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La rabbia e le pensioni degli italiani. Il commento di Pennisi

A sentire l’ex ministro Delrio monta la rabbia presso i ceti medi. Ma ci sono altri 16 milioni di pensionati che potrebbero arrabbiarsi, molto presto. Il prof. Giuseppe Pennisi spiega perché

Ieri 22 ottobre, Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera dei Deputati ha ricordato al premier Giuseppe Conte che la “rabbia” di numerosi ceti di italiani sta crescendo. Si riferiva alla “rabbia” di coloro che hanno cessato le loro attività, che hanno perso il lavoro, che cercano un impiego senza trovarlo, che hanno subito un forte calo del reddito, che sono scivolati nella povertà. Ossia, le vittime economiche della pandemia. Sono almeno sei milioni; in gran misura, non giudicano favorevolmente l’operato del governo nel difficile equilibrio di arrestare i contagi e non frenare (ulteriormente) l’economia.

Delrio non sapeva che agli “arrabbiati” si stavano aggiungendo circa 16 milioni di pensionati, a ragione di una sentenza della Corte Costituzionale che contraddice la precedente giurisprudenza della Consulta e che ferisce una categoria il cui reddito pensionistico medio è 1.400 euro dopo 40 anni di lavoro, meno del doppio del “reddito di cittadinanza” elargito a chi non ha mai lavorato (se non “al nero”) e che, a quanto riportano i giornali, si è anche dedicato allo spaccio, alla prostituzione, al raggiro e pure al terrorismo.

La sentenza della Corte non è stata pubblicata, ma dal comunicato diramato si deduce che di fronte ad un’Avvocatura dello Stato implorante che le “casse sono vuote” (e di conseguenza i pensionati devono pagare anche per le sovvenzioni ai monopattini a motore), la Corte si è commossa e dopo diverse ore di Camera di Consiglio ha preso una strada “pilatesca”.

In merito al raffreddamento della perequazione per le pensioni da 1540 euro/mensili/lordi in su ha concluso che è “ragionevole e proporzionato”. Anche il “contributo di solidarietà” per i trattamenti che superano i 100.000 euro l’anno:” è stato ritenuto legittimo, ma non per la durata quinquennale, perché’ eccessiva rispetto all’orizzonte triennale del bilancio di previsione dello Stato”.

Quando verrà pubblicata la sentenza, sarà possibile chiosarla con cura. Nel contempo, quello che interessa sono gli aspetti politici del mutamento di indirizzo della Consulta. Quale che sia il giudizio sulla specifica materia del contendere, ciò ha scatenato una Rabbia bipartisan (come quella del film di Pier Paolo Pasolini e Giovanni Guareschi del lontano 1963) contro coloro che hanno adottato il “taglio” (così viene letto) a trattamenti previdenziali correttamente maturati e certificati dall’Inps.

Ed è una rabbia che colpisce soprattutto il Partito democratico (Pd), un tempo visto come il paladino dei pensionati e come la forza politica che comprendeva come i trattamenti dei pensionati venivano utilizzati non per le grosse cilindrate “di servizio” con cui scorrazza la nuova “casta”, ma per l’istruzione dei nipoti ed il sostegno dei figli in momenti di difficoltà. Le associazioni ed i sindacati dei pensionati si stanno già mobilitando per lanciare nelle prossime tornate elettorali una campagna anti-Pd, chiamato “lo scendiletto dei pentastellati”.

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