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Perché Trump non può permettersi un dibattito virtuale. Parla Di Tommaso

“Non perderò il mio tempo con un dibattito virtuale. Tu stai seduto dietro a un computer e dibatti? Ridicolo!”. È arrivata a strettissimo giro la risposta di Donald Trump all’idea della Commissione per i dibattiti di tenere da remoto il prossimo confronto televisivo con lo sfidante Joe Biden. Che dopo la reazione del presidente ha annunciato che neppure lui prenderà parte al dibattito in programma giovedì prossimo. I due candidati alla Casa Bianca hanno deciso di rinviare il secondo dibattito al 22 ottobre: il terzo e ultimo, invece, si terrà il 29 ottobre (con le elezioni il 3 novembre).

Il no di Trump è arrivato durante un’intervista a Fox Business, il canale finanziario della Fox, l’emittente vicinissima al presidente. Talmente vicina che il principale canale Tv via cavo degli Stati Uniti emerge da Inganno, il libro di Brian Stelter, anchorman e capo della redazione media di Cnn, appena pubblicato in Italia da NR edizioni, come uno strumento nelle mani del presidente e della sua propaganda.

“Non penso di essere assolutamente contagioso”, ha spiegato Trump. “Vorrei fare un comizio stasera, ne volevo fare uno ieri sera”, ha continuato il presidente che, secondo le linee guida dei Cdc, dovrebbe rimanere in isolamento. Poi ha affermato di aver interrotto “quasi” tutte le cure iniziate dopo essere risultato positivo al coronavirus, salvo continuare a prendere gli steroidi. Ma “non è uno steroide pesante”, ha precisato.

Ci sono due elementi da considerare. Il primo l’ha spiegato Trump stesso a Fox Business: quel “poi ti tolgono la parola ogni volta che vogliono” pronunciato da colui che all’ultimo dibattito ha interrotto continuamente e tolto la parola a Biden ma anche al moderatore sembra una confessione. Il secondo è proprio la salute, l’aspetto su cui si sofferma David Frum, autore di Trumpocalypse e firma dall’Atlantic: “Questo dibattito sembra strano perché Trump ha gestito male la pandemia e si è ammalato lui stesso tanto che nessuno può condividere una stanza con lui in serenità. Ecco perché Trump è riluttante!”, ha scritto su Twitter.

Anche secondo Gianluca Di Tommaso, analista di politica americana, “è la motivazione citata dalla commissione per i dibattiti ad aver fatto saltare i nervi a Trump. Infatti, spiega a Formiche.net, “è stato deciso di procedere con la modalità ‘virtuale’ perché il presidente potrebbe essere ancora contagioso tra una settimana, eventualità plausibile se si considera il decorso medio della malattia, e questo lo fa apparire ancora una volta debole. Mentre invece è ciò che Trump sta cercando di evitare il più possibile sin dal primo giorno di ricovero al Walter Reed”.

Tra i due candidati, continua Di Tommaso, “il presidente è l’unico ad aver bisogno del dibattito per tentare di ribaltare una tendenza che nei sondaggi lo vede in calo e attualmente indietro di almeno dieci punti percentuali su base nazionale. Inoltre, rifiutando la partecipazione, rischia di lasciare a Biden un pubblico potenziale molto numeroso”. Basti dare un’occhiata ai precedenti: “L’audience del secondo dibattito presidenziale nel 2012 fu di oltre 67 milioni di spettatori, e nel 2016 superò i 66 milioni”, spiega.

Di Tommaso si sofferma poi anche sulla scelta di Trump di annunciare il suo no al dibattito virtuale alla Fox. “Sicuramente occuperà i titoli nel corso della giornata, ma allo stesso tempo ha completamente oscurato le poche cose positive che ha portato a casa il suo vice Mike Pence nel dibattito di ieri contro Kamala Harris. Tralasciando gli aspetti di memification della mosca sulla sua testa, Pence ha rassicurato più volte la parte più religiosa dell’elettorato trumpiano, non solo utilizzando numerosi riferimenti al tema della preghiera, ma soprattutto citando più volte l’aborto e rimarcando la propria posizione contraria rispetto alla candidata vicepresidente democratica”, conclude l’analista.

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