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Gas e accordi di pace. L’agenda del primo viaggio di Di Maio in Israele

“A breve è prevista una visita del ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio in Israele”. Ad annunciarlo via Facebook è stato Dror Eydar, ambasciatore d’Israele in Italia, che aggiunge: “Io lo accompagnerò, e questa sarà anche per me l’occasione di tornare nuovamente in Israele, anche se per un breve periodo. Mi auguro che la situazione relativa alla crisi del Coronavirus lo permetta”.

Dalla Farnesina non emergono ulteriori dettagli ma si vocifera di una visita a cui si lavora ormai da settimane. A quanto risulta a Formiche.net, il ministro dovrebbe essere in Israele giovedì 29 ottobre. Sarebbe per lui il primo viaggio in Terra Santa. A Gerusalemme dovrebbe incontrare l’omologo Gabi Ashkenazi. Non è esclusa la possibilità di un faccia a faccia anche con il premier Benjamin Netanyahu e una riunione con il capo dello Stato, Reuven Rivlin. In cima all’agenda dei lavori due temi: le questioni energetiche e gli ultimi sviluppi nel Mediterraneo (gas e Turchia) e gli Accordi di Abramo (che questa settimana la Knesset dovrebbe ratificare), che prevedevono il riconoscimento da parte di Bahrein ed Emirati Arabi Uniti di Israele. Intese che dimostrano che “la pace nella regione è possibile”, ha spiegato alcuni giorni fa il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas.

Il capo della Farnesina dovrebbe poi fare tappa a Ramallah per incontrare il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il ministro degli Esteri Riad Malki. Il condizionale, però, è d’obbligo: dalla Farnesina trapela prudenza vista la situazione legata al coronavirus. Si attende comunque una conferma della visita entro la prossima settimana.

Intervistato poco più di un mese fa da Formiche.net, il ministro Di Maio aveva definito l’annuncio della normalizzazione verso Israele “un importante sviluppo” per gli equilibri del Medio Oriente: “L’Italia ha sempre mantenuto una posizione equilibrata e dialogante con il mondo arabo e con Israele, cosa che ci ha permesso di guadagnare una credibilità e una autorevolezza, che ci consentono oggi di sostenere la causa della distensione e del rilancio di relazioni positive fra i Paesi della regione”, aveva dichiarato sottolineando come l’impegno assunto da Israele di sospendere le annessioni “disinnesca una possibile minaccia per il processo di pace e la soluzione dei due Stati”. Auspicando un sospensione “permanente” e una ripresa dei negoziati tra le parti, Di Maio aveva promesso l’impegno dell’Italia, insieme all’Unione europea, “per facilitare un rilancio del dialogo tra palestinesi e israeliani”.

Oggi i rapporti tra Israele e Stati Uniti sono eccellenti, grazie anche al feeling tra il premier Netanyahu e il presidente statunitense Donald Trump su cui sono stati costruiti gli Accordi di Abramo. L’Italia ha sempre cercato di tenere i piedi di entrambe le scarpe nella questione israelo-palestinese e più in generale nel Medio Oriente, parlando con Iran, Hezbollah e Turchia per esempio: cosa che di volta in volta l’alleato israeliano ha apprezza di più o di meno, a seconda dei momenti storici. Per la sua prima visita (coronavirus permettendo) il ministro Di Maio potrà presentarsi con un biglietto da visita importante, una sorta di lettera di raccomandazione degli Stati Uniti che in questi mesi con lui e con la Farnesina hanno rafforzato il dialogo sulle materie di comune interesse (in particolare il Mediterraneo allargato).

Il ministro Di Maio giungerà, infatti, a Gerusalemme a un mese dal positivo incontro con il segretario di Stato americano Mike Pompeo. E data anche la buona consuetudine dell’ambasciatore di Israele a Roma con l’omologo statunitense Lewis Eisenberg, non saranno mancate valutazioni anche sul governo italiano. Soprattutto tenendo conto che non sempre esponenti del Movimento 5 stelle hanno preso posizioni apprezzate in Israele e tanto più dal premier Netanyahu.

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