avanzare, altrimenti il rischio è quello descritto dal racconto dei medievali sull’asino di Buridano che, indeciso verso quale balla di fieno andare, morì di fame.
(…) Secondo l’autore è questa una straordinaria finestra che può spalancarsi sull’altrove per vedere insieme un orizzonte più nitido: l’attenzione e il credito dei cittadini europei verso l’Europa è ai massimi storici, come dimostrano anche le ultime elezioni europee del 2019. La crisi invece di allontanarci ci ha avvicinato. È un’occasione culturale inedita e da valorizzare, perché capace di restituire linfa civica e slancio democratico al futuro del progetto europeo. In definitiva, il coinvolgimento dei cittadini europei sarà decisivo per il futuro dell’Europa e dell’europeismo: di qui anche la proposta dell’autore di istituire un corso di educazione civica europea che accomuni il percorso scolastico dei giovani dei 27 Paesi europei, da pensare come “piattaforma costituente permanente”, attorno alla quale costruire una rinnovata coscienza civica europea.
C’è un solo antidoto per Di Ciommo: rifondare l’europeismo, ripartendo dai principi costituzionali comuni ai Paesi europei, e in primis la dignità della persona umana, vera “novità” europea nata dalle macerie del secondo conflitto mondiale. Il processo è irreversibile: il tentativo di bloccare l’integrazione europea ha le stesse probabilità che aveva un feudatario di interrompere la rivoluzione commerciale e industriale. Ma come ogni crisi, essa apre nuovi spazi di possibilità. E infatti, la crisi dello Stato nazione ha contribuito al processo di un nuovo ordine politico-economico mondiale, i cui attori sono governi nazionali e istituzioni globali, istituzioni finanziarie ed economiche.
Questo livello sovranazionale lo può solo governare un’Ue con un’anima, un fuoco che motivi il “per chi vivere” e “verso dove andare”. Insieme. È una questione etica, legata al bene fiducia che permette di gestire insieme temi come il calo demografico e il cambiamento climatico, l’inquinamento e le infrastrutture di trasporto, la pianificazione dello sviluppo urbano e l’incremento della domanda di energia, la scarsità di risorse primarie, come l’acqua e le nuove epidemie come quella del coronavirus. Senza princìpi etici prevale il sospetto e gli interessi privati e nazionali. Come se ne esce? Con una nuova visione dell’umano, che assuma la “fragilità” e le contraddizioni della storia e leghi il visibile e l’invisibile, il concreto e l’ideale, il caduco e il duraturo. Ripartire dalla debolezza dell’Ue significa far prevalere la cultura della vita, di cui la morte è parte. Per questo l’autore lascia libero il lettore di considerare l’Ue come “un’organizzazione internazionale ma meno di uno Stato Federale”, oppure, secondo la posizione di Jean Monnet, una sorta di federalismo: “Non vi sarà pace in Europa se gli Stati si ricostruiscono sulla base della sovranità nazionale. I Paesi europei sono troppo piccoli per garantire ai popoli la prosperità indispensabile. È necessaria una federazione”. A Di Ciommo interessa ribadire invece che c’è una strada che vale la pena percorrere, è quella di un nuovo europeismo, da ricostruire attingendo, da un lato, alla visione dei Padri fondatori di una “unione sempre più stretta”, dall’altro, alla sete di dignità, eguaglianza, libertà, sicurezza e identità dei cittadini d’Europa di oggi: è questa l’“urgenza europea” che l’autore ci mette dinanzi.
Ma c’è di più, nel volume si risponde anche alle sfide lanciate dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in merito alle minacce che affliggono l’Ue e a quali risposte dare ai problemi del funzionamento della democrazia europea. Le domande del presidente Sassoli sono per noi centrali: “Perché vogliono dividerci? Quando si dice che non siamo una potenza militare, a chi facciamo paura? Cosa c’è al di là dello spazio europeo?”. Ripartiamo da qui. Anche per la Dottrina sociale della Chiesa e nei discorsi degli ultimi tre pontefici, l’europeismo non è una scelta ideologica ma è uno status, un diritto, un quadro di valori condiviso. Altro è dire in quale modo riformare l’Unione. L’obiettivo comune deve essere quello di “salvare il pianeta, come leva per un profondo cambiamento del nostro modello di sviluppo”, ha scritto Sassoli.
È l’insegnamento di Francesco nella Laudato si’ a essersi radicato come alternativa di sistema possibile. Così per l’Ue il sogno di oggi è quello di fare scelte sostenibili per rilanciare gli investimenti, combattere la povertà e attuare il Patto Verde europeo. Ma per amare, occorre prima conoscere; per questo le scuole, i media, le aziende, i corpi intermedi hanno una responsabilità pari a quella delle istituzioni. Riscoprire la forza nella debolezza dell’Ue significa per gli Stati scommettere in un’unione anzitutto di valori che testimoniano al mondo il limite al potere e il rispetto della dignità di tutti, inclusi i poveri. Non c’è area al mondo che abbia garantito un periodo così lungo di pace, prosperità, progresso, ma ciò che si è conquistato non è mai per sempre se si abdica alla responsabilità di impegnarsi per custodirlo. Non basta più allora l’etica della convinzione, quella delle regole e delle procedure che si osservano per essere nel giusto. Con questo approccio l’Ue economica ha in parte fallito la sua missione. È il ritorno all’etica della responsabilità – definita da Weber “l’agire razionalmente orientato allo scopo” – che restituisce agli europei visione politica e un’identità inclusiva, ma anche appartenenza e capacità di calcolare le conseguenze di ogni scelta politica per le generazioni che verranno.