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Italia e Marocco insieme per aiutare (senza ingerenze) la Libia. Scrive Khalid Chaouki

La recente visita del ministro degli Esteri del Marocco Nasser Bourita a Roma e il suo incontro con il suo omologo italiano Luigi Di Maio rappresenta un passaggio importante nel percorso verso un accordo tra le parti libiche, su cui Rabat, con grande autorevolezza ed equilibrio, è tornata protagonista promuovendo il “Dialogo libico” a Bouznika per la seconda sessione in poche settimane tra i rappresentanti di Tripoli e Bengasi. L’Italia, come il Marocco, sono tra i pochi Paesi della Regione in grado oggi di provare a stimolare le parti libiche e i loro sponsor regionali ad una convergenza politica grazie ad una strategia, seppur tacciata talvolta di poco coraggio, ma che in questa fase può tornare preziosa.

Il Marocco, con un forte sostegno di Stephanie Williams, rappresentante delle Nazioni Unite per la Libia e molto stimata per il suo forte dinamismo e capacità di ascolto, ha promosso nel giro di poche settimane due incontri ad alto livello denominati “Il dialogo libico”. Fin dal nome dei due appuntamenti, si percepisce l’approccio “marocchino” nel tentativo di sostenere una soluzione negoziale tra le parti libiche: la parola chiave è l’assoluto rispetto delle volontà dei libici senza agende preimpostate o ansie da comunicati stampa alla ricerca del titolo auto consolatorio come avvenuto in più occasioni.

Il secondo punto di forza del tentativo di giungere ad un accordo intra-libico è certamente rappresentato dalla forte legittimità di cui godono i delegati dei due fronti. Un ancoraggio forte alla cornice istituzionale rappresentata dalle uniche istituzioni “democratiche” elette dal popolo libico fin dalla destituzione di Gheddafi.

Nella prima sessione dei negoziati tra i rappresentanti dell’Alto Consiglio dello Stato (Tripoli) e la Camera dei Deputati (Bengasi), che si è tenuta a poca distanza dalla capitale marocchina Rabat tra il 6 e il 10 settembre, si è avviato un dialogo proficuo sui criteri di selezione delle sette cariche istituzionali previste dall’articolo 15 dello storico Accordo di Skhirat siglato il 15 dicembre 2015. Mentre la seconda sessione avviata lo scorso 2 ottobre, sempre a Bouznika, ha visto la sostanziale benedizione da parte delle Nazioni Unite attraverso la contemporanea riunione ministeriale sulla Libia tenutasi a New York ai margini dell’Assemblea Generale dell’Onu.

Due tappe del “Dialogo libico” che fanno ben sperare, approfittando del cessate il fuoco, ormai in vigore da diverse settimane e dalla forte pressione popolare su entrambi i fronti della contesa vista la drammatica situazione economica, energetica e sociale che stanno vivendo i libici. Manifestazioni di piazza e appelli contro la corruzione che hanno portato, in entrambi i fronti, le due leadership a prendere provvedimenti importanti tra cui la riapertura delle produzioni di petrolio da parte di Haftar o l’apertura di indagini e l’arresto di diverse personalità nel settore finanziario pubblico e privato a Tripoli accusate di corruzione e peculato per milioni di dollari di denaro pubblico.

In questo quadro alla ricerca di un accordo necessario in Libia, la mano tesa del Marocco verso l’Italia, un Paese amico e un partner strategico in settori cruciali come la lotta al terrorismo e gli scambi commerciali, rappresenta una vera opportunità di rilancio del ruolo italiano nello scacchiere mediterraneo. Un lavoro comune tra Italia e Marocco, mantenendo un ruolo positivo e “al servizio” di una soluzione intra-libica.


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