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Verso la Luna e oltre. Lo Spazio italiano secondo Fraccaro, Profumo e Saccoccia

L’Italia sulla Luna non è un sogno, ma un’opportunità concreta, possibile grazie a eccellenze scientifiche e industriali da mettere a frutto nell’ambito di una strategia-Paese. È quanto emerso dalla parole del sottosegretario Riccaro Fraccaro, dell’ad di Leonardo Alessandro Profumo e del presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia, protagonisti di uno dei dibattiti di Made in Italy: il rilancio dell’economia italiana nel mondo post Covid, l’evento organizzato dal Sole 24 Ore e dal Financial Times.

UNA STRATEGIA-PAESE

Dai tre interventi è emersa l’intenzione comune di “fare squadra”, unendo le forze tra istituzioni, industria e ricerca per cogliere al meglio le opportunità della nuova Space economy. Opportunità che riguardano anche i nostri astronauti e le ambizioni per la posizione di prossimo direttore generale dell’Esa, per cui l’Italia ha ufficializzato da poco la candidatura di Simonetta Di Pippo. Ma uno a dieci, che probabilità abbiamo di avere un astronauta sulla Luna o la guida della Esa? “Se facciamo squadra – ha risposto Fraccaro – dieci”.

DIREZIONE LUNA

L’attenzione maggiore è per il programma americano Artemis, che punta al ritorno sulla Luna entro il 2024 e poi a mantenervi una presenza stabile. Una decina di giorni fa è arrivata la firma di Fraccaro e dell’amministratore della Nasa Jim Bridenstine sulla dichiarazione d’intenti tra i governi di Italia e Stati Uniti per rafforzare la cooperazione in vista dell’ambizioso progetto esplorativo. È questione di giorni la firma sugli Artemis Accords per suggellare l’alleanza lunare, con la prospettiva per l’Italia di essere protagonista tra moduli abitativi, telecomunicazioni e tecnologie abilitanti. D’altra parte, ha spiegato Fraccaro, “siamo stati il primo Paese europeo a partecipare assieme agli Stati Uniti ad Artemis, progetto futuristico ma reale, per sviluppare tecnologie all’avanguardia”.

I RITORNI INDUSTRIALI

Oltre l’aspetto esplorativo c’è infatti quello economico. “Stimiamo un ritorno economico per il settore industriale nell’ordine di 1 miliardo di euro”, ha spiegato Profumo commentando l’intesa con gli Stati Uniti. Si punta, ha aggiunto Saccoccia, “alla crescita sostenibile della capacità dell’industria italiana di affermarsi nella nuova Space economy. Vogliamo per prima cosa che la nostra industria diventi un player ancora più importante, sfruttando sia gli investimenti fatti nel passato, sia l’importante sostegno che il governo e le istituzioni stanno offrendo in questo momento”.

IL BILANCIO EUROPEO

Il riferimento è alle risorse che arriveranno dal Recovery Fund, ma anche a quanto del bilancio dell’Unione europea sarà dedicato al programma spaziale. “I principali programmi spaziali verranno confermati, e al momento non abbiamo rischi relativi a cancellazioni”, ha assicurato Fraccaro. “Gli accordi relativi al budget europeo – ha anche ammesso – sono stati difficili e complicati; ci sono paesi europei che non hanno la nostra capacità, tradizione e imprese, e che quindi non vedevano per loro un grande ritorno da un investimento europeo nello spazio”.

INVESTIRE NELLO SPAZIO

Ma perché impegnarsi per investire nello spazio? “Perché ogni euro investito in questo settore genera un ritorno nell’economia reale dai tre ai sette euro”, ha risposto Fraccaro. E infatti, ha aggiunto, “l’aerospazio sarà una delle frontiere in cui arriveranno i maggiori investimenti e su cui si giocheranno la crescita economica e la geopolitica internazionale di molti Paesi”, ragione per cui “il governo ha deciso di investire in questo campo”. Anche perché, oltre l’effetto moltiplicatore “eccezionale”, lo spazio “è in grado di far ricadere competenze e conoscenze su una filiera che va dalle grandi imprese come Leonardo a una grande costellazione di Pmi dove si fa innovazione e ricerca di alto livello”. Con la partecipazione ad Artemis l’obiettivo è crescere in questa direzione. Tra gli esempi citati quello di Argotec, realtà torinese che già collabora direttamente con la Nasa sul programma lunare e che ha presentato ad aprile una costellazione di piccoli satelliti (Andromeda) per supportare le telecomunicazioni delle future attività sul satellite naturale.

IL RUOLO DELL’INDUSTRIA

Che il sistema-Paese sia pronto lo ha dimostrato il rinnovato impegno in sede europea. Alla ministeriale Esa di Siviglia, lo scorso anno, l’Italia ha accresciuto il proprio impegno investendo 2,3 miliardi di euro in un budget complessivo di 14,4 per i prossimi anni, pari al 16%, terzo contributore. A meno di dodici mesi da quell’appuntamento, ha ricordato Saccoccia, “il ritorno diretto in contratti assegnati all’industria italiana ci ha già permesso di riprendere quasi metà dell’investimento fatto”. Riguarda, tra gli altri, la realizzazione dei due più grandi satelliti di Copernicus, il sistema europeo di osservazione della Terra, e la guida dell’I-Hab, il modulo abitativo che il Vecchio continente fornirà agli Stati Uniti per la stazione che orbiterà intorno alla Luna. Protagonista di questi progetti Thales Alenia Space, joint venture tra la francese Thales e Leonardo.

LA FILIERA

“Tali risultati – ha spiegato Profumo – si possono raggiungere solo perché c’è una filiera che opera in grandissimo coordinamento tra le sue componenti”. Tra joint venture e partecipazioni in altre aziende (Avio su tutte), Leonardo copre il 70% del settore spazio italiano, impegnandovi circa cinquemila persone (dirette e indirette) per un giro d’affari che vale 1,6 miliardi all’anno. “Soprattutto – ha detto il manager – facciamo crescere la filiera di Pmi che insieme a noi lavorano sui più diversi sistemi spaziali”. Un “ecosistema di piccole e medie imprese” con cui Leonardo vuole “stare sul mercato in modo permanente”, e non solo nel comparto spaziale. È per questo che l’azienda ha lanciato nel 2018 il programma Leap2020. “Abbiamo 2.700 Pmi che lavorano con noi – ha detto Profumo – e con questo programma le abbiamo conosciute una ad una, attraverso quella che chiamiamo control tower per verificare il loro stato di salute” e per sostenerle di sostenerle in caso di affanno (ce ne sarebbero “120 relativamente in affanno, di cui 20 in modo più consistente”) così da “alleggerire il loro sforzo finanziario”.

IL FOCUS SULL’INNOVAZIONE

Si punta a creare “un ecosistema innovativo”, spingendo sui campi ad alta innovazione, dai Big data all’intelligenza artificiale, dai materiali compositi (anche per i moduli spaziali) ai sistemi autonomi. È la ragione per cui Leonardo ha lanciato i suoi “Labs” interdivisionali, iniziando a investire nei temi del digitale da molto prima che diventassero una colonna portante del Recovery fund. Proprio i laboratori sul digitale rappresentano la linea di sviluppo più promettente secondo Profumo. Lo dimostra il super-computer che verrà a breve avviato a Genova. Da esso, ha concluso l’ad, nasceranno sviluppi per “cloud, intelligenza artificiale, Big data, simulazione, realtà aumentata, con fortissime ricadute su tutte le attiva operative”, che siano elicotteri, radar, aerei o satelliti.

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