Il governo spieghi le disposizioni, con poche e semplici parole. Conseguenze economiche comprese. Non prometta il centomillesimo sussidio, aiuti chi verrà devastato per colpa di chi non ha fatto nulla per mesi. E che oggi lancia proclami dal balcone mediatico
Guai ad archiviare la pessima serata di Napoli, questo cupo Quarto Stato, come un’esplosione di rabbia localizzata.
La piazza anti-De Luca non è solo un raduno di teste calde, aizzate dalla retorica fuori controllo del presidente. È un campanello d’allarme nazionale.
Ne scrivevamo ieri: la mera imposizione di regole via via più stringenti (che nessuno discute, le norme si applicano) non basta. In una confusione inaccettabile, drammatizzata da un perverso gusto al sensazionalismo di troppi, l’effetto è il panico. Una follia. Non si spiega più nulla e il dibattito è dominato da una canea di virologi ed esperti, che dovrebbero fare solo una cosa: star zitti.
In uno Stato di diritto, cosa devo fare me lo dice il potere esecutivo, non un camice bianco prontamente smentito da un collega invidioso (leggete il Corsera di oggi, c’è da restare basiti).
In tempi eccezionali, non esiste che questo potere venga frazionato per 20. Il governo spieghi le disposizioni, con poche e semplici parole. Conseguenze economiche comprese. Non prometta il centomillesimo sussidio, aiuti chi verrà devastato per colpa di chi non ha fatto nulla per mesi. E che oggi lancia proclami dal balcone mediatico.
Il rischio inaccettabile è la piazza di ieri sera, regno di facinorosi, torbidi personaggi e delinquenti.