Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha annunciato di voler formalizzare e potenzialmente ampliare il dialogo sulla sicurezza del formato Quad che vede coinvolti, oltre agli Stati Uniti, Giappone, India e Australia. “Una volta che avremo istituzionalizzato quello che stiamo facendo — noi quattro insieme — possiamo iniziare a costruire un vero quadro di sicurezza”, ha detto da Tokyo intervistato da Nikkei Asia.
IL VERTICE DI OGGI
Oggi i ministri degli Esteri dei quattro Paesi di questo gruppo informale si sono incontrati per il loro secondo vertice dopo quello di New York l’anno scorso: è la tappa principale del viaggio in Giappone di Pompeo, che, reduce dal tour europeo che ha toccato anche l’Italia, avrebbe dovuto visitare anche Corea del Sud e Mongolia; tuttavia, ha deciso di tagliare queste due tappe dopo la positività al coronavirus del presidente Donald Trump. Il capo della diplomazia statunitense ha parlato di questa rete come di una “struttura” che potrebbe “contrastare la sfida che il Partito comunista cinese presenta a tutti noi”. E nel suo intervento di apertura dell’incontro ha dichiarato: “È più importante che mai collaborare per proteggere i nostri popoli e i nostri partner dallo sfruttamento, dalla corruzione e dalla coercizione del Partito comunista cinese” che, ha aggiunto, ha “insabbiato” il coronavirus “proveniente a Wuhan”.
Altri Paesi, ha suggerito ancora Pompeo nell’intervista a Nikkei Asia, potrebbero entrare “al momento opportuno” a far parte del Quad, alleanza lanciata e promossa da Stati Uniti e Giappone nel 2017 (fu concepito però ben 10 anni prima ma rimase nel limbo con l’avvento dell’amministrazione di Barack Obama e difficilmente verrà abbandonato anche se alla Casa Bianca dovesse insediarsi a gennaio l’ex vice di Obama, Joe Biden). Infatti, tra marzo e maggio di quest’anno, per esempio, funzionari di alto livello di Vietnam, Corea del Sud e Nuova Zelanda sono divenuti interlocutori fissi delle videoconferenze del Quad sul fronte del contrasto alla pandemia di coronavirus, nell’ambito del cosiddetto “Dialogo Indo-Pacifico”. La visita di Pompeo rappresenta anche la prima del segretario in Giappone dopo l’elezione del primo ministro Yoshihide Suga, lo scorso 16 settembre.
DISINFORMAZIONE E SUPPLY CHAIN
Inoltre, come anticipato dal Sydney Morning Herald, l’alleanza diventare ancor più strategica: i Quad hanno infatti deciso di unire le forze per contrastare la disinformazione cinese (che si è abbattuta anche sull’Europa in tempi di coronavirus) e per ridurre la dipendenza dalla Cina per i minerali e le tecnologie strategiche (a partire dal 5G e dall’industria dei microchip).
L’INDO-PACIFICO
Come sottolinea Agenzia Nova, il concetto di un Indo-Pacifico libero e aperto, teorizzato non solo dagli Stati Uniti, ma anche dal Giappone dell’ex premier Shinzo Abe, ha fornito al Quad una cornice entro la quale chiarire i propri obiettivi: primo tra tutti, la promozione e il mantenimento di un ordine internazionale basato sulle regole. Dalla ministeriale, e più in generale dalle future attività del Quad, potrebbe anche emergere con maggiore chiarezza il ruolo che gli Stati Uniti intendono assumere sul piano delle relazioni internazionali: attendono indicazioni in tal senso attori regionali come Filippine, Taiwan e Indonesia, che affrontano direttamente l’espansionismo marittimo di Pechino. E nel quadro di un Indo-Pacifico libero e aperto è da leggere anche la recente mossa, raccontata da Formiche.net, con cui il governo tedesco di Angela Merkel ha presentato la sua strategia per la regione con due obiettivi: bilanciare l’influenza della Cina e ridurre la dipendenza dalle sue catene di approvvigionamento.
IL SUD-EST ASIATICO
Ma l’attenzione si estende però oltre il Sud-Est asiatico, a Paesi come Kenya e Sudafrica: dall’attitudine di Washington rispetto all’Indo-Pacifico sarà forse possibile stabilire se Washington abbia posto fine alla “ritirata globale” iniziata già sotto la guida dell’ex presidente Obama, e poi confluita nell’ideologia trumpiana dell’America First. L’ipotesi avanzata da Washington di un allargamento del G7 a nuove potenze regionali pare infatti sintomatica di una volontà degli Stati Uniti di rispondere in maniera concertata all’affermazione della Cina come potenza di livello globale. Tutti i Paesi indicati da Washington come membri di un ipotetico G11 – Russia, Corea del Sud, India e Corea del Sud – sono protagonisti delle dinamiche dell’Indo-Pacifico.