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Le ultime strette (anti-democratiche) di Pechino a Hong Kong

Mandato di arresto contro gli attivisti Nathan Law (in foto) e Sunny Cheung. La decisione è arrivata dopo che i giovani, difensori della democrazia a Hong Kong, non si sono presentati all’udienza prevista il 14 ottobre per la commemorazione (vietata sull’isola) del massacro di Piazza Tienanmen.

Come ricorda l’agenzia Nova, è dal 1989 che Hong Kong commemora la repressione militare cinese contro gli studenti, ma a giugno del 2019 la polizia ha vietato l’evento. Ma nonostante il divieto, migliaia di cittadini si sono riuniti al parco di Causeway Bay. Law e Cheung sono tra le 26 figure pro-democrazia accusati di aver organizzato un’assemblea non autorizzata al Victoria Park lo scorso giugno.

I mandati di arresto contro Law e Cheung sono stati emessi ieri dal magistrato Peter Law della Corte di West Kowloon. Law ha lasciato Hong Kong a giugno per recarsi nel Regno Unito, prima di ricevere la notifica della citazione in giudizio. Anche Cheung ha lasciato Hong Kong ad agosto, in concomitanza con l’applicazione della legge sulla sicurezza nazionale approvata da Pechino.

A fine agosto, Law è venuto a Roma, invitato da una delegazione di parlamentari composta da Lucio Malan (FI) e Federico Mollicone (FdI), ma anche dall’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata e dall’attivista radicale Laura Harth. L’obiettivo della visita era convincere il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a difendere la causa di Hong Kong di fronte al suo omologo cinese Wang, nel bilaterale a Villa Madama.

Il giovane, eletto al Consiglio di Hong Kong ma poi rimosso dalle autorità per aver citato Ghandi durante il giuramento, ha detto che l’Italia “dovrebbe condannare la legge di sicurezza nazionale e implementare delle contromisure”, ma “nessuno è così naif da dire: smettete da un giorno all’altro di fare accordi con la Cina”.

A Formiche.net, Law ha sostenuto che continuerà ad accendere i riflettori su Hong Kong: “Lavoreremo per creare una coalizione internazionale. Il principio ‘Un Paese, due sistemi’ è già andato, questo sì. Ma si può ancora fare molto per garantire la sicurezza e la vivibilità dei cittadini hongkonghesi, i valori democratici non muoiono con un battito di ciglia, ma con una lenta eutanasia, nell’indifferenza generale. La comunità internazionale deve fare la sua parte”.

Ma la pressione da parte delle autorità di Hong Kong non si limitano ai giovani attivisti. La polizia ha fatto irruzione negli uffici privati di Jimmy Lai, magnate dell’editoria e attivista per la democrazia. Mark Simon, dirigente di Next Digital e braccio destro di Lai, ha scritto su Twitter che gli agenti hanno sequestrato molti documenti. La polizia “sta ancora cercando di trasformare le controversie civili in casi penali – ha scritto Simon -. L’obiettivo di questo raid è molestare e trovare un modo per chiudere le attività private del signor Lai. Questo è oltraggioso”.

Lai è stato arrestato ad agosto in base alla nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong. Il magnate è una figura schierata a favore della democrazia a Hong Kong e critica regolarmente il governo cinese. È anche fondatore della società di media Next Digital, che gestisce il quotidiano pro-democrazia Apple Daily. Lai è stato accusato di incitamento a prendere parte consapevolmente a un’assemblea non autorizzata.

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