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Perché il Mossad avrebbe portato in Israele il vaccino cinese?

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Il Mossad avrebbe portato in Israele il vaccino cinese per studiarlo. Indiscrezioni e nessuna smentita (come qualche mese fa per le mascherine fatte arrivare dagli Emirati Arabi Uniti). Così si muove la diplomazia parallela di Netanyahu tra Cina e Usa

Come dimostrato dall’intesa raggiunta con Germania e Italia sul vaccino Oxford-AstraZeneca-Irbm, la diplomazia ufficiale di Israele è impegnata nella corsa contro il coronavirus. Parallelamente, però, si muovono anche i servizi segreti dello Stato ebraico. In particolare il Mossad, l’agenzia di intelligence per l’estero il cui direttore Yossi Cohen (figura su cui molti scommettono per il post Benjamin Netanyahu) tra febbraio e maggio, cioè nei primi difficili mesi della pandemia, ha guidato la centrale acquisti per mascherine, test, respiratori e altre attrezzature mediche.

La competenza è passata, con grandi ringraziamenti pubblici di Netanyahu a Cohen, al ministero della Salute. Ma il lavoro del Mossad non sembra esserci fermato. Nei giorni scorsi, l’israeliano Channel 12 ha rivelato che l’agenzia di intelligence avrebbe portato in Israele il vaccino cinese per studiarlo. I media israeliani forniscono conferme indirette di fonti governative: in pratica, nessuno nega. Il giornale della propaganda cinese Global Times riporta le dichiarazioni dell’ambasciata israeliana a Pechino: nessuna conferma ma neppure una smentita, anche in questo caso.

Forse perché, come scrivono i media israeliani, i ministeri degli Esteri e della Salute non sono coinvolti. Alle richieste di informazioni rispondono trincerandosi dietro un “no comment” o invitando a rivolgersi all’ufficio del primo ministro (che non ha risposto).

È proprio da questo ufficio che passano gli sforzi israeliani per il vaccino. Recentemente, l’Istituto di Biologia di Ness Ziona, istituto sotto la giurisdizione dell’ufficio del premier (e che ha firmato da poco un memorandum of understanding tra l’Istituto di Biologia con il Careggi Medical Center di Firenze), ha annunciato che a breve inizierà i primi test sull’uomo del suo vaccino, Brilife, approvato dal ministero della salute e dal Comitato di Helsinki. Ma la politica estera di un premier come Netanyahu che viaggia molto poco è spesso affidata al Mossad: basti pensare ai pubblici ringraziamenti del primo ministro al direttore Cohen per gli sforzi compiuti verso la firma degli accordi di Abramo, con normalizzazione dei rapporti con Bahrein e Emirati Arabi Uniti.

Ed è proprio dagli Emirati Arabi Uniti, ma anche da altri Paesi della regione, che Cohen, nei quattro mesi alla guida del centro per gli acquisti anti coronavirus, ha comprato forniture mediche e dispositivi di protezione in maniera massiccia e “aggressiva”, scrive il Jerusalem Post sottolineando la grande competizione di allora tra gli Stati. Era prima della normalizzazione dei rapporti e dunque soltanto il Mossad poteva condurre con discrezione gli affari con gli Emirati Arabi Uniti e altri Paesi con cui Israele non ha rapporti diplomatici.

Così arriviamo al tema del vaccino cinese. Israele ha buoni rapporti con la Cina. Perché allora tutta questa discrezione? Ci sono almeno due ragioni. La prima riguarda i dubbi occidentali sull’affidabilità del vaccino cinese. La seconda tocca la contesa tra Stati Uniti e Cina esacerbata dalla pandemia di coronavirus e le preoccupazioni di Washington per le mire di Pechino verso i porti israeliani. Ma tra i molti interrogativi che contornano questa vicenda a uno in particolare è difficile dare una risposta: chi ha passato la notizia ai media israeliani?


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